
sabato 31 gennaio 2009
La minaccia di Israele: rompere i rapporti con la Santa Sede, organizzazione con rappresentanti antisemiti. Ma il ministero degli esteri smentisce

Anticipazione della stampa anglosassone: i tradizionalisti anglicani verso la comunione con la Chiesa Cattolica

Il Papa alla Cisl: per uscire dalla crisi è necessario superare gli interessi particolaristici e di settore. Il ruolo dei sindacati è fondamentale

UDIENZA AI DIRIGENTI DELLA CONFEDERAZIONE ITALIANA SINDACATI LAVORATORI (CISL) - il testo integrale del discorso del Papa
venerdì 30 gennaio 2009
Mons. Williamson chiede scusa a Benedetto XVI: commenti imprudenti, ho causato problemi e angustie

Gli 80 anni dello Stato della Città del Vaticano. Un concerto, un convegno e una mostra per ricordare la firma dei Patti Lateranensi

"I lavori - ha spiegato ancora il cardinale Lajolo - saranno introdotti dal card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, e si concluderanno con una tavola rotonda, presieduta dal card. Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, con la partecipazione del card. Achille Silvestrini, Prefetto emerito della Congregazione per le Chiese orientali, di Franco Frattini, ministro degli Affari Esteri, di Abdou Diouf, ex presidente del Senegal, di Michel Camdessus, Governatore onorario della Banca di Francia, ex presidente del Fondo Monetario Internazionale, e di Arrigo Levi, noto pubblicista, consigliere del presidente della Repubblica italiana. Infine, sabato 14 febbraio, alle ore 12, Benedetto XVI riceverà in udienza tutti i partecipanti al Convegno. Gli atti del convegno saranno pubblicati successivamente in un libro". La terza iniziativa è un Concerto che si terrà il 12 febbraio, alle 18, nell'Aula Paolo VI, alla presenza del Papa. La Our Lady's Choral Society della Cattedrale di Dublino e la RTE Concert Orchestra di Dublino eseguiranno l'oratorio di Haendel "Il Messia", grandiosa meditazione sulla vita di Cristo, eseguito per la prima volta a Dublino il 13 aprile 1742.
I lefebvriani italiani annullano il convegno di Rimini e scelgono il silenzio stampa. Mons. Williamson verso la rimozione dal suo incarico

Il vescovo lefebvriano negazionista Richard Williamson, uno dei quattro ai quali il Papa ha revocato la scomunica, potrebbe "essere rimosso" dalla direzione del seminario che dal 2003 dirige in un monastero a Buenos Aires. Lo riferisce la stampa argentina, legando la decisione alla presa di distanze da parte del superiore degli ultra-tradizionalisti, mons. Bernard Fellay, che ha anche chiesto perdono al Papa per le dichiarazioni negazioniste sulla Shoah fatte dal vescovo britannico.
740 mila contatti in una settimana per il canale 'The Vatican' su 'YouTube'

Il Papa: il Medio Oriente ha urgente bisogno dell'unità fra i cristiani e di vedere semi di speranza

Il messaggio di auguri al Patriarca Kirill del Presidente Napolitano. Il 1° marzo la consegna della Chiesa russa di Bari

