“È stata un’esperienza di Pentecoste”. Così mons. Nikola Eterović, segretario generale del Sinodo dei vescovi, giudica, in un’intervista all'agenzia SIR, i lavori dell’Assemblea speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei vescovi. “Siamo grati alla Divina provvidenza – afferma il vescovo, ripercorrendo alcuni momenti dell’assemblea – per la felice conclusione dell’assise sinodale sul tema della comunione e della testimonianza della Chiesa cattolica nel Medio Oriente. Sotto l’ispirazione dello Spirito Santo e sotto l’illuminata guida del Santo Padre Benedetto XVI, i 185 Padri sinodali hanno approfondito il tema della comunione ecclesiale strettamente legato alla testimonianza”. In effetti, aggiunge mons. Eterović, “si può affermare che senza la comunione non esiste la testimonianza cristiana. Si tratta di comunione a vari livelli”. In primo luogo, “essa riguarda la comunione all’interno di ognuna delle 6 Chiese orientali cattoliche sui iuris”. In secondo luogo, “la comunione si riferisce ai rapporti tra le Chiese di diversa tradizione in Medio Oriente. Una maggiore comunione tra la Chiesa di tradizione latina e le 6 Chiese orientali cattoliche è la migliore condizione per intensificare il dialogo ecumenico e approfondire l’unione con le Chiese e comunità cristiane che non sono ancora in piena unità con la Chiesa cattolica”. "I pastori, rappresentanti della Chiesa di tradizione latina come pure di 6 Chiese orientali cattoliche sui iuris (copta, siriaca, melchita, maronita, caldea, armena) – ricorda mons. Eterović, facendo il punto sui lavori sinodali – hanno riferito sulle gioie e sulle speranze, sulle difficoltà e sulle sfide dei fedeli affidati alle loro cure pastorali nei rispettivi Paesi”. Tra le difficoltà, afferma mons. Eterović, “i Padri sinodali hanno lamentato la mancanza della libertà religiosa, l’attività di gruppi fondamentalisti, l’instabilità, la violenza e la guerra in alcuni Paesi della regione, che sono la causa principale dell’emigrazione dei loro fedeli”. Inoltre, “i Padri hanno riflettuto sul modo di assicurare per loro un’adeguata cura pastorale nei Paesi dove si trovano attualmente. È stato assai presente il tema dell’immigrazione di numerosi cristiani in alcuni Paesi del Medio Oriente dove, in genere, non sono riconosciuti sufficientemente i loro diritti”. I lavori sinodali, conclude mons. Eterović, sono stati caratterizzati dalla “speranza cristiana” che “non si fonda su progetti e sforzi umani bensì sulla divina Provvidenza che guida la storia e gli uomini, in particolare nel Medio Oriente, regione dove hanno avuto luogo i grandi eventi della storia della salvezza. I cristiani ne sono testimoni vivi, pietre vive di una Chiesa viva” e “vogliono essere sempre più lievito di una società pacifica”.