Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani
Il 2012 ha visto il protrarsi di un clima di dissenso all’interno della Comunione anglicana. Questioni etiche riguardanti l’ordinazione episcopale di pastori omosessuali hanno creato gravi tensioni tra le varie province anglicane e hanno reso complesse le relazioni ecumeniche con la Chiesa cattolica. L’avanzare verso l’ordinazione episcopale delle donne nella Chiesa d’Inghilterra, per quanto non rappresenti un nuovo sviluppo per la Comunione anglicana a livello mondiale, si è ulteriormente confermato come questione spinosa e causa di divisione interna. Eppure, non mancano segni che evidenziano il proseguire della cooperazione tra anglicani e cattolici a vari livelli. Anche le due visite dell’arcivescovo di Canterbury a Roma sono un’eloquente testimonianza delle strette relazioni che esistono tra le due comunioni. L’anglicanesimo mondiale è tuttora segnato da dannosi contrasti tra le varie province su questioni etiche. Nell’America del Nord, diocesi conservatrici continuano a staccarsi dalla comunità episcopaliana, mentre sembrano insorgere seri problemi riguardanti l’Anglican Communion Covenant, che è stato respinto dalla stessa Chiesa d’Inghilterra. Come sempre, l’anglicanesimo in generale e il vescovo di Canterbury in particolare, si trovano davanti al problema di come mantenere un senso di identità in una Comunione che si sta sempre più diversificando su scala mondiale, essendo profondamente contraria a ogni forma di autorità centralizzata. L’Anglican Covenant, al quale l’arcivescovo di Canterbury ha dato il suo personale appoggio, è stato ampiamente criticato come troppo autoritario e “non anglicano”. Durante l’incontro dell’Anglican Consultative Council, tenutosi in Nuova Zelanda, ad Auckland, nell’ottobre 2012, è risultato palese che i paletti dottrinali che il Covenant comporta non sono ben accolti dalla maggior parte delle province. Al momento, è difficile immaginare che esso possa trovare un ampio consenso all’interno della Comunione anglicana e poiché l’adesione al Covenant doveva determinare la partecipazione ai dialoghi ecumenici, rimangono incerte quelle che saranno le conseguenze sulle relazioni tra anglicani e cattolici. Nella Chiesa d’Inghilterra, il fatto che il sinodo generale non abbia varato una legge per permettere l’ordinazione episcopale delle donne ha generato una crisi; il Governo pare voler esercitare una pressione quantomeno indiretta per rovesciare tale decisione. Va osservato che questo voto non verte sulle donne vescovo di per sé: un simile sviluppo è infatti inevitabile, poiché la vasta maggioranza degli anglicani inglesi sono a esso favorevoli. Il voto verte su disposizioni-quadro a tutela di quegli anglicani che sono contrari all’ordinazione episcopale delle donne; la proposta è stata bocciata poiché la maggioranza del sinodo ha ritenuto che essa non salvaguardasse a sufficienza questi anglicani, nonostante le assicurazioni dello stesso vescovo di Canterbury. Non è facile capire come la legge, una volta che ritornerà sul tavolo delle discussioni, potrà essere modificata per conciliare due punti di vista essenzialmente contrastanti. Ancora non è prevedibile quello che sarà l’impatto sulle relazioni con la Chiesa cattolica, sia a livello locale che internazionale. Nonostante questi problemi, il secondo incontro dell’attuale fase della Commissione internazionale anglicana-cattolica (Arcic III) ha avuto luogo nel mese di maggio 2012 in un clima cordiale e costruttivo. La Commissione, presieduta da mons. Bernard Longley, arcivescovo cattolico di Birmingham e dall’arcivescovo anglicano di Aotearoa, in Nuova Zelanda, David Moxon, si è riunita a Hong Kong, ospitata dalla diocesi anglicana, per continuare la sua discussione sul tema "La Chiesa come comunione, locale e universale" e sul tema "Come, nella comunione, la Chiesa locale e universale giunge a discernere il giusto insegnamento etico". Entrambi i temi sono cruciali per la Comunione anglicana in questo momento. Durante la riunione si è deciso di trattare le questioni etiche basandosi sullo studio di casi specifici, ovvero di concentrarsi su questioni etiche particolari su cui vi è un accordo o un disaccordo tra cattolici e anglicani e riflettere su come si è giunti a tali posizioni divergenti. È auspicabile che i risultati di questo studio possano avere un’utilità concreta in vari contesti locali dove anglicani e cattolici lavorano insieme. La Commissione ha incontrato i responsabili delle comunità cattoliche e anglicane di Hong Kong, come pure i seminaristi di entrambe le tradizioni con i quali ha avuto una serata di conversazioni e di scambio di