Doveva avvenire il 6 dicembre scorso, invece proprio la morte di Alessio II bloccò la cerimonia di consegna al Patriarcato di Mosca della Chiesa Russa di Bari, dove è conservato il corpo di San Nicola. All’evento di dicembre, oltre al Presidente Napolitano, dovevano partecipare anche il primo ministro russo, Dmitri Medvedev, e l’attuale Patriarca Kirill, allora “semplice” metropolita. Programma confermato il 1 marzo, ma questa volta con la sola benedizione del successore di Alessio II, che evidentemente non potrà essere presente. Kirill è di casa a Bari, dove è stato in visita numerose volte in qualità di “ministro degli esteri” del Patriarcato, ruolo che ricopriva dal lontano 1989. Nel capoluogo pugliese, oltre che pellegrino alla tomba di San Nicola, è stato anche testimone della dottrina sociale dell’ortodossia russa in occasione di seminari promossi dall’Università. La sua elezione, adesso, apre orizzonti totalmente nuovi e conferma Bari, la città di San Nicola, come scenario ottimale del dialogo. L’incontro tra Kirill e Benedetto XVI è già avvenuto nel 2007, ma questa consegna apre scenari che confermano Bari come luogo di “incontro” ecumenico ancora più forte. E nella città pugliese è forte il sogno di poter ospitare anche lo storico “abbraccio” tra i due leader religiosi, nel nome di San Nicola, uno tra i Santi più venerati in Russia e in tutta la comunità ortodossa mondiale.
Il portavoce vaticano: chi nega la Shoah nega il mistero di Dio e la Croce di Cristo. Più grave se da un ministro di Dio

Il legame tra Tradizione e Scrittura nelle parole di Benedetto XVI ma non nelle catechesi di Kiko Arguello

Dalle parole del Papa all'Udienza di ieri vorrei che ci soffermassimo tutti su questo passo nel quale il Papa parla chiarissimamente del legame indissolubile fra Tradizione e Scrittura.
Il mio è un appello anche ad Avvenire, organo di stampa ufficiale dei Vescovi italiani. Appare a noi però incomprensibile il perchè un Kiko che spiega le Scritture senza questa Tradizione, viene annoverato fra coloro che si riflettono invece in San Paolo, altro legame della Tradizione trascurato dalle prediche di Kiko sulla Liturgia (preciso che non è in discussione il carisma Neocatecumenale così come lo intende lo stesso Pontefice, soprattutto quello riferente al valore della famiglia ed alla loro partecipazione attiva nella Chiesa, il problema è di natura dottrinale-liturgica).
Dice il Santo Padre: "L'altro richiamo consiste nell'accenno al buon "deposito" (parathéke): è una parola speciale delle Lettere pastorali con cui si indica la tradizione della fede apostolica da custodire con l'aiuto dello Spirito Santo che abita in noi. Questo cosiddetto "deposito" è quindi da considerare come la somma della Tradizione apostolica e come criterio di fedeltà all'annuncio del Vangelo. E qui dobbiamo tenere presente che nelle Lettere pastorali come in tutto il Nuovo Testamento, il termine "Scritture" significa esplicitamente l'Antico Testamento, perché gli scritti del Nuovo Testamento o non c'erano ancora o non facevano ancora parte di un canone delle Scritture. Quindi la Tradizione dell'annuncio apostolico, questo "deposito", è la chiave di lettura per capire la Scrittura, il Nuovo Testamento. In questo senso, Scrittura e Tradizione, Scrittura e annuncio apostolico come chiave di lettura, vengono accostate e quasi si fondono, per formare insieme il "fondamento saldo gettato da Dio" (2 Tm 2, 19). L'annuncio apostolico, cioè la Tradizione, è necessario per introdursi nella comprensione della Scrittura e cogliervi la voce di Cristo" (Udienza generale, 28 gennaio 2008).
Appare evidente che le catechesi kikiane non rispettano affatto questo dualismo indipensabile dal momento che la loro intuizione liturgica della Divina Liturgia, è ancorata esclusivamente alla Pasqua ebraica, al banchetto, alla Tradizione dell'Antico Testamento omettendo in gran parte la stessa rivelazione fornitaci da San Paolo.
E' un dato di fatto, Santo Padre, che vorremo davvero che lei risolvesse. Lei di fatto lo ha risolto da tempo, purtroppo Kiko non ascolta e non fa catechesi dalle sue parole, non spezza il Pane con la Chiesa, ma solo con la sua fondazione usando la Chiesa quale garanzia di legittimazione dei suoi insegnamenti. E i vescovi tacciono, i fedeli delle parrocchie che comprendono questo disagio sono costretti a cambiare Parrocchia, o a diventare Neocatecumenali, e questo confonde i semplici, il piccolo gregge che non comprende più dove sta la Verità giacchè quello che dice Lei sull'Eucarestia è una cosa santo Padre, ciò che fa dire Kiko attraverso i suoi catechisti (catechisti di Kiko non dei Vescovi!) è ben altra dottrina che non ci rappresenta affatto.
giovedì 29 gennaio 2009
Anche Ratzinger punta sull'oro: così il Papa tenta di contrastare la crisi. Arrivata alle mura di San Pietro

