Al termine dei Vespri, dopo essersi ritirato in privato nella sua residenza messicana, Benedetto XVI ha vissuto un simpatico fuori programma, quando un folto gruppo di mariachi, i tradizionali musicisti messicani, ha improvvisato per lui delle canzoni, richiamando indietro il Papa per un altro caloroso saluto. Al tramonto, l’affetto prende la forma di un’onda sonora e come un’onda arriva a scaldare il cuore del Papa, che in due giorni è stato letteralmente rapito dalla alegria che lo segue a ogni metro del suo viaggio in Messico e lo circonda a ogni sua sosta. L’onda arriva ad alleggerire una giornata intensa e dunque faticosa per Benedetto XVI, per il quale però il riposo non può cominciare senza le note-icona del Messico, quelle dei mariachi. Così, poco dopo il suo rientro al Colegio Miraflores, una musica festosa e insistita lo richiama indietro e il Papa si presenta alla folla ancora con il suo sombrero: “Queridos amigos, muchisimas gracias, per questo entusiasmo. Sono molto felice di essere con voi. Ho fatto tanti viaggi, ma non sono mai stato ricevuto con così tanto entusiasmo. Porterò con me, nel mio cuore, l’impressione di questi giorni. Il Messico sarà sempre nel mio cuore”. Una dichiarazione d’amore cui segue una promessa dello spirito. “Già da anni – ha confidato il Papa – prego ogni giorno per il Messico, ma in futuro pregherò ancora, molto di più”. E un istante dopo segue un’ammissione, che scaturisce dall’aver toccato con mano, come il suo predecessore, i sentimenti di un popolo che, più dei suoi problemi di violenza e morte, lascia solchi nel cuore con la sua potente gioia di vivere: “Adesso, posso capire perché Papa Giovanni Paolo II ha detto: ‘Io mi sento un Papa messicano!”. E qui, l’onda sonora dei mariachi viene sopraffatta da quella emotiva della folla. Da ieri, a buon diritto, “Benedicto, hermano” è già un Papa "mexicano”.
Radio Vaticana
VIAGGIO APOSTOLICO IN MESSICO E NELLA REPUBBLICA DI CUBA (23 - 29 MARZO 2012) (X) - il testo integrale del saluto del Papa