Luigi Geninazzi, Avvenire
venerdì 25 settembre 2009
Il Papa nella Repubblica Ceca. Nella società distratta poca attenzione al viaggio. Ma gli intellettuali attendono con interesse l’incontro
Ma perché il Papa tedesco parlerà in inglese? La questione può apparire bizzarra, eppure ha tenuto banco per settimane sui giornali della Repubblica Ceca dove domani Benedetto XVI inizia una viaggio apostolico di tre giorni. C’è chi ha giustificato la decisione d’evitare la lingua di Goethe nella nazione di Kafka, che pure scriveva in tedesco, come una forma d’attenzione nei riguardi delle relazioni, storicamente complicate, tra i due Paesi. Ma c’è anche chi ha espresso stupore, dato che i contrasti tra cechi e tedeschi sono roba d’archivio, come ha scritto Mlada fronta, il quotidiano più diffuso in Boemia. "Polemiche senza senso - taglia corto il vescovo ausiliare di Praga, Vaclav Maly -, Benedetto XVI terrà i suoi discorsi pubblici in inglese per il semplice motivo che la grande maggioranza dei cechi lo intende abbastanza bene". Per il resto, la sua imminente visita non ha acceso altri dibattiti. Per chi ha seguito i viaggi pontifici in giro per il mondo è un po’ sorprendente notare che qui, nella sfavillante città delle cento torri e dei tetti dorati, non vi sia neppure un manifesto di benvenuto per il Papa che arriva. Girando per le incantevoli piazze e le strette viuzze gremite di turisti che affollano una Praga sempre meno magica, si colgono pochi segni dell’imminente arrivo dell’illustre ospite. Solo piccoli poster all’ingresso delle chiese. "Abbiamo preferito distribuire ai fedeli un libretto esplicativo sulla figura di Benedetto XVI", spiegano alla Conferenza episcopale. Ed anche l’agnostico presidente della Repubblica, Vaclav Klaus, si è ben guardato dal dare pubblicità al viaggio del Papa, viaggio che ha carattere pastorale ma anche istituzionale, essendovi l’invito del capo dello Stato oltre che della Chiesa Cattolica. La Repubblica Ceca è uno dei pochi Paesi dell’Unione Europea che non ha ancora un Trattato con la Santa Sede; un accordo è stato siglato nel 2002, ma il Parlamento s’è rifiutato di ratificarlo. A Praga la politica è in stato confusionale, con un governo di tecnici che doveva durare pochi mesi ed invece andrà avanti sino alla fine della legislatura nel maggio 2010 perché nessuno vuole andare alle urne in questi tempi di crisi economica. E la società è disillusa e ripiegata su se stessa. Le celebrazioni per il ventesimo anniversario della rivoluzione di velluto non suscitano grande entusiasmo. "Lo slogan lanciato all’epoca da Vaclav Havel parlava di verità e di carità contro la menzogna e l’odio. È interessante notare che quello stesso binomio sia il titolo della recente Enciclica papale che costituirà uno dei leit-motiv della visita di Benedetto XVI", osserva David Macek, giovane intellettuale e vice-presidente del Partito democristiano ceco. A suo avviso, il vero problema non è tanto il fatto che i credenti siano una minoranza, quanto piuttosto la difficoltà della Chiesa nel rivolgersi ad una società laicista. "Per questo la presenza del Papa in mezzo a noi costituirà un benefico choc, perché parlerà in modo chiaro ponendo le domande fondamentali che toccano il cuore di ogni uomo". Dello stesso parere è il professore Wojtech Elias, decano della Facoltà teologica della prestigiosa università Carlo. "Nell’ambiente accademico – dice – c’è grande curiosità per l’incontro che il Papa avrà con gli intellettuali". Ed un cordiale benvenuto al vescovo di Roma viene espresso anche dal vice-presidente del Consiglio ecumenico della Chiese della Repubblica Ceca, il protestante Joerg Ruml. "Per noi è una gioia partecipare a questo evento", ha dichiarato. Dopo il coraggioso "mea culpa" pronunciato qui a Praga da Giovanni Paolo II nel 1995, i rapporti tra le Chiese sono tornati al sereno. Un buon auspicio per Benedetto XVI.