L'Espresso
Quello strano minuscolo Stato che è la Città del Vaticano ha messo a segno, negli ultimi mesi, tre colpi di successo senza sborsare un euro. Il primo in Ungheria, sulle rive del fiume Tibisco. Lì, in una vasta pianura, sta sorgendo una foresta che assorbirà ogni anno 82 mila tonnellate di anidride carbonica. Del milione di nuovi alberi, 125 mila sono del Vaticano, capaci di assorbire 10 mila tonnellate di anidride carbonica, cioè quanta se ne produce in un anno dentro le mura pontificie. Con ciò il Vaticano diventa il primo Stato al mondo a emissioni zero di CO2. I circa 170 mila euro necessari per riforestare l'area sono stati donati dalla società ungherese KlimaFa e dall'americana Plankton.
Il secondo colpo è stato realizzato sotto la cupola di San Pietro. Sui 5 mila metri quadrati del tetto dell'aula delle udienze costruita da Pierluigi Nervi sono stati applicati 2.400 pannelli solari. Produrranno 300 megawattora annui di energia elettrica pulita, risparmiando il consumo di 80 tonnellate di petrolio ed evitando così di immettere nell'aria 225 tonnellate di CO2. Il nuovo impianto è entrato in funzione lo scorso 26 novembre. Le spese le ha sostenute la società costruttrice, la tedesca SolarWorld AG.
Il terzo colpo a costo zero è stato l'ingresso in YouTube, la più grande community mondiale di filmati sul Web. Il nuovo canale, inaugurato il 23 gennaio, offre ogni giorno videonews di produzione propria sulle attività del papa e della Chiesa. Da Google (proprietaria del sito) il Vaticano ha ottenuto una particolare protezione: ai video, ad esempio, non potranno essere immessi commenti.
Ma questi tre successi hanno dato soltanto un parziale sollievo alle autorità che amministrano il Vaticano. I consuntivi del 2008 saranno resi pubblici all'inizio dell'estate e sono attesi con più apprensione del solito. A conforto c'è che lo IOR, Istituto per le opere di religione, la Banca Vaticana leggendaria per la sua impenetrabile segretezza, sembra aver chiuso anche il 2008 in discreta salute, nonostante i disastri della finanza mondiale. Ogni gennaio il presidente dello IOR, che da vent'anni è il lombardo Angelo Caloia, si presenta dal Papa con un assegno generoso, in proporzione ai profitti dell'anno. La consistenza di questo assegno è segretissima, ma fonti affidabili asseriscono che il suo ordine di grandezza è circa il doppio dell'Obolo di San Pietro, cioè delle offerte che da tutto il mondo affluiscono ogni anno al Papa per le opere di carità. L'Obolo di San Pietro è una pietra di paragone nota. Nel 2007 è ammontato a 94,1 milioni di dollari, di cui 14,3 sono arrivati da un solo donatore che ha voluto restare anonimo. Nel contribuire all'Obolo, le nazioni più generose sono gli Stati Uniti e l'Italia, rispettivamente col 28 e col 13 per cento del totale. Segue la Germania col 6 per cento.
Ma per il Papa non c'è solo l'Obolo. Ci sono anche le offerte e i contributi che le diocesi e le congregazioni religiose di tutto il mondo sono tenute a versare al successore di Pietro, a norma del canone 1271 del codice di diritto canonico. Nel 2007 tali contributi sono ammontati a 29,5 milioni di dollari. Le offerte sono libere, ma da qualche anno il Vaticano chiede alle diocesi di dare almeno un euro per ogni battezzato, e alle congregazioni almeno 10 euro per ogni iscritto. Di fatto, però, questi parametri sono largamente disattesi. Alcuni contribuenti danno di più, la maggior parte molto di meno. Il governo centrale della Chiesa resta lontanissimo dal reggersi su un regolato sistema di tassazione. L'Obolo e le altre offerte sono amministrate da un ufficio della Segreteria di Stato diretto da mons. Gianfranco Piovano. È qui che la Santa Sede attinge per le numerose "emergenze" (l'ultima: un contributo alla ricostruzione di Gaza). I denari sono depositati nello IOR, che dall'arrivo di Caloia è amministrato con molta prudenza. Il quarto mandato consecutivo scade per Caloia nel giugno del 2009 e tra chi aspira a succedergli c'è Antonio Fazio, l'ex governatore della Banca d'Italia. Un altro nome che si sussurra è quello di Ettore Gotti Tedeschi, professore all'Università Cattolica, presidente in Italia del Banco di Santander e commentatore economico per L'Osservatore Romano. Ma è probabile che Caloia resti al suo posto ancora per un po'. A decidere saranno i cinque cardinali che vigilano sullo IOR, tra cui l'attuale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e il suo predecessore e rivale Angelo Sodano.
Ma per il Papa non c'è solo l'Obolo. Ci sono anche le offerte e i contributi che le diocesi e le congregazioni religiose di tutto il mondo sono tenute a versare al successore di Pietro, a norma del canone 1271 del codice di diritto canonico. Nel 2007 tali contributi sono ammontati a 29,5 milioni di dollari. Le offerte sono libere, ma da qualche anno il Vaticano chiede alle diocesi di dare almeno un euro per ogni battezzato, e alle congregazioni almeno 10 euro per ogni iscritto. Di fatto, però, questi parametri sono largamente disattesi. Alcuni contribuenti danno di più, la maggior parte molto di meno. Il governo centrale della Chiesa resta lontanissimo dal reggersi su un regolato sistema di tassazione. L'Obolo e le altre offerte sono amministrate da un ufficio della Segreteria di Stato diretto da mons. Gianfranco Piovano. È qui che la Santa Sede attinge per le numerose "emergenze" (l'ultima: un contributo alla ricostruzione di Gaza). I denari sono depositati nello IOR, che dall'arrivo di Caloia è amministrato con molta prudenza. Il quarto mandato consecutivo scade per Caloia nel giugno del 2009 e tra chi aspira a succedergli c'è Antonio Fazio, l'ex governatore della Banca d'Italia. Un altro nome che si sussurra è quello di Ettore Gotti Tedeschi, professore all'Università Cattolica, presidente in Italia del Banco di Santander e commentatore economico per L'Osservatore Romano. Ma è probabile che Caloia resti al suo posto ancora per un po'. A decidere saranno i cinque cardinali che vigilano sullo IOR, tra cui l'attuale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e il suo predecessore e rivale Angelo Sodano.
La Santa Sede risponde ai rabbini di Israele. Il segretario del Gran Rabbinato: nessuna interruzione, solo confronto. Il Papa è il benvenuto

