"Il senso della legalità, l'attenzione alla giustizia sorretta dalla carità, la sensibilità soprattutto verso i più poveri e gli umili, i valori fondamentali della vita, della famiglia".
Il vescovo di Avellino, mons. Francesco Marino, ricevuto ieri in visita "ad limina" con un primo gruppo di presuli della Campania, ha elencato alla Radio Vaticana i temi "che stanno sempre a cuore al Santo Padre", così come il Papa stesso li ha sottolineati "man mano che noi vescovi li mettevamo in evidenza".
"Ho imparato alcune cose della vostra storia", ha detto il Pontefice ai presuli campani perchè, ha spiegato mons. Marino, "ognuno di noi presentava anche gli aspetti del cammino storico delle nostre chiese, i Santi, le esperienze, e il Santo Padre coglieva immediatamente i punti salienti dei nostri interventi". "Per la verità ci ha confortato molto con le sue parole e ha anche confermato i cammini intrapresi che a lui stanno molto a cuore: quello dell'evangelizzazione e quello della fede", ha confidato il vescovo di Avellino rivelando di essere rimasto molto colpito "dalla sensibilità del Papa, che ha seguito con molta attenzione i nostri interventi, uno a uno".
In Campania "viviamo una situazione di frontiera, nel senso che e' come se l'illegalita' avesse conquistato tutto il territorio, dove neanche le istituzioni spesso riescono a contrapporsi a questo sfacelo", ha affermato da parte sua il card. Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli.
Per Sepe, la povertà "facilita enormemente" l'avanzata della delinquenza: "Il problema dei problemi è la mancanza di lavoro, il fatto che qui in Campania non solo non si arriva a fine mese, ma non si arriva neanche a metà mese, il fatto che gli anziani non hanno un'assistenza adeguata: tutto questo aiuta la camorra e tutte le organizzazioni malavitose a 'impossessarsi' della nostra gente, a strumentalizzarla per i propri scopi".
"La Chiesa - ha sottolineato - alza la voce per richiamare tutti al dovere di sconfiggere insieme questo male, questo cancro".
Secondo il card. Sepe, "tale impegno della Chiesa per salvaguardare la dignità della persona, e in particolare dei nostri giovani che non vedono uno spiraglio per il loro futuro e a volte sono in balia di queste organizzazioni malavitose, ha una buona risonanza".
Infatti, "la Chiesa campana è una Chiesa viva, dinamica, con un buon numero di sacerdoti". E come vescovi, ha aggiunto Sepe, "vogliamo aprire le porte delle nostre chiese per entrare nelle case, nei vicoli, nella piazze e ascoltare, parlare e vivere con la gente, a volte persone che non hanno voce, ma che comunque fanno sentire la drammaticità del momento". "Vedo anche laici molto impegnati nella vita sociale che - ha continuato il cardinale - cercano di dare un'anima questa realtà, una società spesso senza anima, delusa, amareggiata, e quindi il loro sforzo di portare la speranza, la fiducia, per salvaguardare quei valori tradizionali della nostra gente". Come pastori, ha assicurato Sepe, "noi facciamo il nostro dovere che viene dettato dal Vangelo di Cristo, naturalmente sempre con il cuore aperto ad accogliere tutti coloro che coscienti del male che fanno vogliono pentirsi realmente".
"Spero però - ha detto ancora l'arcivescovo di Napoli - che questo sia un segno forte anche per le istituzioni, perche' anche loro si possano impegnare come è loro dovere per un'azione che salvaguardi la dignità della nostra gente".
Sepe ha ricordato che l'Episcopato italiano e la Santa Sede hanno espresso "tutta una serie di prese di posizione molto forti che incidono, soprattutto nella coscienza: una coscienza direi rinnovata su quella che è la corresponsabilità di tutti, innanzitutto dei cristiani".
"Io stesso per esempio sono intervenuto per dire che questa gente che ammazza ogni giorno, che fa violenza non è cristiana", ha infine concluso Sepe promettendo che "a breve pubblicheremo Catechismo della Chiesa napoletana, proprio per affrontare questi problemi che ci riguardano più da vicino".
Agi