di Bernardo Cervellera
Questa Quaresima vorremmo invitare i nostri lettori a dedicare una preghiera speciale per il Papa Benedetto XVI. Il suggerimento ci viene da parte di un gruppo di musulmani convertiti al cristianesimo che hanno scritto ad AsiaNews lanciando una novena per il Pontefice. Essi vedono Benedetto XVI come “un segno dell’amore di Gesù e un difensore dei deboli”, mentre il mondo cerca di attaccarlo in ogni modo. Fra i deboli vi sono loro stessi, questi neo-convertiti, costretti a tenere nascosta la loro conversione perfino in famiglia. Del resto, la preghiera per il Papa è stata richiesta da lui stesso pochi giorni fa.
Nel giorno in cui la Chiesa festeggia la Cattedra di San Pietro (22 febbraio), Benedetto XVI si è rivolto ai pellegrini radunati in piazza san Pietro per l’Angelus, chiedendo loro di accompagnarlo “con le vostre preghiere, perché possa compiere fedelmente l’alto compito che la Provvidenza divina mi ha affidato quale Successore dell’apostolo Pietro” e vescovo di Roma, la Chiesa chiamata “a svolgere un peculiare servizio nei confronti dell’intero Popolo di Dio".
Tutti conosciamo le difficoltà in cui versa l’ecumenismo, cioè lo slancio verso l’unità dei cristiani. E sembra che ogni passo e apertura di questo Papa sia accolto con freddezza, indifferenza, tergiversazione dalle altre Chiese. Un solo esempio: dopo tante preghiere e attenzioni da parte di Benedetto XVI, il nuovo patriarca ortodosso di Mosca, all’indomani della sua elezione, ha subito detto che un viaggio a Mosca del Pontefice non è per ora prevedibile. Il ministero dell’unità del Papa soffre anche nel tentare di tenere insieme la varietà delle esperienze cattoliche, ancora troppo divise (e forse confuse) fra “progressisti” e “tradizionalisti”, “del Nord” e “ del Sud”, dei “ricchi” e dei “poveri”, perdendo l’occasione di stimarsi e unirsi nel testimoniare la fede davanti a un mondo che diviene sempre più ateo.
La levata della scomunica al vescovo lefebvriano Williamson è stata l’occasione per tanti politici, giganti e nani, di accusare il Papa di antisemitismo, senza nemmeno conoscere i fatti e senza nemmeno voler ricordare che Benedetto XVI è colui che ha costruito da anni un solido rapporto con il mondo ebraico. Sembra quasi che tutti si siano dati appuntamento per lanciare pietre al capro espiatorio di turno. Il punto è che Benedetto XVI è una delle poche voci che ricordano che l’uomo non può essere comprato dalla politica e che lo Stato deve servire il bene comune. E mentre in Europa si trama per introdurre eutanasia e eugenetica, egli sottolinea che “l'uomo sarà sempre più grande di tutto ciò che forma il suo corpo”, condannando una mentalità che considera la vita e la dignità personale solo “fondata sul proprio desiderio e sul diritto individuale”, privilegiando “le capacità operative, l'efficienza, la perfezione e la bellezza fisica”.
In tutti questi “incidenti” si può anche vedere errori o goffaggini della Curia romana, ma nella “guerra” contro Benedetto XVI c’è soprattutto il tentativo di soffocare chi ricorda a tutti il valore assoluto della persona. Nella crisi delle ideologie e delle economie che sta inghiottendo il mondo, questo è l’ultimo tentativo di togliere di mezzo Dio come un ultimo impiccio.
Nel giorno in cui la Chiesa festeggia la Cattedra di San Pietro (22 febbraio), Benedetto XVI si è rivolto ai pellegrini radunati in piazza san Pietro per l’Angelus, chiedendo loro di accompagnarlo “con le vostre preghiere, perché possa compiere fedelmente l’alto compito che la Provvidenza divina mi ha affidato quale Successore dell’apostolo Pietro” e vescovo di Roma, la Chiesa chiamata “a svolgere un peculiare servizio nei confronti dell’intero Popolo di Dio".
Tutti conosciamo le difficoltà in cui versa l’ecumenismo, cioè lo slancio verso l’unità dei cristiani. E sembra che ogni passo e apertura di questo Papa sia accolto con freddezza, indifferenza, tergiversazione dalle altre Chiese. Un solo esempio: dopo tante preghiere e attenzioni da parte di Benedetto XVI, il nuovo patriarca ortodosso di Mosca, all’indomani della sua elezione, ha subito detto che un viaggio a Mosca del Pontefice non è per ora prevedibile. Il ministero dell’unità del Papa soffre anche nel tentare di tenere insieme la varietà delle esperienze cattoliche, ancora troppo divise (e forse confuse) fra “progressisti” e “tradizionalisti”, “del Nord” e “ del Sud”, dei “ricchi” e dei “poveri”, perdendo l’occasione di stimarsi e unirsi nel testimoniare la fede davanti a un mondo che diviene sempre più ateo.
La levata della scomunica al vescovo lefebvriano Williamson è stata l’occasione per tanti politici, giganti e nani, di accusare il Papa di antisemitismo, senza nemmeno conoscere i fatti e senza nemmeno voler ricordare che Benedetto XVI è colui che ha costruito da anni un solido rapporto con il mondo ebraico. Sembra quasi che tutti si siano dati appuntamento per lanciare pietre al capro espiatorio di turno. Il punto è che Benedetto XVI è una delle poche voci che ricordano che l’uomo non può essere comprato dalla politica e che lo Stato deve servire il bene comune. E mentre in Europa si trama per introdurre eutanasia e eugenetica, egli sottolinea che “l'uomo sarà sempre più grande di tutto ciò che forma il suo corpo”, condannando una mentalità che considera la vita e la dignità personale solo “fondata sul proprio desiderio e sul diritto individuale”, privilegiando “le capacità operative, l'efficienza, la perfezione e la bellezza fisica”.
In tutti questi “incidenti” si può anche vedere errori o goffaggini della Curia romana, ma nella “guerra” contro Benedetto XVI c’è soprattutto il tentativo di soffocare chi ricorda a tutti il valore assoluto della persona. Nella crisi delle ideologie e delle economie che sta inghiottendo il mondo, questo è l’ultimo tentativo di togliere di mezzo Dio come un ultimo impiccio.