Le relazioni tra Gran Rabbinato di Israele e Vaticano "sono molto speciali e dobbiamo fare del nostro meglio per mantenerle ai massimi livelli": così il segretario generale del Gran Rabbinato, Oded Weider, in un intervento pubblicato domani su Liberal.
"Il nostro è un impegno comune: ho scritto al card. Kasper, che mi ha risposto oggi: due lettere rispettose e molto importanti. Ora dobbiamo decidere i passi complementari per mantenere al meglio questo nostro rapporto: la nostra Commissione incaricata della questione si riunirà all'inizio della prossima settimana per decidere cosa fare a livello pratico. Ma non ci sono interruzioni di sorta", afferma Weider. A dimostrazione di questa posizione, Weider - che aveva scritto due giorni fa una lettera in cui chiedeva le scuse pubbliche di Williamson per le sue dichiarazioni - aggiunge: "La visita di Benedetto XVI in maggio è molto importante per noi, un viaggio che aspettiamo. Alcuni apprezzano il vescovo Williamson, altri la pensano come lui: purtroppo, il messaggio di tutta questa vicenda ha colpito negativamente la Chiesa. Che però combatte con noi per sconfiggere le recrudescenze del nazismo: dobbiamo fare il massimo, insieme, per dimostrare al mondo che persone del genere non sono accettabili, mai più".
Un lefebvriano contesta la revoca della scomunica e apre un nuovo caso di negazionismo. La Fraternità lo sconfessa. Mons. Rizzo: non è cristiano

