Benedetto XVI ha presieduto questa notte, nella Basilica di San Pietro, la Santa Messa della Notte nella Solennità del Natale del Signore. Quest’anno la celebrazione eucaristica della notte di Natale è stata preceduta dalla preghiera dell’Ufficio delle Letture, così come prevede il Messale Romano: subito dopo è stato intonato il canto della Kalenda che ha annunciato il Natale come compimento dell’Avvento del Signore. Al termine della Kalenda, un diacono ha svelato la statua di Gesù Bambino, come consuetudine posta davanti all’altare della Confessione. Accanto all’immagine del Bambinello è stato posto un il libro dei Santi Vangeli: un gesto simbolico che richiama la novità del Natale, quella del Verbo di Dio che si è fatto carne. L’ingresso del Papa, giunto a bordo della pedana mobile ed accompagnato dai 30 cardinali concelebranti, è stato salutato dall’illuminazione totale della Basilica. Dopo il canto del Gloria le campane di San Pietro hanno suonato a festa e le guardie svizzere si sono inginocchiate.
Nell'omelia Benedetto XVI, commentando la lettera di Paolo a Tito, ha iniziato con il sottolineare le parole "è apparso". Prima del cristianesimo, gli uomini "avevano parlato e creato immagini umane di Dio in molteplici modi", ma "ora è avvenuto qualcosa di più: Egli è apparso. Si è mostrato". E si è mostrato in un modo imprevedibile. "Per gli uomini del tempo precristiano, che di fronte agli orrori e alle contraddizioni del mondo temevano che anche Dio non fosse del tutto buono, ma potesse senz’altro essere anche crudele ed arbitrario, questa era una vera 'epifania', la grande luce che ci è apparsa: Dio è pura bontà. Anche oggi, persone che non riescono più a riconoscere Dio nella fede si domandano se l’ultima potenza che fonda e sorregge il mondo sia veramente buona, o se il male non sia altrettanto potente ed originario quanto il bene e il bello, che in attimi luminosi incontriamo nel nostro cosmo". "Un bambino, in tutta la sua debolezza – ha continuato Papa Ratzinger – è Dio potente. Un bambino, in tutta la sua indigenza e dipendenza, è padre per sempre". "Dio è apparso, come bambino", ha spiegato il Papa, sottolineando che "proprio così Egli si contrappone ad ogni violenza e portaun messaggio che è pace". “In questo momento, in cui il mondo è continuamente minacciato dalla violenza in molti luoghi e in molteplici modi; in cui ci sono sempre di nuovo bastoni dell’aguzzino e mantelli intrisi di sangue – ha affermato -, gridiamo al Signore: Tu, il Dio potente, sei apparso come bambino e ti sei mostrato a noi come Colui che ci ama e mediante il quale l’amore vincerà. E ci hai fatto capire che, insieme con Te, dobbiamo essere operatori di pace. Amiamo il Tuo essere bambino, la Tua non violenza, ma soffriamo per il fatto che la violenza perdura nel mondo, e così Ti preghiamo anche: dimostra la Tua potenza, o Dio”. Di qui l’auspicio: “In questo nostro tempo, in questo nostro mondo, fa’ che i bastoni dell’aguzzino, i mantelli intrisi di sangue e gli stivali rimbombanti dei soldati vengano bruciati, così che la Tua pace vinca in questo nostro mondo”. Natale è "il manifestarsi di Dio e della sua grande luce in un bambino" che "è nato per noi nella stalla di Betlemme, non nei palazzi dei re". “Quando, nel 1223, Francesco di Assisi celebrò a Greccio il Natale con un bue e un asino e una mangiatoia piena di fieno, si rese visibile una nuova dimensione del mistero del Natale”, ha aggiunto il Papa. Francesco di Assisi ha chiamato il Natale “la festa delle feste”, mentre per la Chiesa antica, “la festa delle feste era la Pasqua: nella risurrezione, Cristo aveva sfondato le porte della morte e così aveva radicalmente cambiato il mondo: aveva creato per l’uomo un posto in Dio stesso”. Ebbene, Francesco “non ha voluto cambiare questa gerarchia oggettiva delle feste”, tuttavia, “attraverso di lui e mediante il suo modo di credere è accaduto qualcosa di nuovo: Francesco ha scoperto in una profondità tutta nuova l’umanità di Gesù. Questo essere