martedì 22 maggio 2012

Presentate le Linee guida della CEI per i casi di pedofilia: priorità assoluta protezione dei minori e premura per vittime, insieme a formazione preti

“La priorità assoluta rimane la protezione dei minori e la premura verso le vittime degli abusi”, a cui “si accompagna la cura per la formazione dei futuri sacerdoti”. Questo, in sintesi, lo “spirito” delle Linee guida per i casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di chierici, presentate oggi all’Assemblea della CEI, in corso in Vaticano, a conclusione di “una mattinata di confronto e approfondimento” sulla prolusione di ieri del card. Bagnasco. Le Linee guida erano state approvate dal Consiglio permanente di gennaio e, quindi, dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, di cui il testo “traduce” le indicazioni. “Il triste e grave fenomeno degli abusi sessuali nei confronti di minori da parte di chierici - si legge nella premessa - sollecita un rinnovato impegno da parte della comunità ecclesiale, chiamata ad affrontare la questione con spirito di giustizia”. Il vescovo che riceve la denuncia di un abuso, per la Chiesa italiana, “deve essere sempre disponibile ad ascoltare la vittima e i suoi familiari, assicurando ogni cura nel trattare il caso secondo giustizia e impegnandosi a offrire sostegno spirituale e psicologico, nel rispetto della libertà della vittima di intraprendere le iniziative giudiziarie che riterrà più opportune”. “Una speciale cura - si legge nelle Linee-guida - deve essere posta nel discernimento vocazionale dei candidati al ministero ordinato e delle persone consacrate”, riservando in merito all’ammissione in seminario “una rigorosa attenzione allo scambio d’informazioni in merito a quei candidati al sacerdozio o alla vita religiosa che si trasferiscono da un seminario all’altro, tra diocesi diverse o tra Istituti religiosi e diocesi”. Il vescovo, da parte sua, è chiamato a trattare i suoi sacerdoti “come un padre e un fratello, curandone la formazione permanente e facendo in modo che essi apprezzino e rispettino la castità e il celibato e approfondiscano la conoscenza della dottrina della Chiesa sull’argomento”. Dopo il “giudizio di verisimiglianza” e l’indagine previa, la procedura canonica in caso di abusi prevede una procedura con misure di restrizione del ministero pubblico “in modo completo o almeno escludendo i contatti con i minori”, oppure “pene ecclesiastiche”, di cui la più grave è la dimissione dallo stato clericale. Il procedimento canonico è “autonomo” da quello dello Stato, in vista del quale è “importante la cooperazione del vescovo con le autorità civili”, anche se il vescovo “non ha l’obbligo giuridico di denunciare all’autorità giudiziaria statuale le notizie che abbia ricevuto in merito ai fatti illeciti” in materia di abusi. "Ferma restando la competenza della Congregazione per la Dottrina della fede, la procedura relativa ai singoli casi è di competenza del vescovo del luogo ove i fatti stessi sono stati commessi". "Nessuna responsabilità, diretta o indiretta, per gli eventuali abusi - prosegue il testo - sussiste in capo alla Santa Sede o alla Conferenza Episcopale italiana. La segreteria generale della Conferenza Episcopale italiana assicura la sua disponibilità per ogni esigenza che sarà rappresentata, in spirito di servizio alle Chiesa che sono in Italia e di condivisa sollecitudine per il bene comune". Entrano in vigore, con la loro pubblicazione odierna, le Linee guida della CEI "per i casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di chierici" richieste dalla Santa Sede ad ogni episcopato mondiale. Il documento ha già fatto "un passaggio informale ma autorevole" dalla Congregazioneper la Dottrina della Fede, che "ha preso atto che la Conferenza Episcopale italiana ha recepito debitamente" la richiesta avanzata dal Vaticano dopo lo scoppio dello scandalo nel 2010 e il 'giro di vite' della normativa canonica voluta dal Papa, ha riferito in conferenza stampa il segretario generale della CEI, mons. Mariano Crociata. Con una "ricognizione" compiuta presso le diocesi italiane nel corso degli ultimi anni, la Conferenza episcopale italiana ha reso noto oggi, per la prima volta, un dato preciso di abusi sessuali compiuti dai preti sui minori nel decennio che va dal 2000 al 2010. Sono 135 i casi "non solo verificatisi, ma emersi" nel corso del decennio, ha riferito mons. Crociata. La cifra è relativa al numero di sacerdoti accusati, non al numero di abusi compiuti. Rispondendo alle domande dei giornalisti, il presule ha precisato che 135 sono i sacerdoti segnalati alla Congregazione per la Dottrina della fede, il dicastero vaticano responsabile del 'dossier' pedofilia, mentre alla magistratura italiana sono stati denunciati 77 sacerdoti. Sul complessivo numero di 135, la congregazione della Santa Sede è giunta a 53 condanne e 4 assoluzioni, mentre i restanti 78 casi sono in istruttoria. Sulle 77 denunce giunte alla giustizia italiana, 22 preti sono stati condannati in primo grado, 17 in secondo grado, 21 hanno patteggiato, 5 sono stati assolti, 12 archiviati.

SIR, TMNews

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