E' stato proprio don Floriano Abrahamowicz, "scandalizzato" dal decreto della Congregazione per i vescovi del 21 gennaio 2009 che revoca appunto la scomunica ai quattro vescovi lefebvriani, ad aver detto in un’omelia domenica scorsa a Treviso e a Trento che la cosiddetta "revoca" avviene per una censura ecclesiastica mai esistita perché "il 30 giugno del 1988 monsignor Marcel Lefebvre consacrando quattro vescovi ha compiuto un atto meritorio e non un delitto. Le sue consacrazioni episcopali hanno rappresentato la continuità della Chiesa Cattolica Apostolica e Romana. È questa Sua fedeltà alla Chiesa Cattolica che gli valse le persecuzioni e le ingiuste e invalide censure da parte della Chiesa Conciliare".
E' "infondata ed estranea al sentire cristiano" l'affermazione di don Floriano Abrahamowicz, esponente della comunità lefebvriana del Veneto, che nega l'olocausto: lo afferma il vescovo di Treviso, mons. Andrea Bruno Mazzocato, invitando tutti i cristiani a far proprie le parole che il Papa ha pronunciato ieri sulla Shoah e la solidarietà ai fratelli ebrei. "In seguito alle dichiarazioni di don Floriano Abrahamowicz, un esponente della comunità lefebvriana, il vescovo di Treviso invita tutti i cristiani a far proprie le parole che il Santo Padre ha pronunciato nel corso dell'udienza generale di mercoledì 28 gennaio", afferma il presule in una nota firmata dal vicario generale della diocesi di Treviso, mons. Giuseppe Rizzo. "Auspico - sono le parole di Benedetto XVI - che la memoria della Shoah induca l'umanità a riflettere sull'imprevedibile potenza del male quando conquista il cuore dell'uomo. La Shoah sia per tutti monito contro l'oblio, contro la negazione o il riduzionismo, perché la violenza fatta contro un solo essere umano è violenza contro tutti". "Ogni posizione che prende le distanze dal pensiero del Papa - sottolinea il vescovo di Treviso - è da considerare storicamente infondata ed estranea al sentire cristiano e agli elementari sentimenti di umanità. Preghiamo perché 'la imprevedibile potenza del male non conquisti i cuori umani' generando simili tragedie. Ed impegniamoci ad educare delle nuove generazioni al rispetto della dignità di ogni uomo e al dialogo costruttivo tra culture e religioni".
La Fraternità sacerdotale San Pio X "ha già chiarito con un comunicato ufficiale del 27 gennaio scorso, vincolante per tutti i membri, la proprio posizione circa le polemiche sollevate in seguito alle dichiarazioni di mons. Richard Williamson. Nel ribadire i contenuti del comunicato, la Fraternità San Pio X riprova ogni singola parola da esso discordante": così don Davide Pagliarani, superiore del distretto italiano dei lefebvriani, in seguito alle dichiarazioni negazioniste del sacerdote lefebvriano Floriano Abrahamowicz.
Il rabbinato di Israele annulla l'incontro con i rappresentanti della Santa Sede a marzo. Ma il card. Kasper lo conferma

