lunedì 14 maggio 2012

Le mogli degli operai ex Fiat al Papa: si unisca alle nostre preghiere affinchè Dio tocchi quei cuori duri che al primo posto hanno il 'dio denaro'

"Sua Santità, in nome di Gesù e di Maria le scriviamo questa lettera con la speranza che la leggerà. Chi siamo? Siamo le figlie di una terra apparentemente abbandonata da tutti, ma non dalla provvidenza divina. Siamo nella comunità di Termini Imerese e come lei ben sa, l'unica nostra fabbrica che dava lavoro a tutto il territorio e comprensorio dal 31 dicembre 2012 ha chiuso i cancelli»" Comincia così la lettera che le donne degli operai della Fiat e dell'indotto hanno scritto a Papa Benedetto XVI per sensibilizzare anche la Chiesa sulla situazione che stanno vivendo 2.200 lavoratori a Termini Imerese. La chiusura, scrivono le donne che già hanno inviato un missiva anche al Capo dello Stato, è stata decisa "perchè i profitti derivanti da questo stabilimento non sono cosi proficui da fare restare in attività la fabbrica, questo secondo il pensiero della società Fiat, ma la verità che questo grande colosso preferisce investire in altre zone fuori dell'Italia dove il costo della manodopera e inferiore a quella italiana". "Il nostro governo si è preso l'impegno di riconvertire lo stabilimento ed è stato siglato un accordo, ad oggi gli impegni assunti non sono stai mantenuti - prosegue la lettera - quindi non sappiamo cosa succederà il 31 dicembre 2012 siamo qui, lasciati da parte come se non fossimo delle persone, ma solo scarti della società; non è vero, Santità, perchè la nostra comunità, che ha una venerazione immensa per la Vergine Maria e pertanto sappiamo con certezza che pregando tutti, con l'aiuto dello Spirito Santo possiamo cambiare questa situazione". "Si unisca alle nostre preghiere - conclude la lettera - affinchè in nome del Signore tocchi quei cuori cosi duri che al primo posto hanno il 'dio denaro' e preghiamo anche per coloro che hanno la possibilità di darci quella dignità che ci hanno tolto nel momento in cui hanno chiuso i cancelli della fabbrica buttando 2.200 operai in un vortice desolata angoscia".

Corriere del Mezzogiorno.it