Pace in vista tra il Vaticano e le suore ribelli. Martedì 12 giugno la Santa Sede cercherà di ricucire con la Leadership Conference of Women Religious, l’associazione che rappresenta l’80% delle suore negli Stati Uniti. L’incontro avverrà in Curia tra vertici dei dicasteri coinvolti nella vicenda e la delegazione delle suore statunitensi. La Lcwr respinge come "infondate e frutto di un processo sbagliato e privo di trasparenza" le critiche rivolte dalla Santa Sede. In una valutazione particolarmente severa, infatti, la Santa Sede aveva bollato come "non accettabili" e "radicalmente femministe" le posizioni di dissenso che la Lcwr aveva espresso sull’ordinazione delle donne. Ma lo scontro fra la Santa Sede e le suore americane è anche politico. Nel 2010 i vescovi americani si schierarono decisamente contro il piano di riforma sanitaria voluto dal presidente Barack Obama. Negli stessi giorni però decine di suore, molte delle quali appartenenti proprio alla Lcwr, firmarono una dichiarazione a favore della riforma stessa, un gesto che ne facilitò l'approvazione finale. Al termine di un'indagine condotta dalla Congregazione per la Dottrina della Fede guidata dal card. William Levada, la Santa Sede aveva dunque chiesto una profonda riforma della Lcwr, organizzazione influente e progressista fondata nel 1956 su richiesta del Vaticano stesso con l’intento di "promuovere il benessere spirituale delle religiose negli Stati Uniti". Secondo il card. Levada, "la situazione dottrinale e pastorale attuale della Lcwr era grave ed era motivo di seria preoccupazione, data anche l’influenza che essa esercita sulle congregazioni religiose in altre parti del mondo". Per questo motivo le suore erano state commissariate. A seguire la riforma era stato chiamato l'arcivescovo di Seattle, Peter Sartain, delegato vaticano. Il suo mandato sarebbe dovuto durare almeno 5 anni nel tentativo di aiutare i vertici di Lcwr a rivedere gli statuti dell'associazione e a riconsiderare l'affiliazione del gruppo ad altre organizzazioni. La Lcwr ha però rifiutato il verdetto del Vaticano, decidendo di inviare i propri leader a Roma il 12 giugno per discutere della vicenda con i funzionari del Vaticano. Secondo la Lcwr le accuse sarebbero infatti "senza fondamento" e frutto di un processo "sommario". L’arcivescovo Peter Sartain si dice pronto al dialogo con le suore considerate "ribelli" dal Vaticano "in un’atmosfera di apertura, onestà, integrità e fedeltà alla dottrina della Chiesa". Intanto le suore hanno organizzato un viaggio in autobus per promuovere gli effetti positivi del proprio lavoro. Dodici suore della Leadership Conference of Women Religious attraverseranno nove stati nel mese di giugno fermandosi presso rifugi per senzatetto, mense dei poveri, scuole e strutture sanitarie proprio per mettere in evidenza il proprio lavoro sociale con i bisognosi. Il progetto è stato organizzato per tentare di rispondere alla critiche ricevute lo scorso aprile dalla Santa Sede e per protestare contro i tagli federali ai programmi per i poveri e per le famiglie approvati dalla Camera e proposti dal deputato repubblicano del Wisconsin Paul Ryan, che per giustificarli aveva citato proprio la sua fede cattolica. Il viaggio comincerà il 18 giugno in Iowa e terminerà il 2 luglio in Virginia, effettuando fermate in Wisconsin, Illinois, Indiana, Michigan, Ohio, Pennsylvania e Maryland. Il tour è stato intitolato "Nuns on the Bus: Nuns drive for Faith, Family and Fairness", ovvero "Suore in autobus: suore che guidano per la fede, la famiglia e la giustizia".
Giacomo Galeazzi, Vatican Insider