martedì 15 febbraio 2011

Mons. Gänswein: la sana laicità rafforza l’identità dell’Italia. Statuto speciale per Roma, capitale, città internazionale e sede della cattolicità

L’Università per Stranieri di Perugia ha conferito a mons. Georg Gänswein la Laurea honoris causa in Sistemi di comunicazione nelle relazioni internazionali. Nel corso della cerimonia, svoltasi questa mattina nell’Aula Magna dell’ateneo, il segretario particolare del Papa ha tenuto una lectio magistralis sul tema “Relazione tra Chiesa e Stato in Italia. La libertas Ecclesiae nel Concordato”. Mons. Gänswein ha iniziato il suo intervento, ricordando che proprio studiando all’Università perugina ha potuto apprendere la lingua e la cultura dell’Italia. Stato e Chiesa, anche se a diverso titolo, sono “a servizio della stessa persona umana e del bene comune”, ha detto ripercorrendoo i rapporti tra Chiesa e Stato Italiano dal Concordato Lateranense del 1929 all’Accordo di Villa Madama. Il segretario particolare del Papa ha rilevato come con l’Accordo del 1984 si affermi “una concezione nuova della sovranità, non più chiusa, ma aperta al servizio dell’uomo e del bene comune”, per cui è necessaria “una sana collaborazione seppure nella diversità delle rispettive competenze”. Mons. Gänswein ha così ripreso la visione dei rapporti tra Stato e Chiesa in Italia, proposta da Benedetto XVI nella sua visita al Quirinale del 2005. “L’autonomia della sfera temporale – ha detto riecheggiando il Pontefice – non esclude un’intima armonia con le esigenze superiori e complesse derivanti da una visione integrale dell’uomo e del suo eterno destino”. Il Concordato del 1929 e gli Accordi del 1984, ha soggiunto, “offrono un quadro giuridico per realizzare quella sana laicità” di cui parla il Papa e “che rafforza l’identità dell’Italia”. Il segretario del Papa, nell’ultima parte del suo intervento, ha citato l’articolo 1 del Concordato del 1929 in cui il governo italiano, in considerazione del “carattere sacro della Città Eterna” era impegnato ad impedire tutto ciò che in Roma potesse essere in contrasto con detto carattere. Norma “oggetto di critica” per “la genericità dell’impegno assunto dallo Stato italiano”. Cita poi l’articolo 2 dell’Accordo del 1984 che afferma che “la Repubblica italiana riconosce il particolare significato che Roma, sede vescovile del Sommo Pontefice, ha per la cattolicità”. Secondo il segretario del Papa “si tratta di una formulazione ancor più generica della precedente, ma priva di specifici impegni da parte statale; peraltro, essendo prevista in un atto con valore e forza giuridica, qual è il Concordato, non può considerarsi del tutto priva di effetti sul piano di diritto”. In particolare, sottolinea, essa “può legittimare interventi del legislatore e della pubblica amministrazione destinati specificamente a Roma in quanto sede vescovile del Papa e centro della cattolicità, e diretti a garantire una migliore esplicitazione delle funzioni e delle relazioni che a detto carattere sono connesse. Così – continua - potrebbero trovare fondamento nella norma in esame leggi e regolamenti speciali per la città di Roma attenenti a settori che hanno connessione con quelle funzioni, come l’urbanistica, i trasporti, le relazioni internazionali, l’accoglienza di pellegrini, i servizi sociali e sanitari anche a favore di non cittadini (immigrati extracomunitari, eccetera), il turismo di carattere religioso, la conservazione e la valorizzazione dei beni culturali ecclesiastici e religiosi”. Più in generale “si pone quale norma di un più ampio statuto speciale che potrebbe essere assicurato alla città di Roma, onde metterla in condizione di svolgere nel modo migliore le funzioni e i servizi di cui è gravata per i suoi ruoli di capitale, di città internazionale e di sede della cattolicità. Una prospettiva, quest’ultima, che ha acquistato concretezza per effetto della riforma del Titolo V della Costituzione, ove è stato consacrato formalmente il ruolo di Roma come ‘capitale della Repubblica’, assegnando alla legge dello Stato il compito di disciplinarne l’ordinamento. Lo sviluppo della libertas Ecclesiae nella relazione fra Stato e Chiesa in Italia è stato incoraggiato dall’evoluzione ordinamentale italiana nel segno di una sempre più accentuata valorizzazione dell’autonomia ecclesiastica”.

Radio Vaticana, Il Velino