Nel caso di Emanuela Orlandi, la figlia del messo pontificio scomparsa a Roma nel 1983, il Vaticano ha mostrato "alcuni aspetti di comportamento umano e cristiano probabilmente criticabili o imprudenti". Il mea culpa, quasi 29 anni dopo, arriva direttamente dalle sacre mura. Lo ha pronunciato padre Federico Lombardi (nella foto con Benedetto XVI), direttore della Sala Stampa della Santa Sede, in un "appunto riservato" sul libro "Mia sorella Emanuela" scritto dal giornalista del Corriere della Sera Fabrizio Peronaci e da Pietro Orlandi, fratello della scomparsa. La nota, probabilmente destinata al Pontefice, è stata divulgata ieri sera dalla trasmissione tv "Chi l' ha visto?". "Restano dei punti su cui non è facile dare oggi risposta definitiva e documentabile" aggiunge padre Lombardi, che poi elenca 4 circostanze: la mancata messa in guardia della famiglia Orlandi da parte del Vaticano sull'allarme sequestro lanciato dagli 007 francesi poco prima della scomparsa di Emanuela; la non collaborazione con le autorità italiane (tre rogatorie respinte); gli aiuti economici della Santa Sede a Solidarnosc, che potrebbero aver innescato un ricatto sul Vaticano e il conseguente sequestro della ragazza; la presenza "inspiegabile" Oltretevere di spie e informatori. In un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, è intervenuto il fratello di Emanuela, Pietro: "Dopo quasi 29 anni, nel muro di silenzio alzato sul sequestro di mia sorella si sta aprendo qualche crepa. Finalmente qualcuno nella Santa Sede vuole capire cosa è accaduto. Ma ho anche un'altra sensazione: che dietro le fughe di notizie ci sia un grande ricattatore in azione, in una sorta di guerra di nervi in atto tra le alte gerarchie". Pietro Orlandi si riferisce alle lettere di mons. Carlo Maria Viganò e all'appunto riservato sul caso, datato 9 gennaio 2012, e firmato dal portavoce di Papa Ratzinger. "Padre Lombardi - dice il fratello di Emanuela - segnala aspetti da approfondire, come la non collaborazione con le autorità italiane, resa evidente dal no opposto alle rogatorie e dalle reticenze di un funzionario della sicurezza, e gli aiuti a Solidarnosc, che potrebbero aver scatenato il ricatto a Giovanni Paolo II attraverso il sequestro di mia sorella". L'appunto di padre Lombardi si riferisce anche alla sepoltura del boss Enrico De Pedis a Sant'Apollinare. "E un passaggio sorprendente. Padre Lombardi dice: 'poiché mi pare che il cardinal vicario abbia dichiarato la disponibilità a lasciar aprire la tomba, non capisco perché questo non sia ancora avvenuto'. Ne deduco che in Vaticano sono favorevoli, ma sperano che sia la magistratura a liberarli da questo peso".
Corriere della Sera, TMNews