
Mons. Fellay, che fino a questo momento, in quanto superiore della Fraternità, non si è coinvolto nei colloqui, non conosce ancora il contenuto del documento che gli verrà sottoposto. L’ex Sant’Uffizio chiederà gli chiederà di valutarlo con calma e poi di dare una risposta in tempi ragionevoli, anche se non immediati. I lefebvriani, insomma, dovranno prendere posizione: potranno chiedere nuovi chiarimenti alla Santa Sede, ma non potranno più tergiversare. L’accettazione del documento è considerata nei sacri palazzi la condizione imprescindibile per la piena comunione, che prevede anche una sistemazione giuridica per la Fraternità fondata dall’arcivescovo Marcel Lefebvre, probabilmente attraverso la costituzione di un Ordinariato simile a quello già previsto per gli anglicani. È noto che c’è una parte della Fraternità che aspira alla piena comunione, mentre altri, e il negazionista Richard Williamson è tra questi, tendono a sottolineare con forza che con la Chiesa Cattolica post-conciliare non è possibile alcun accordo. La partita interna al gruppo di tradizionalisti seguaci di Lefebvre non sarà facile. Mentre in Vaticano c’è chi propone un parallelismo con quanto avvenuto negli ultimi tempi con gli anglicani, ai quali il Papa ha offerto un Ordinariato che permetta di mantenere molte delle loro tradizioni: "Abbiamo accettato il confronto con gli anglicani che volevano rientrare nella comunione con Roma. Quelli che non la desideravano, sono rimasti fuori...".
Andrea Tornielli, Vatican Insider
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