"Padre Santo, siamo pronti a riceverti a braccia aperte". E con un pizzico di orgoglio che l’arcivescovo Carlos Aguiar Retes, presidente della Conferenza Episcopale del Messico può assicurare al Papa sin d’ora un’accoglienza "straordinaria e piena d’amore". Una certezza che nasce dal clima di attesa che, a poco piu di due settimane dall’arrivo di Benedetto XVI, infervora il popolo di questo grande Paese dell’America Latina, del resto abituato a ricevere i Pontefici. Poi c’è il precedente di quel grido spontaneo che percorse tutto il Paese non appena si diffuse la notizia del viaggio: "Nessuno accoglie il Papa come il Messico". A giudicare dal fermento che movimenta questi giorni ogni angolo del Paese, fino a raggiungere addirittura quelle nazioni dove più numerosa e la popolazione dei migranti messicani, le previsioni non possono che attestarsi su quegli stessi livelli. In Florida, tanto per fare un esempio, si sta preparando un vero e proprio “contro esodo” di messicani; diecimila sono attesi solo da Miami. La mobilitazione dell’episcopato è stata determinante. E' iniziata ancor prima che fosse ufficializzata la data del viaggio apostolico. Ogni vescovo ha diffuso specifiche lettere pastorali per spiegare il senso del viaggio papale, sottolineandone soprattutto il significato spirituale. Un significato che oltretutto va ben oltre i confini nazionali per estendersi all’intero continente latinoamericano, al quale la grande missione inaugurata dalla Conferenza di Aparecida sta cercando di restituire il lustro proprio del "continente della speranza". Simili le raccomandazioni dei vescovi: pregare, convertirsi, riconciliarsi, partecipare. Da mesi in tutte le parrocchie si svolgono incontri preparatori. La commissione episcopale per la pastorale profetica ha preparato e distribuito vademecum per le catechesi, insieme ai libretti con le istruzioni precise per quanti vorranno o potranno mettersi in viaggio per raggiungere i luoghi dove si recherà il Papa. Gia da tempo esauriti i biglietti per la partecipazione all’Eucaristia che Benedetto XVI celebrera domenica 25 marzo nel parco del bicentenario a Leòn. Nelle botteghe degli artigiani si continua a lavorare per ultimare arredi e altri oggetti destinati all’allestimento di palchi e cattedre. In prima linea l’arcidiocesi di Leòn, la città dello Stato di Guanajuato che ospitera il Pontefice. Anche l’arcivescovo Jose Guadalupe Martin Rabago nella sua ultima lettera pastorale ha scritto del grande fervore che anima questi giorni di vigilia. "Siamo veramente lieti - si legge - di poter testimoniare la felicità che accomuna tutti, fedeli, uomini di buona volontà e autorita civili per la visita di Benedetto XVI". Questa visita "tanto attesa in tutto il continente - si legge ancora - e di somma importanza poichè rafforza la speranza soprattutto di riconquistare la pace per tutti i nostri popoli". Il bisogno di pace e una nota ricorrente in tutti gli interventi di questi giorni. Il Messico sta vivendo un momento molto particolare. Sul piano politico ci saranno a breve le elezioni presidenziali; il 30 marzo e la data fissata per l’inizio della campagna elettorale. A questo proposito è stato molto chiaro e netto il commento del vescovo di San Cristobal de las Casas, mons. Felipe Arizmendi, affidato al sito della Conferenza Episcopale, teso a scoraggiare ogni pretestuoso accostamento tra il viaggio del Papa e il periodo elettorale. Si tratta, ha specificato il presule, di una pura casualità. La "Chiesa non intende in alcun modo favorire questo o quel partito politico. Le uniche cose che le stanno a cuore - ha precisato - sono il rafforzamento della democrazia e la fine della violenza, frutto del crimine".
Mario Ponzi, L'Osservatore Romano