Il card. Tettamanzi: dal Papa parole che fanno chiarezza, un grande gesto

"Le parole cosi chiare del Santo Padre sono le parole del Papa e della Chiesa. E' stata fatta chiarezza". Lo ha detto il card. Dionigi Tettamanzi, commentando il pronunciamento di ieri del Pontefice contro il negazionismo. Per il cardinale nel dialogo con gli ebrei "i problemi possono essere superati. Bisogna proseguire - ha spiegato - sulla strada della verità con grande serenita'". L'arcivescovo di Milano è d'accordo con Benedetto XVI anche per quanto riguarda il perdono dato ai quattro vescovi lefebvriani: "è stato un grande gesto - spiega - al quale debbono seguire otra dei passi verso la piena comunione, con l'adesione al Concilo Vaticano II. Sono 16 documenti e da parte loro alcuni passi sono stati fatti, altri possono essere fatti. La vita non si risolve in un gesto, il cammino ha bisogno di passi. Ma non dimentichiamo che per i cristiani la misericordia è la forza più grande".
Benedetto XVI ai vescovi russi: rafforzare il dialogo con gli ortodossi per affrontare le sfide culturali ed etiche. Il saluto al Patriarca Kirill

Ai Vescovi della Russia in Visita "ad Limina Apostolorum" (29 gennaio 2009) - il testo integrale del discorso del Papa
Il Papa alla Rota Romana: attenzione al moltiplicarsi delle dichiarazioni di nullità, è in gioco la stessa verità sul matrimonio

UDIENZA AL TRIBUNALE DELLA ROTA ROMANA IN OCCASIONE DELL’INAUGURAZIONE DELL’ANNO GIUDIZIARIO - il testo integrale del discorso del Papa
Mons. Ravasi: nell’Anno dell’Astronomia la Chiesa onora la figura di Galileo e ribadisce l’importanza del dialogo tra fede e ragione

'Avvenire': le parole del Papa sono inequivocabili, ai lefebvriani nessuna 'cambiale in bianco'

Quella fraternità faccia un serio esame di coscienza - l'editoriale di Gianni Cardinale per Avvenire
Ennesima ingerenza del rabbino Laras: prematuro il viaggio del Papa in Israele. Mons. Paglia: Benedetto XVI non poteva fare più di così

Sul caso del vescovo negazionista Richard Williamsonil Papa "ha già fatto quanto era giusto e necessario". Lo sottolinea mons. Vincenzo Paglia, presidente della commissione CEI per l'ecumenismo. "Certo, magari arrivasse personalmente da Williamson una personale richiesta di perdono - aggiunge il presule intervistato da La Stampa - ma ciò non può essere una questione automatica".
Chiaro e tondo: il viaggio del Papa in Terra Santa non è affare di un rabbino italiano, che può sindacare su cosa è prematuro o meno solo all'interno delle mura della sua sinagoga! Il sospetto l'avete creato voi qui, spinti da una sentimento di rivalsa che non si sa per quale motivo covavate da anni.
Scenron
La diplomatica "frenata" del neo Patriarca di Mosca Kirill sui rapporti con la Chiesa Cattolica e l'incontro con Benedetto XVI

mercoledì 28 gennaio 2009
Il card. Bertone: mons. Williamson un episodio dolorissimo che ha turbato il Papa. Concilio Vaticano II centrale nel Pontificato di Benedetto XVI
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Il rabbinato di Israele fa marcia indietro sui rapporti con il Vaticano e plaude alle parole del Papa sulla Shoah

