"Perché mai si dovrebbe pensare che il governo della Chiesa traballi? Perché sono stati pubblicati alcuni documenti riservati?". Il card. Giovanni Lajolo (nella foto con Benedetto XVI), presidente emerito del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, commenta in un'intervista a Fabio Marchese Ragona per Tgcom24, la fuga di notizie 'Vatileaks' con la quale, tra l'altro, è stato fatto il suo nome. "Ma questo - prosegue Lajolo - può avvenire in qualsiasi momento di qualsiasi Pontificato. Per il resto basta seguire la mole di impegni che caratterizzano ogni giornata di Benedetto XVI ed i suoi interventi a tutto campo, e sempre lucidissimi, per capire che egli regge il timone della Chiesa con mano sicura. Ed anche con mano tranquilla, con animo paterno, senza agitarsi e senza polemiche. Quanto al Segretario di Stato, il card. Tarcisio Bertone, egli gode giustamente della piena fiducia del Papa. Il card. Bertone guida il suo Ufficio, così complesso e pesante, con grande umanità e con pastoralità salesiana, che qualcuno, purtroppo, non è capace di comprendere. Vorrei comunque ricordare - soprattutto a chi ha la memoria corta - i giudizi che taluni davano dei precedenti Papi, o anche dell'indimenticato card. Casaroli, Segretario di Stato, durante la loro vita. Erano giudizi non molto più benevoli di quelli ora diffusi su certi organi di stampa, ma sono stati invariabilmente corretti dalla Storia". Chi c'è dietro questo Vatileaks? "Sono possibili - risponde Lajolo - diverse interpretazioni. Per parte mia non posso sottrarmi all'impressione che qualche impiegato di Curia, frustrato nelle sue ambizioni, abbia creduto di potersi compensare col produrre segretamente un'azione di disturbo, ed abbia trovato qualche sua conoscenza nel mondo dei media, che ne ha subito volentieri approfittato. Che poi questo avvenga proprio in questo momento, mentre la Chiesa si sta preparando con impegno all'Anno della fede, è particolarmente spiacevole. Ma la fede vincerà". Per Lajolo, "la 'strategia della confusione', facendo erroneamente pensare che il Vaticano sia una barca senza nocchiero, mira a screditare la forza del grande messaggio pontificio e del governo della Chiesa, distogliendo l'attenzione dagli aspetti positivi e focalizzandola su episodi certamente spiacevoli, ma occasionali e marginali. Ma non prevarrà". Le accuse contenute nelle lettere di monsignor Carlo Maria Viganò, ex segretario del Governatorato del Vaticano, "formulano delle analisi molto negative", ma "esse erano dettate da un animo ferito", secondo il card. Lajolo. "Mons. Viganò - afferma Lajolo - si vide messo ingiustamente in cattiva luce da alcune notizie stampa, e ne rimase profondamente ferito. Nel cercare i responsabili, egli partì da sospetti, rivelatisi infondati, e si mise su una pista sbagliata, che lo portò ad inserire il suo caso in un quadro più ampio con una serie di analisi che un più attento e spassionato esame ha rivelato erronee. Non mi pare che si possa dire che egli sia stato punito. L'Ufficio di Nunzio Apostolico negli Stati Uniti è un incarico di grandissimo prestigio, che gli offre l'occasione di dare ottima prova di sé". Nell'intervista il porporato risponde alle accuse contenute in alcune lettere di Viganò finite sulla stampa in una fuga di notizie che è stata ribattezzata 'Vatileaks'. Quanto al presepe di Piazza San Pietro nel 2009, "non c'è dietro alcuno sperpero ingiustificabile". Sull'appalto per il restauro del colonnato di San Pietro, "i lavori continuano, seppure con ritmo più lento del previsto". Infine la perdita di due milioni e mezzo di dollari nel dicembre 2009: "Non riesco a comprendere su quale analisi si basi l'affermazione di Mons. Viganò, a cui lei si riferisce. Probabilmente si basava su di una sfavorevole fluttuazione del cambio a breve termine, ma non teneva conto dell'evoluzione positiva sul lungo periodo e dei rendimenti acquisiti".
TMNews
Le lettere di Mons. Viganò, le spese del Governatorato e il Vatileaks. Intervista al card. Lajolo: in azione forze ostili alla Chiesa