Per gli interventi liberi della seconda Congregazione generale del Sinodo, tenuta alla presenza del Papa nel pomeriggio di ieri, hanno preso
la parola numerosi Padri sinodali.
Il cardinale tedesco Joachim Meisner,
arcivescovo di Colonia, ha sostenuto
che evangelizzare significa
dare anima alla carita, basandosi sui
sacramenti.
L'arcivescovo di Dublin, Diarmuid
Martin, si è detto colpito
dall'faccento sulla gioia e sulla fiducia,
tanto necessarie in una Chiesa
locale come quella irlandese che ha
subito duri colpi al suo interno.
Il patriarca di Antiochia dei greco-
melkiti, Gregorios III Laham, Capo
del sinodo della Chiesa grecomelkita
cattolica, è intervenuto due
volte, prima per per chiedere contatti
più continuativi tra tutte le Chiese,
e poi per affermare che cattolici
del vicino e Medio Oriente devono
avere il coraggio di presentare la loro
fede anche nelle situazioni più
pericolose. In riferimento all'attuale
stagione in quella parte del mondo,
il patriarca ha detto che i valori
espressi dal Vangelo possono essere
anche un contributo importante, "un bel programma", ha detto, alle
cosiddette primavere arabe.
Anche il patriarca di Antiochia dei
Siri, Ignace Youssif III Younan, ha
sottolineato che le Chiese mediorientali
subiscono il martirio e che le
condizioni politiche dei loro Paesi
impediscono loro di evangelizzare.
Il card. Christoph Schonborn,
arcivescovo di Vienna e presidente
della Conferenza Episcopale austriaca,
ha invitato a guardare ai lontani
dalla fede, ricordando che i vescovi
sono chiamati a essere i primi evangelizzatori.
Colpito dalla passione e dall'energia
che emerge dal Sud del mondo
si è detto lo statunitense vescovo di
Tucson, Gerald Frederick Kicanas.
Il card. Antonio Maria Rouco
Varela, arcivescovo di Madrid e presidente
della Conferenza Episcopale
spagnola, ha incentrato il suo intervento
sul significato della proclamazione
a dottore della Chiesa di San
Giovanni dfAvila, additandolo come
esempio ai cristiani nelle difficoltà
anche di quest'epoca.
Secondo il gabonese Mathieu
Madega Lebouakehan, vescovo di
Port-Gentil, i cattolici non trovano
spazio sui mezzi di comunicazione
quando parlano specificamente della
loro fede e non si limitano a interventi
di tipo sociale.
La denuncia dell'impossibilità di
fare opera di evangelizzazione, vietata
come proselitismo in molti Paesi
africani e non solo, è venuta dal vescovo
della diocesi nigeriana di
Sokoto, Matthew Hassan Kukah.
Il patriarca di Gerusalemme dei
Latini, Fouad Twal, presidente della
Conferenza dei vescovi latini nelle
regioni arabiche (Celra), ha lamentato
quelle che ha definito conversioni
a senso unico, per cui in
molti Paesi un cristiano può farsi
musulmano, ma non il contrario.
Il card. Angelo Bagnasco, arcivescovo
di Genova e presidente
della Conferenza Episcopale italiana,
ha detto che il Sinodo deve essere
percepito come un porsi in ascolto
del mondo con la stessa consapevolezza
del Concilio. Il cardinale ha
poi denunciato il liberismo in campo
economico e il libertarismo in
campo morale, segni entrambi di un
degrado valoriale al quale deve opporsi
l'azione ecclesiale, in particolare
nel settore dell'feducazione.
Il ruolo dei laici nell'evangelizzazione
è stato sottolineato dal card.
Lluis Martinez Sistach, arcivescovo
di Barcellona.
L'arcivescovo di Przemysl dei Latini
e presidente della Conferenza
episcopale polacca, Jozef Michalik,
ha lodato la forza dei nuovi movimenti
ecclesiali laicali, rivendicando
pero anche il ruolo fondamentale di
quelli di più consolidata tradizione.
Il cardinale brasiliano Odilo
Pedro Scherer, arcivescovo di Sao
Paulo, ha invitato a condividere le
esperienze di fede e di religiosita e a
non temere di manifestarle.
I lavori sono stati chiusi dal card.
Donald William Wuerl, arcivescovo
di Washington, che in mattinata
aveva tenuto la "Relatio ante disceptationem"
del Sinodo. Il porporato
si è detto convinto dellìinteresse nella
stampa e nellìopinione pubblica
per l'apertura del Sinodo e ha sottolineato
come le domande rivolte con
più insistenza siano state quelle sulla
continuità con la stagione di rinnovamento
e di energia del Concilio.
L'Osservatore Romano