“Nel cuore dell’uomo tutti i vizi provengono da una radice: la cupidigia”, e “proprio da queste radici della cupidigia è nata” tutta questa crisi”. Lo ha detto oggi il Papa, che nella catechesi dell’Udienza generale – dedicata alla figura di Sant'Ambrogio Autperto, “un autore piuttosto sconosciuto dell’VIII Secolo” ma il cui “insegnamento” è “un tesoro teologico e spirituale anche per i nostri tempi” – si è riferito, a braccio, alla “presente crisi economica mondiale”, che attraverso questa lettura “rivela tutta la sua attualità”. Riferendosi ad un’opera di Ambrogio, un trattato sulle virtù in cui il santo “ammaestra i monaci su come affrontare il combattimento spirituale di ogni giorno”, e soprattutto “l’assalto che il cristiano deve affrontare dentro di sé, da parte delle forze del male”, Benedetto XVI ha fatto notare che nel “conflitto tra vizi e virtù” Ambrogio “contrappone alla cupidigia il disprezzo del mondo”, che “non è un disprezzo del reato, della bellezza e della bontà della creazione e del Creatore, ma verso la falsa visione del mondo insinuata dalla cupidigia”, la quale – ha spiegato il Santo Padre sempre fuori testo – “insinua che l’avere sarebbe il sommo valore, l’ apparire come qualcosa, e così falsifica la creazione del mondo e distrugge il mondo”. Dopo aver individuato nella “cupidigia” le “radici” della “presente crisi economica mondiale”, il Papa ha ricordato – ancora a braccio – che “Dio ha proposto la porta stretta e la porta larga, non ha indicato una terza via.” Ciò significa che “anche per il ricco vale il combattimento contro la cupidigia, la voglia di essere e di apparire, il concetto della falsa libertà come poter disporre di tutto, secondo il proprio arbitrio”. Anche il ricco,dunque, “deve trovare la vera strada della verità, dell’amore, e così della retta via”. A braccio, oggi, anche la conclusione della catechesi, in cui soffermandosi sull’attualità di Sant'Ambrogio Autperto Benedetto XVI ha ricordato come sia “vissuto in un tempo di forte strumentalizzazione politica della Chiesa, dove nazionalismo e tribalismo hanno sfigurato il volto della Chiesa”. Ambrogio, per il Papa, “ha saputo scoprire il vero volto della Chiesa in Maria,nei santi, e ha capito cosa vuol dire essere cattolico, cristiano: vivere della Parola di Dio, e così dare di nuovo vita alla Parola, offrire la nostra carne per questo nostro tempo”. Altra lezione di Ambrogio, l’aver mostrato che “con la ricerca teologica Dio non va conosciuto realmente come è, solo l’amore lo può raggiungere”: di qui l’auspicio papale che la figura di Ambrogio “ci aiuti a vivere il mistero della Chiesa oggi, in questi nostri tempi”.
Commentando “l’opera più importante” di Sant'Ambrogio Autperto, il suo commento in dieci libri all’Apocalisse, in cui i sofferma sul “ruolo decisivo della Vergine Maria nell’opera della Redenzione”, il Papa ha affermato che “la Chiesa non può essere mai separata da Gesù Cristo”, che “deve in noi, che siamo il suo corpo, quotidianamente nascere, morire e risuscitare”. “La Chiesa è nelle mani di Cristo, rimane il suo corpo, rimane realmente un soggetto con Lui, partecipa della mediazione delle grazie”, ha aggiunto il Santo Padre a braccio, davanti a circa 35 mila fedeli riuniti in piazza S. Pietro. La “formulazioni” di Sant'Ambrogio, per Benedetto XVI, “in qualche modo anticipano quelle di san Bernardo e della mistica francescana, senza tuttavia deviare verso forme discutibili di sentimentalismo, perché egli non separa mai Maria dal mistero della Chiesa”. “Con buona ragione”, quindi, Ambrogio Autperto “è considerato il primo grande mariologo in Occidente”.
Breve siparietto il Papa che mentre salutava i pellegrini ha indossato per qualche secondo una kefiah che gli era stata offerta da due ragazzi. Il Pontefice ha prima stretto la mano ad un ragazzo, probabilmente medio-orientale, che indossava una kefiah, quindi si è messo sul collo un'altra kefiah, dai colori bianco e nero, che una ragazza gli ha offerto. Dopo qualche secondo il segretario personale del Papa, mons. Georg Gaenswein, ha preso il dono e lo ha messo insieme agli altri che il Papa riceve dai pellegrini.