uomo da parte di Dio gli si rese evidente al massimo nel momento in cui il Figlio di Dio, nato dalla Vergine Maria, fu avvolto in fasce e venne posto in una mangiatoia. La risurrezione presuppone l’incarnazione. Il Figlio di Dio come bambino, come vero figlio di uomo – questo toccò profondamente il cuore del Santo di Assisi, trasformando la fede in amore”. “Nel bambino nella stalla di Betlemme, si può, per così dire, toccare Dio e accarezzarlo. Così l’anno liturgico ha ricevuto un secondo centro in una festa che è, anzitutto, una festa del cuore”, ha precisato il Pontefice. Secondo il Santo Padre, “tutto ciò non ha niente di sentimentalismo. Proprio nella nuova esperienza della realtà dell’umanità di Gesù si rivela il grande mistero della fede. Francesco amava Gesù, il bambino, perché in questo essere bambino gli si rese chiara l’umiltà di Dio. Dio è diventato povero. Il suo Figlio è nato nella povertà della stalla. Nel bambino Gesù, Dio si è fatto dipendente, bisognoso dell’amore di persone umane, in condizione di chiedere il loro – il nostro – amore”. “Oggi il Natale è diventato una festa dei negozi, il cui luccichio abbagliante nasconde il mistero dell’umiltà di Dio, la quale ci invita all’umiltà e alla semplicità – ha dichiarato Benedetto XVI -. Preghiamo il Signore di aiutarci ad attraversare con lo sguardo le facciate luccicanti di questo tempo fino a trovare dietro di esse il bambino nella stalla di Betlemme, per scoprire così la vera gioia e la vera luce”. “Chi oggi vuole entrare nella chiesa della Natività di Gesù a Betlemme, scopre che il portale, che un tempo era alto cinque metri e mezzo e attraverso il quale gli imperatori e i califfi entravano nell’edificio, è stato in gran parte murato”, ha rammentato il Papa, spiegando che “l’intenzione era probabilmente di proteggere meglio la chiesa contro eventuali assalti, ma soprattutto di evitare che si entrasse a cavallo nella casa di Dio”. Perché “chi desidera entrare nel luogo della nascita di Gesù, deve chinarsi. Mi sembra che in ciò si manifesti una verità più profonda, dalla quale vogliamo lasciarci toccare in questa Notte santa: se vogliamo trovare il Dio apparso quale bambino, allora dobbiamo scendere dal cavallo della nostra ragione ‘illuminata’. Dobbiamo deporre le nostre false certezze, la nostra superbia intellettuale, che ci impedisce di percepire la vicinanza di Dio”. Non solo: “Dobbiamo seguire il cammino interiore di San Francesco – il cammino verso quell’estrema semplicità esteriore ed interiore che rende il cuore capace di vedere. Dobbiamo chinarci, andare spiritualmente, per così dire, a piedi, per poter entrare attraverso il portale della fede ed incontrare il Dio che è diverso dai nostri pregiudizi e dalle nostre opinioni: il Dio che si nasconde nell’umiltà di un bimbo appena nato”. Il Pontefice ha quindi invitato a rinunciare “a fissarci su ciò che è materiale, misurabile e toccabile” e a lasciarsi “rendere semplici da quel Dio che si manifesta al cuore diventato semplice. E preghiamo in quest’ora anzitutto anche per tutti coloro che devono vivere il Natale in povertà, nel dolore, nella condizione di migranti, affinché appaia loro un raggio della bontà di Dio; affinché tocchi loro e noi quella bontà che Dio, con la nascita del suo Figlio nella stalla, ha voluto portare nel mondo”.
Al termine della celebrazione, mentre il coro della Cappella Sistina intonava il tradizionale canto natalizio "Tu scendi dalle stelle", e mentre l'immagine del Bambino Gesù veniva collocata nel Presepe all'interno della Basilica, il Papa ha ripercorso la navata applaudito dalla folla dei fedeli. Prima di recarsi in sagrestia, ha sostato dinanzi al Presepe per un momento di venerazione, dove alcuni bambini, in rappresentanza di vari Paesi (Italia, Guatemala, Gabon, Burkina Faso, Corea del sud, Francia) hanno deposto un omaggio floreale, .
La Repubblica.it, Zenit, SIR
SANTA MESSA DELLA NOTTE NELLA SOLENNITÀ DEL NATALE DEL SIGNORE - il testo integrale dell'omelia del Papa