informazioni. I membri della Commissione hanno poi potuto familiarizzarsi con il lavoro della Missione ai Marittimi, condotta congiuntamente da anglicani e cattolici. Nel corso di una riunione di pianificazione, tenutasi nel mese di novembre, sono stati assegnati ai partecipanti i relativi compiti in preparazione della redazione futura di una dichiarazione comune, alla quale si inizierà a lavorare durante il terzo incontro di Arcic III, previsto nel maggio 2013 a Rio de Janeiro. La Commissione internazionale anglicana-cattolica per l’unità e la missione (Iarccum), che è stata istituita a seguito di un proficuo incontro tra alcuni vescovi anglicani e cattolici nel 2000, ha ripreso le sue attività. Il suo obiettivo è quello di pubblicizzare il lavoro di Arcic e di promuovere la recezione del suo lavoro. I co-presidenti, il vescovo anglicano David Hamid, suffraganeo d’Europa e monsignor Donald Joseph Bolen, vescovo cattolico di Saskatoon, hanno proceduto a inviare un questionario a tutti i dialoghi locali anglicano-cattolici conosciuti per capire ciò che è stato finora realizzato a livello di relazioni ecumeniche e per favorire uno scambio di informazioni sulla prassi consigliabile. I risultati saranno collazionati all’inizio del 2013. Verranno altresì individuati in ogni regione vescovi locali in grado di contribuire alla promozione dei risultati ecumenici di Arcic. L’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, ha annunciato all’inizio del 2012 che si sarebbe ritirato dalle sue funzioni alla fine dell’anno, per tornare alla vita accademica. Ciò ha ulteriormente accentuato il significato delle sue due visite a Roma. In particolare, la seconda ha offerto l’opportunità di congedarsi e di ringraziarlo per la sua leadership a capo della Comunione anglicana. Nel mese di marzo, il dottor Williams era a Roma per partecipare alle celebrazioni in occasione dei mille anni della fondazione dell’ordine camaldolese, la cui Basilica di San Gregorio al Celio ha legami storici particolari con l’Inghilterra. In tale occasione, l’arcivescovo di Canterbury ha preso parte ai vespri solenni presieduti da Benedetto XVI e ha letto un suo messaggio. In seguito, insieme al priore di San Gregorio, ha pregato nella cappella di San Gregorio, che è stata inaugurata come luogo rivolto specialmente ai fedeli anglicani in pellegrinaggio a Roma. Il giorno successivo, ha partecipato a una conferenza sulla vita monastica e ha visitato il Centro di Sant’Egidio a Trastevere. Egli ha inoltre incontrato i seminaristi del Venerable English College, discutendo con loro delle relazioni ecumeniche. Il dottor Williams è tornato a Roma nel mese di ottobre per partecipare come oratore al Sinodo dei vescovi, dove ha riflettuto sul profondo legame tra la contemplazione e il compito dell’evangelizzazione. Il suo intervento, letto alla presenza del Papa, è stato seguito da una conversazione con i padri sinodali, a conclusione della quale l’arcivescovo di Canterbury ha avuto un breve incontro personale con Benedetto XVI. Il giorno successivo, il dottor Williams ha partecipato in Piazza San Pietro alla Santa Messa che il Papa ha celebrato per inaugurare l’Anno della fede. Nel corso di questa sua ultima visita, l’arcivescovo ha inoltre incontrato molti amici della Curia, tra i quali il card. Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. Nel novembre 2012, è stata annunciata la nomina del dottor Justin Welby come nuovo arcivescovo di Canterbury. Il cardinale Koch, che gli ha fatto pervenire un messaggio di congratulazioni, prenderà parte all’intronizzazione dell’arcivescovo nel mese di marzo. È auspicabile che il nuovo arcivescovo di Canterbury compia la sua prima visita a Roma nel corso dell’anno. Il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani accoglie ogni anno molti visitatori per rafforzare i vincoli di amicizia e ricevere informazioni dirette sugli sviluppi riguardanti la realtà anglicana. Il vescovo anglicano Steven Croft di Sheffield, in Inghilterra, era presente come delegato fraterno al Sinodo dei vescovi, dove ha letto un breve intervento. In seguito, egli ha riferito della sua esperienza in termini molto positivi al sinodo generale della Chiesa d’Inghilterra. Il vescovo anglicano Robert Ladds ha partecipato a Nettuno a un simposio sul ruolo della Vergine Maria nell’ecumenismo, al quale era presente mons. Mark Langham, officiale del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. Mons. Langham è anche intervenuto davanti agli amministratori del Centro Anglicano, riunitisi a Roma per il loro incontro annuale nel mese di novembre. Nel mese di giugno, la visita a Roma del clero e del coro dell’Abbazia