L'ambasciatore Lewy: Benedetto XVI resta il benvenuto in Israele. Sulle dichiarazioni del rabbino Rosen: non rappresenta il governo

Il rabbino Rosen: le parole del Papa sulla Shoah fatto importante e utile. Ma vuole un'altra dichiarazione del Vaticano

Il card. Kasper domenica a Mosca per l'intronizzazione del nuovo Patriarca Kirill: è presto per parlare di un incontro con Benedetto XVI

Kirill nuovo Patriarca di Mosca. Intervista col cardinale Kasper - L'intervista di Radio Vaticana
Il vescovo di Ratisbona vieta l'accesso a Williamson alle chiese locali e i vescovi francesi ribadiscono l'amicizia con gli ebrei e la fedeltà al Papa

Anche i vescovi francesi “condannano fermamente le parole inaccettabili e scandalose di mons. Williamson” e “ribadiscono alla comunità ebraica francese il loro impegno al dialogo e di amicizia”, ricordando anche che “Benedetto XVI non cessa di dimostrare il suo impegno per una relazione fruttuosa tra ebrei e cristiani”: è quanto si legge in una nota diffusa dal Consiglio permenente della Conferenza episcopale francese. “La revoca, da parte della Santa Sede, della scomunica dei quattro vescovi della Fraternità S. Pio X suscita numerose reazioni nell’opinione pubblica e nella società - scrivono i vescovi d’Oltralpe -. La coincidenza di questo annuncio con la rivelazione delle affermazioni di mons. Williamson, che nega il dramma dello sterminio degli ebrei, provoca una condanna che non può che essere legittima. I vescovi francesi condannano fermamente le parole inaccettabili e scandalose di mons. Williamson”. “Essi - continua la nota - ribadiscono alla comunità ebraica francese il loro impegno al dialogo e di amicizia. Ricordano che Benedetto XVI non cessa di dimostrare il suo impegno per una relazione fruttuosa tra ebrei e cristiani”. I vescovi francesi precisano inoltre che “togliere la scomunica non è una riabilitazione. Questo è un punto di partenza di un lungo cammino che presuppone un dialogo specifico. In alcun caso il Concilio Vaticano II sarà negoziabile. Alcuni gruppi ecclesiali non possono sostituirsi al magistero. I vescovi accolgono la volontà del Papa di andare fino in fondo a quel che può fare come invito alla riconciliazione. Sono in comunione con lui nell’esercizio della vigilanza episcopale. Esprimono il loro sostegno e la loro riconoscenza ai sacerdoti, ai diaconi, ai religiosi e ai laici che compongono la Chiesa cattolica in Francia e incoraggiano fedelmente le comunità cristiane vive e vicine agli uomini di questi tempi”.
Il Papa nella Repubblica Ceca. Benedetto XVI incontra il ministro della giustizia del Paese

Il telegramma del Papa al Patriarca di Mosca Kirill: cooperarazione tra le due Chiese sui valori del messaggio cristiano e sulla piena unità

Benedetto XVI e Kirill teologi 'mariani' sulla via della riconciliazione tra i fratelli di Roma e Mosca

