
"Santo Padre vorrei domandarti un milione di cose... sono emozionato... - ha Omar, il secondo dei detenuti con cui il Papa ha dialogato - è molto forte per noi detenuti, permetterci di aggrapparci con te con la nostra sofferenza e quella e quella dei nostri familiari, come un cavo elettrico che comunichi con il Signore Nostro. Ti voglio bene". "Anch’io ti voglio bene - ha risposto Benedetto XVI -, e sono grato per queste parole che toccano il mio cuore". L'identificazione del Signore con i carcerati "ci obbliga profondamente, e io stesso devo chiedermi: ho agito secondo questo imperativo del Signore? Ho tenuto presente questa parola del Signore? Questo è un motivo perché sono venuto, perché so che in voi il Signore mi aspetta, che voi avete bisogno di questo riconoscimento umano e che avete bisogno di questa presenza del Signore, il Quale, nel giudizio ultimo, ci interrogherà proprio su questo punto". "Spero che qui - ha proseguito -, sempre più, possa essere realizzato il vero scopo di queste case circondariali: quello di aiutare a ritrovare se stessi, di aiutare ad andare avanti con se stessi, nella riconciliazione con se stessi, con gli altri, con Dio, per rientrare di nuovo nella società e aiutare nel progresso dell’umanità. Il Signore vi aiuterà".

Bert ha perso tutti i componenti della mia famiglia, "ma adesso ho una bambina di 2 anni. Però non mi concedono di tornare a casa, le sembra giusto?". "Anzitutto, felicitazioni! - ha risposto il Pontefice - Sono felice che lei sia padre, che lei si consideri un uomo nuovo". "Non conosco i dettagli del suo caso ma spero che lei quanto prima possa tornare alla sua famiglia. Prego e spero che quanto prima possa avere in braccio moglie e figlia e costruire una bella famiglia per collaborare per il futuro dell'Italia". Riconoscimento e rispetto della dignità ai quali ha fatto appello anche un detenuto del reparto infermeria, Federico, che è intervenuto a nome dei malati e dei sieropositivi. L'uomo ha chiesto "al nostro Papa gravato da tutte le sofferenze del mondo, che preghi e porti la nostra voce dove non viene sentita". "Troppo poco si parla di noi - ha detto - spesso in modo così feroce come a volerci eliminare dalla società. Questo ci fa sentire sub-umani. Lei è il Papa di tutti e noi - ha esortato - la preghiamo di fare in modo che non ci venga strappata la dignità, insieme alla libertà". "Purtroppo è vero - ha risposto il Pontefice -, ma ci sono anche altri che parlano e pensano bene di voi. Io penso alla mia piccola famiglia papale, sono circondato da 4 suore laiche e parliamo spesso di questo problema, loro hanno amici in diverse carceri, riceviamo anche doni da loro e diamo da parte nostra il nostro dono, quindi questa realtà è in modo molto positivo presente nella mia famiglia e penso in tante altre". "Dobbiamo sopportare che alcuni parlano in modo feroce, lo fanno anche contro il Papa - ha detto il Papa - e tuttavia dobbiamo andare avanti, rialzarci". E' "importante incoraggiare tutti che pensino bene, che abbiano senso delle vostre sofferenze, abbiano il senso di aiutarvi nel processo di rialzamento, e, diciamo, io farò la mia parte per invitare tutti a pensare in questo modo giusto, non in modo dispregiativo, ma in modo umano, pensando che ognuno può cadere, ma Dio vuole che tutti arrivino da Lui". "La vita ci è donata dal Signore - ha continuato Benedetto XVI -, con una sua idea. E se riconosciamo questa idea, Dio è con noi, e anche i passi oscuri hanno il loro senso per darci una maggiore conoscenza di noi stessi, per aiutarci a diventare più noi stessi, più figli di Dio e così essere realmente felici di essere uomini, perché creati da Dio, anche in diverse condizioni difficili. Il Signore vi aiuterà e noi siamo vicini a voi".

Tra le varie domande, c’è stato spazio anche per allargare lo sguardo ai Paesi poveri. Dopo aver ricordato il viaggio del Papa a novembre in Benin, in Africa, dove molte persone muoiono per povertà e violenze, Nwaihim, trattenendo a stento le lacrime, ha chiesto al Papa: "Perché Dio non li ascolta? Forse Dio ascolta solo i ricchi e i potenti che invece non hanno fede?". "Sono stato molto felice nella sua terra; l’accoglienza da parte degli africani era calorosissima, ho sentito questa cordialità umana che in Europa è un po’ oscurata perché abbiamo tante altre cose sul nostro cuore che rendono un po’ duro anche il cuore", ha risposto il Papa."Nonostante la povertà - ha osservato il Pontefice - e tutte le grandi sofferenze che ho anche visto – ho salutato lebbrosi, malati di Aids, eccetera – che nonostante tutti questi problemi e la grande povertà, c’è una gioia di vivere, una gioia di essere una creatura umana, perché c’è una consapevolezza originaria che Dio è buono e mi ama e l’uomo è essere amato da Dio".

L'incontro con i detenuti si è concluso con la 'Preghiera dietro le sbarre' composta da uno dei detenuti, con la recita del Padre Nostro e la benedizione del Papa. Infine lo scambio dei doni. Con lo strudel, i detenuti hanno donato al Pontefice altri prodotti del loro lavoro quotidiano. Significativo un quadro che rappresenta una finestra del carcere sulle sbarre della quale si posa una colomba bianca. Il Papa ha regalato a ciascuno di loro un panettone, un rosario e una copia del cartoncino con la preghiera di Paolo VI fatto stampare in oltre tremila copie dalla Prefettura della Casa Pontificia e inviato anche ai cappellani di altre carceri italiane e nel resto del mondo per aiutare la riflessione in questo periodo natalizio. Nelle mani del cappellano Benedetto XVI ha lasciato una somma di denaro per provvedere alle necessità più urgenti dei detenuti. Benedetto XVI ha quindi fatto una breve visita alla struttura della casa circondariale, fermandosi qualche minuto nella saletta della cooperativa sociale, sempre accompagnato dal ministro Severino. Dopo l’assaggio dei dolci, il Papa ha fatto ritorno all’esterno della struttura, sul piazzale antistante la chiesa, dove ha benedetto un cipresso piantato a ricordo della visita. "Un cordiale grazie per questa accoglienza, vi auguro un buon Natale, sappiamo che andiamo verso la luce di Dio", ha detto il Papa accomiatandosi dai carcerati attorno alle 11.20.
Il Secolo XIX, TMNews, RomaSette
Risposte del Papa alle domande dei detenuti della Casa Circondariale Nuovo Complesso di Rebibbia