di Westminster ha ricordato quella compiuta da Benedetto XVI all’Abbazia nel 2010. Si è trattato di una testimonianza visibile del patrimonio che anglicani e cattolici hanno in comune. Il rinomato coro dell’Abbazia ha avuto il privilegio di cantare, insieme al Coro della Sistina, durante la messa papale per la festa dei Santi Pietro e Paolo, a conclusione della quale è stato salutato dal Santo Padre. Il giorno successivo, entrambi i cori hanno dato un concerto nella Cappella Sistina; in tale occasione, il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, ha espresso il suo caloroso apprezzamento della tradizione corale inglese. Sempre nel mese di giugno, il cardinale Koch si è recato in Inghilterra, dove, a Canterbury e a Londra, ha incontrato membri della Chiesa d’Inghilterra e rappresentanti della Comunione anglicana, appartenenti a diverse tradizioni dell’anglicanesimo. Questa visita, ospitata dall’arcivescovo di Canterbury, ha permesso al cardinale Koch di sperimentare in parte, più da vicino, la varietà che l’anglicanesimo abbraccia al suo interno. Nell’ottobre 2012, monsignor Langham ha partecipato al Consiglio consultivo anglicano tenutosi in Nuova Zelanda, dove ha parlato del lavoro del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani e dell’importanza del Centro anglicano di Roma. Egli ha anche preso parte a due workshop sulle relazioni tra anglicani e cattolici. A Roma, gli Annual Informal Talk tra il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani e i rappresentanti della Comunione anglicana mondiale hanno avuto luogo nel mese di novembre. Questo evento è un’occasione regolare di scambio aperto e fraterno su vari argomenti di interesse comune. Nel 2012, l’incontro, che si è tenuto presso il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, è stato presieduto dal vescovo segretario, monsignor Brian Farrell, e ha visto la partecipazione di altri importanti esponenti della Chiesa cattolica e della Comunione anglicana. Nel mese di dicembre, è stata posta un’importante pietra miliare, quando il duca di Gloucester ha visitato il Venerable English College e ha letto un messaggio di congratulazioni della regina Elisabetta II per i seicentocinquant’anni della sua fondazione. Il messaggio della regina, conciso ma significativo, prendeva atto di quanto le relazioni tra anglicani e cattolici si sono trasformate nel corso degli ultimi decenni. All’inizio del 2012 è stato dato l’annuncio che il canonico David Richardson, il rappresentante dell’arcivescovo di Canterbury a Roma e direttore del Centro Anglicano, si sarebbe ritirato dalle sue funzioni a Pasqua del 2013. A dicembre, è stato nominato come suo successore l’arcivescovo David Moxon, attualmente co-presidente di Arcic. Il cardinale Koch ha inviato un messaggio di congratulazioni, nel quale egli si dice sicuro del fatto che, grazie alla sua grande esperienza e alle sue doti personali, l’arcivescovo Moxon sarà pienamente all’altezza di questa importante posizione, che riveste un ruolo considerevole nelle relazioni tra la Santa Sede e Canterbury, contribuendo a rafforzare i legami di amicizia tra anglicani e cattolici e offrendo un valido appoggio alla nostra collaborazione. Il 2012 è stato un anno tranquillo nelle relazioni tra la Chiesa cattolica e il Consiglio metodista mondiale, ma ha conosciuto anche un evento significativo nel primo incontro della nuova fase della Commissione mista internazionale metodista-cattolica. La Commissione ha inaugurato la sua decima fase nel mese di ottobre 2012, riunendosi a Buenos Aires sul tema «La chiamata universale alla santità». L’attuale riflessione prende come punto di partenza il lavoro ecclesiologico compiuto precedentemente dal dialogo e cerca di individuare fonti e tradizioni comuni in grado di promuovere una crescente intesa e collaborazione tra cattolici e metodisti. L’incontro ha avuto luogo in un’atmosfera costruttiva, di preghiera; molti nuovi membri sono stati accolti nel dialogo. Il co-presidente cattolico, monsignor Michael Ernest Putney, vescovo di Townsville (Australia), aveva come omologo metodista il dottor David Chapman dell’Inghilterra, il quale è succeduto al dottor Geoffrey Wainwright, che ha rivestito le funzioni di co-presidente per molti anni. I membri della Commissione hanno avuto modo di incontrare anche rappresentanti delle comunità cattoliche e metodiste locali (i metodisti sono presenti in Argentina dall’inizio del XIX secolo) e hanno celebrato un momento di preghiera ecumenico, al quale ha partecipato un vescovo ausiliare della diocesi di Buenos Aires. Sempre nel mese di ottobre, il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani ha ricevuto