Sulla modifica della didascalia accanto alla foto di Pio XII (foto) a Yad Vashem la direzione del museo sacro alla memoria delle vittime della Shoah ha criticato il commento polemico di Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma, negando ogni condizionamento politico e difendendo con fermezza la scelta in nome di una maggior chiarezza e di nuove acquisizioni storiche. Dopo aver ricordato "la reputazione mondiale" della propria "integrità accademica", informa l’agenzia Ansa, la direzione del museo ha parlato di "disinformazione" ribadendo che il cambiamento è avvenuto senza "alcuna pressione o accordo con il Vaticano", supposizione definita "totalmente infondata". L’aggiornamento invece è dovuto al "riflesso di ricerche e raccolta d’informazioni in corso" che avevano indotto fin dal 2009 David Bankier, ora scomparso e già capo del prestigioso istituto di ricerca sulla Shoah di Yad Vashem, a convocare a Gerusalemme un seminario internazionale di storici di vario orientamento volto ad approfondire e rivalutare l’azione di Papa Pacelli durante la Shoah. Proprio le risultanze del seminario, i cui risultati saranno presto pubblicati, hanno costituito "la base" della nuova didascalia. L’istituzione ha poi aggiunto che sono state tenute in conto le osservazioni dei visitatori del museo, che chiedevano lumi e precisazioni su ciò che nella precedente didascalia veniva presentato come l’operato "controverso" di Pio XII. Nella lettera di Yad Vashem al rabbino Di Segni, firmata dagli storici Dan Michman, Dina Porat e Bella Gutterman, massimi vertici scientifici dell’istituzione, e dal consulente Yehuda Bauman, autorità accademica mondiale negli studi sulla Shoah, si ripercorre punto per punto il nuovo testo, rilevando come esso riporti in ogni modo le accuse sul silenzio imputato a Pacelli e sulla sua presunta "mancanza morale", accanto alle ragioni di chi invece lo difende, ribadendo la richiesta di una piena apertura degli archivi vaticani.
L'Osservatore Romano