mercoledì 7 marzo 2012

Il Papa ha confermato presidente della Conferenza Episcopale italiana, per i prossimi cinque anni, il card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova

Il Papa ha confermato presidente della Conferenza Episcopale italiana, per il prossimo quinquennio, il card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova (nella foto con Benedetto XVI). Le Conferenze Episcopali degli altri Paesi del mondo eleggono il loro presidente, ma nel caso del nostro Paese, visto lo speciale legame con la Santa Sede e con il vescovo di Roma che ha tra i suoi titoli anche quello di "primate d’Italia", la designazione viene fatta direttamente dal Papa. Esattamente cinque anni fa, il 7 marzo 2007 l’arcivescovo di Genova veniva scelto da Benedetto XVI quale successore del cardinale Camillo Ruini, che aveva guidato la Cei per sedici anni, a partire dal 1991. La nomina del nuovo presidente della Conferenza Episcopale arrivava dopo una gestazione piuttosto lunga e dibattuta. Nel febbraio 2006, quando il Segretario di Stato era ancora Angelo Sodano, la nunziatura in Italia promosse un sondaggio tra i vescovi italiani per raccogliere i loro suggerimenti e individuare il successore di Ruini. Risultò più votato l’arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi, ma la diocesi ambrosiana, tra le più grandi e impegnative del mondo, non consente al suo titolare di assumere anche la responsabilità della CEI. Il Papa aveva pensato, in accordo con Ruini, all’allora Patriarca di Venezia, il card. Angelo Scola. Ma aveva anche deciso di non procedere subito alla nomina prolungando per un altro anno Ruini. Nel frattempo avveniva il cambio in Segreteria di Stato, con l’arrivo del card. Tarcisio Bertone. Quest’ultimo preferiva che a guidare la Conferenza Episcopale fosse un vescovo, non un cardinale, e si era indirizzato sulle candidature di due vicepresidenti della CEI, Renato Corti di Novara e Benigno Papa di Taranto. Alla fine venne trovata una soluzione nella persona di Bagnasco, neo-arcivescovo di Genova e non ancora cardinale (lo sarebbe diventato dopo pochi mesi). Non era semplice succedere a una personalità come Ruini, che aveva guidato la CEI avendo carta bianca da Giovanni Paolo II anche per quanto riguarda i rapporti con la politica, negli anni di Tangentopoli, della fine della Dc e della nascita della Seconda Repubblica. E che aveva condotto la Chiesa italiana a un rinnovato protagonismo, portando al centro del dibattito i temi eticamente sensibili, divenuti il metro di giudizio per valutare la politica. Bagnasco ha seguito una linea di continuità con Ruini, seppur con qualche differenza di stile. Si è trovato a guidare la CEI in circostanze diverse, e ha accentuato, a motivo della crisi economica che investe l’Europa, i suoi interventi sulla questione sociale e sui problemi del lavoro. Nei primi cinque anni di mandato ha contribuito a superare le tensioni che si erano create con la Segreteria di Stato, ha consolidato un rapporto di fiducia con il Papa, ha affrontato il cambio della direzione del quotidiano Avvenire in seguito al caso Boffo. È intervenuto più volte durante i lunghi mesi segnati dagli scandali delle escort e dal logoramento dell’ultimo governo Berlusconi, parlando in modo chiaro del decoro particolarmente necessario per chi riveste cariche pubbliche. Alla fine dell’anno scorso, ha manifestato pubblicamente la disponibilità della Chiesa a una chiarificazione sull’esenzione dall’Ici-Imu. E ha accompagnato le iniziative delle associazioni cattoliche che a Todi hanno rilanciato un manifesto per il rinnovamento della politica italiana.

Andrea Tornielli, Vatican Insider

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