il vescovo Sarah Frances Davis, vice presidente del Consiglio metodista mondiale, che ha preso parte come delegato fraterno al Sinodo dei vescovi, presentando un breve intervento. Davis si è detta lieta e onorata per l’opportunità offertale di partecipare a tale importante evento. Durante il suo soggiorno a Roma ha inoltre officiato un servizio presso la chiesa metodista di Ponte Sant’Angelo. Il ministro metodista di Roma, il reverendo Kenneth Howcroft, continua a essere un valido contatto per un proficuo scambio di informazioni sulle relazioni tra metodisti e cattolici. Il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani tiene con lui incontri regolari per discutere di questioni di interesse comune. Il 18 giugno 2012, come rappresentante del Pontifico Consiglio, mons. Langham ha partecipato alla celebrazione dell’anniversario della nascita di John Wesley, che si è tenuta nella chiesa metodista di Ponte Sant’Angelo, alla presenza di vari esponenti della Curia romana e del Corpo diplomatico. La comunità metodista di Roma continua inoltre a ospitare incontri mensili di ministri anglofoni di varie confessioni residenti a Roma, incontri ai quali partecipa anche monsignor Langham. Alcuni sviluppi verificatisi all’interno della Comunione anglicana possono ripercuotersi in maniera negativa sulle relazioni ecumeniche, rimettendo in discussione accordi precedentemente conseguiti dalla Commissione internazionale anglicana-cattolica e allargando il divario tra le posizioni anglicane e l’insegnamento cattolico in campo morale e dottrinale. Le controversie interne all’anglicanesimo rendono difficile per i cattolici comprendere il punto di vista anglicano su determinate questioni. Il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani aveva sperato che l’Anglican Covenant potesse fornire una qualche coerenza e unità all’ecclesiologia anglicana, limitando la diversità dottrinale, ma il fatto che esso sarà quasi certamente respinto vanifica tali aspettative. La questione della normativa riguardante le donne vescovo nella Chiesa d’Inghilterra ha attirato ampiamente l’attenzione della stampa ed è stata definita da molti come un momento significativo della vita dell’anglicanesimo. Va ricordato tuttavia che la Comunione anglicana pratica l’ordinazione episcopale delle donne in altre province ormai da vent’anni e Arcic ha dovuto tener conto di tale realtà da molto tempo. Gli eventi prodottisi al sinodo generale di Londra, a causa della posizione speciale rivestita dalla Chiesa d’Inghilterra all’interno della Comunione anglicana, evidenziano comunque il consolidarsi di una tendenza che può essere di ostacolo al progresso dell’unità dei cristiani Anche nelle relazioni con i metodisti preoccupa il fatto che le pratiche locali non sempre sono conformi alle pratiche concordate a livello internazionale. Il divario tra prassi e disciplina metodista ufficiale è visto con una certa inquietudine dalla Chiesa cattolica. In quest’atmosfera, particolarmente importante si è dimostrato lo spirito positivo del dialogo sia con gli anglicani che con i metodisti. È interessante notare che, mentre le divergenze etiche e dottrinali presentano ostacoli apparentemente insormontabili, è stato possibile portare avanti un proficuo dialogo su molti altri temi. Arcic sta preparando un importante lavoro sulle strutture decisionali in campo etico, che intende estendere anche ai dialoghi locali anglicani-cattolici. Fonte di particolare soddisfazione è stato il dialogo metodista-cattolico sulle questioni relative alla tradizione comune emerse dalla discussione sulla santità e sulla santificazione. Le relazioni ecumeniche sono state inoltre cementate dalle visite a Roma. Il coro dell’Abbazia di Westminster, presente alla santa messa per la festa dei Santi Pietro e Paolo, ha cantato l’Ave Verum Corpus di William Byrd. Questo brano musicale fu scritto da un cattolico per una comunità cattolica piccola e perseguitata. Il fatto che sia stato cantato a Roma in presenza del Papa da un coro anglicano mostra eloquentemente quanti ostacoli del passato sono stati superati. In particolare, le visite dell’arcivescovo di Canterbury e l’importante discorso da lui rivolto al Sinodo dei vescovi, evidenziano la vicinanza spirituale e la volontà di collaborazione, che risuonano con forza perfino in tempi ecumenici difficili. Il nuovo arcivescovo di Canterbury, sebbene proveniente da un background evangelico, ha menzionato di aver avuto forti influenze cattoliche. Il 2013 ci darà l’opportunità di fare la sua conoscenza e di portare avanti con rinnovata determinazione il nostro lavoro, nella ricerca dell’unità dei cristiani.
L'Osservatore Romano