Mi piace l'idea che di fatto e a differenza del passato, sia il nuovo Patriarca di Mosca che Benedetto XVI già si sono incontrati. Si sono già parlati, si sono già stretti la mano, si sono già scambiati opinioni di stima e di fiducia reciproca.
Ecco cosa vuol dire: spianate la strada al Signore che viene!
Erroneamente pensiamo che l'Ecumenismo, il dialogo, siano strumenti che tendono a confondere la Verità che siamo chiamati ad annunciare, ma non è così quando le cose sono fatte bene con il supporto della Provvidenza.
Qui abbiamo due Persone che con il dialogo avevano pianato questa strada, ed ecco uno è il nostro Sommo Pontefice, Successore di Pietro, l'altro è il Patriarca di Mosca, della Chiesa Ortodossa la quale è stata unita a Roma e a Pietro nei primi Mille anni di questa grande avventura. Come non vedere la mano della Provvidenza che agisce l'ha dove trova le Persone miti ed umili, pronte a lavorare con infinita pazienza alla trama della storia, a ricucire la tunica strappata.
Un altro aspetto che mi piace è questo: sia Benedetto XVI quanto Kirill sono profondamente "teologi mariani"; Benedetto XVI ci sta facendo amare profondamente la cultura stessa mariana, non l'inseguire una semplice devozione popolare (apprezzabilissima e importante) quanto quell'agire con Maria in ogni cosa.
Ecco, anche il Patriarca Kirill è un profondo teologo mariano, sappiamo infatti la grande e profonda devozione mariana del Popolo Russo ed Ortodosso: e chi ha Maria per Madre non può che essere davvero fratello e questa stessa ed unica Madre del Verbo non potrà fare altro che volere la riconciliazione dei fratelli.
Madre della Chiesa, Aiuto dei Cristiani, Regina Apostolorum: prega per noi! Guida i passi dei nostri Pastori, tienici uniti ai piedi della croce, tienici uniti davanti al Tuo Figlio Risorto.
La gioia del Papa per l'elezione di Kirill a Patriarca di Mosca. Gli auguri del Pontificio Consiglio per l'unità dei cristiani e di mons. Pezzi

“Siamo lieti di avere un Patriarca, con il quale abbiamo intrattenuto relazioni fraterne da molti anni, e che ha incontrato il Santo Padre già immediatamente dopo la sua elezione nell’aprile 2005 e poi nuovamente nei mesi di maggio 2006 e dicembre 2007”. Con queste parole il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei cristiani saluta l’elezione di Kirill a Patriarca di Mosca e di tutte le Russie. “Confidiamo – si legge nella nota del Pontificio Consiglio - di poter continuare il cammino comune di ravvicinamento che abbiamo iniziato”. “Non vogliamo certo perdere di vista le difficoltà che ancora permangono – precisano dal dicastero vaticano - ma siamo disposti e desiderosi a cooperare nel campo sociale e culturale per testimoniare i valori cristiani, senza tuttavia dimenticare che lo scopo ultimo del dialogo è la realizzazione del testamento di Gesù Cristo, nostro Signore, e cioè la piena comunione di tutti i suoi discepoli”. “Auspichiamo e preghiamo – la conclusione del comunicato - affinché Dio doni al nuovo Patriarca abbondanti benedizioni e lo guidi con il dono della fortezza e della sapienza”.
“Spero fermamente che le relazioni di fraterna comprensione vicendevole, di fiducia e di collaborazione che si sono sviluppate fra le nostre Chiese negli ultimi anni del servizio del compianto Santissimo Patriarca Alessio II, possano avere un approfondimento e uno sviluppo ulteriore. Perché questo possa succedere, da parte nostra, siamo disposti a fare tutto quello che dipende da noi”. E’ l’augurio che mons. Paolo Pezzi, arcivescovo dell’Arcidiocesi della Madre di Dio a Mosca, ha inviato al nuovo Patriarca Kirill. Nel suo augurio, l’arcivescovo cattolico esprime la “sua gioia” “all’episcopato, al clero e ai laici della Chiesa russa ortodossa per questo evento – aggiunge - così importante per la Chiesa e per tutto il popolo russo”. “Prego affinché il servizio del nuovo Patriarca eletto, con l’aiuto della grazia divina, possa servire per il rafforzamento nei fedeli della loro fede e devozione e anche per il bene e lo sviluppo di tutto il popolo russo e il suo Stato”.
Giornata della Memoria. Il Papa: piena e indiscutibile solidarietà agli ebrei. Nessuno neghi la tragedia dell'Olocausto

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Revoca della scomunica ai lefebvriani. Benedetto XVI: fedeltà al Magistero e all'autorità del Papa e del Concilio Vaticano II

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