L’annuncio della verità porta con sé le persecuzioni. Giovanni, davanti al Sinedrio che lo sta processando con Pietro, non può tacere quello che ha visto e ascoltato: “Proprio questa franchezza nel confessare la propria fede resta un esempio e un monito per tutti noi ad essere sempre pronti a dichiarare con decisione la nostra incrollabile adesione a Cristo, anteponendo la fede a ogni calcolo o umano interesse” (5 luglio 2006).
In Giovanni tutto parte dalla sua amicizia con Gesù, dal poggiare il capo sul suo petto, dal capire che Dio è amore: e non ha amato a parole, ma con i fatti perché ha pagato di persona per noi: "Si noti bene: non viene affermato semplicemente che ‘Dio ama’ e tanto meno che ‘l'amore è Dio!’. In altre parole: Giovanni non si limita a descrivere l'agire divino, ma procede fino alle sue radici...Con ciò Giovanni vuol dire che il costitutivo essenziale di Dio è l’amore e quindi tutta l'attività di Dio nasce dall’amore ed è improntata all'amore: tutto ciò che Dio fa, lo fa per amore e con amore. Anche se non sempre possiamo subito capire che questo è l’amore, ma è l’amore vero” (9 agosto 2006).
L’uomo è chiamato a rispondere all'amore senza misura di Dio, come dice Gesù nel comandamento nuovo riportato nel Vangelo di San Giovanni: “Come io vi ho amati, così amatevi anche voi gli uni gli altri”:“Quelle parole di Gesù, ‘come io vi ho amati’, ci invitano e insieme ci inquietano; sono una meta cristologica che può apparire irraggiungibile, ma al tempo stesso sono uno stimolo che non ci permette di adagiarci su quanto abbiamo potuto realizzare. Non ci consente di essere contenti di come siamo, ma ci spinge a rimanere in cammino verso questa meta” (9 agosto 2006).
“Dio è amore”: questa rivelazione, afferma il Papa, illumina “la faccia oscura della storia”. Per questo la sofferenza non è “l’ultima parola”, ma è un “punto di passaggio verso la felicità”. Per questo possiamo dire: “Vieni, Signore Gesù”.
Radio Vaticana