Questo pomeriggio Papa Benedetto XVI ha presieduto, nella Basilica Vaticana, la Santa Messa per il bicentenario dell’indipendenza dei Paesi dell’America Latina e dei Caraibi, nella festa della Beata Vergine Maria di Guadalupe. Con questa iniziativa la Pontificia Commissione per l’America Latina ha voluto gettare un ponte spirituale tra la Santa Sede e le varie nazioni del Continente. Al rito in San Pietro hanno partecipato rappresentanti degli episcopati locali, del Consiglio episcopale Latino-americano (Celam), della Conferenza Episcopale spagnola, ed esponenti dei vari governi e del mondo culturale e accademico. Con il Papa hanno concelebrato i cardinali Bertone, segretario di Stato, Ouellet, prefetto della Congregazione per i vescovi e presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina, che all'inizio del rito ha rivolto un saluto al Papa, Rivera Carrera, arcivescovo di México, per le popolazioni di lingua ispanica, e Damasceno Assis, arcivescovo di Aparecida, per quelle di lingua portoghese. All’inizio della Messa, giovani con le bandiere dei Paesi latinoamericani si sono disposti accanto all’immagine della Vergine di Guadalupe posta ai piedi dell’altare della Confessione. Guzmán Carriquiry, segretario della Pontificia Commissione per l’America Latina, ha letto alcuni testi sulla storia dell’immagine e della sua apparizione all’indio Juan Diego, e altri sul bicentenario dell’indipendenza, dai quali si comprendono i motivi della devozione mariana dei popoli del continente. Il card. López Rodríguez, arcivescovo di Santo Domingo, ha poi recitato la preghiera alla Vergine di Guadalupe, composta per l’occasione. Il coro Musicanova, diretto dal maestro Barchi insieme al coro della Cappella Sistina, ha eseguito il Kyrie, il Gloria, il Sanctus e l’Agnus Dei della Misa criolla del compositore argentino Ariel Ramírez. Erano presenti diciassette cardinali, tra i quali Sodano, decano del Collegio cardinalizio numerosi presuli e prelati della Curia Romana e dell’America Latina.
“Il Successore di Pietro – ha affermato Benedetto XVI nell'omelia – non poteva lasciare trascorrere questo evento senza tenere conto della gioia della Chiesa per i copiosi doni che Dio, nella sua infinita bontà, ha diramato durante questi anni in queste amatissime nazioni che, a così caro prezzo, invocano Maria Santissima”. La “morenita del Tepeyac” divinamente impressa sul telo dell’indio San Juan Diego, oggi esposto nel Santuario di Guadalupe, nei pressi di Città del Messico, "ricorda la 'donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle. Era incinta'", ha osservato il Papa. La Guadalupana “segnala la presenza del Salvatore alla sua popolazione indigena e meticcia” e “ci conduce sempre al suo divino Figlio, il quale si rivela come fondamento della dignità di tutti gli esseri umani, come un amore più forte delle potenze del male e della morte, essendo fonte di gioia, fiducia filiale, consolazione e speranza”. Il Santo Padre si è poi soffermato sul Magnificat, un canto “di ringraziamento per la pienezza di grazie, distribuite nell’Economia della salvezza”, come afferma il Catechismo della Chiesa Cattolica. Si tratta di un “gesto di riconoscenza al Signore e di umiltà della sua serva”, nella quale Dio fece meraviglie “mostrando il suo amore per tutti gli uomini, soprattutto quelli che affrontano dure prove”. Ma il Signore è degno di lode anche “per le meraviglie che ha compiuto nella vita dei popoli latino-americani e del mondo intero” grazie alla Madre di Cristo che, pronunciando il suo “sì”, “manifesta tra gli uomini l’amore di Dio”. E suo Figlio, Gesù, è “la risposta definitiva alla domanda sul senso della vita e agli interrogativi fondamentali che assediano ancora oggi tanti uomini e tante donne del continente americano”, ha detto Benedetto XVI, citando l’Esortazione Apostolica post-sinodale "Ecclesia in America". “Attualmente, mentre si commemora in diversi luoghi dell’America Latina il bicentenario della sua indipendenza, il cammino di integrazione in questo amato Continente avanza, nello stesso tempo che si avverte il suo nuovo protagonismo emergente nell’ordine mondiale”. In questa situazione “è importante che i suoi diversi popoli salvaguardino il loro ricco tesoro di fede e dinamismo storico-culturale, restando sempre difensori della vita umana dal suo concepimento alla fine naturale e promotori della pace; devono ugualmente tutelare la famiglia nella sua genuina natura e missione, intensificando allo stesso tempo un vasto e capillare impegno educativo che prepari rettamente le persone e le faccia coscienti delle proprie capacità, in modo che affrontino onestamente e responsabilmente il loro destino”. Sono chiamati anche a “promuovere sempre più iniziative opportune e programmi efficaci che favoriscano la riconciliazione e la fraternità, accrescano la solidarietà e la cura dell’ambiente, intensifichino gli sforzi per superare la miseria, l’analfabetismo e la corruzione e per sradicare ogni ingiustizia, violenza, criminalità, insicurezza civile, narcotraffico ed estorsione”. Il Pontefice desidera poi “incoraggiare lo zelo apostolico che ora stimola e sostiene la ‘missione continentale’ promossa ad Aparecida, affinché la fede cristiana si radichi più profondamente nel cuore delle persone e dei popoli latinoamericani”. Così, ha sottolineato il Santo Padre, “si moltiplicheranno gli autentici discepoli e missionari del Signore e si rinnoverà la vocazione dell’America Latina e dei Caraibi alla speranza”. “Che la luce di Dio brilli, dunque, sempre più sul volto di ognuno dei suoi figli di questa amata terra e che la sua grazia redentrice orienti le sue decisioni, affinché continuino a procedere senza perdersi d’animo nella costruzione di una società costruita sullo sviluppo del bene, il trionfo dell’amore e la diffusione della giustizia”. “Con questi vivi desideri e sostenuto dall’aiuto della provvidenza divina – ha annunciato Benedetto XVI –, ho intenzione di intraprendere un viaggio apostolico prima della Santa Pasqua in Messico e a Cuba, per proclamare in quei luoghi la Parola di Cristo” e rafforzare la convinzione che “questo è un tempo prezioso per evangelizzare con una fede forte, una speranza viva e una carità ardente”. Invocando l’intercessione di Santa Maria di Guadalupe sui popoli latino-americani, il Papa ha espresso, alla fine, l’auspicio che la Madonna offra “modelli eroici di virtù cristiane” ed un esempio per la “nuova evangelizzazione”.
L'Osservatore Romano, Zenit, SIR
12 dicembre 2011, Santa Messa per l'America Latina - il testo integrale dell'omelia del Papa