sabato 5 settembre 2009

Il Papa a Viterbo e Bagnoregio. ll palco papale della Celebrazione Eucaristica a Valle Faul tra fede e arte

La progettazione del luogo a Valle Faul (foto) in cui si svolgerà domani a Viterbo la solenne Celebrazione Eucaristica, momento alto di incontro tra la Chiesa locale ed il Santo Padre in occasione della sua visita, ha la sua genesi nelle suggestioni suggerite dal vescovo Lorenzo Chiarinelli quando, annunciando con gioia la presenza a Viterbo e Bagnoregio di Benedetto XVI ha posto l’accento sul “Successore di Pietro, il pescatore, la roccia, il pastore” scegliendo proprio come logo la frase “conferma i tuoi fratelli”. Quindi l’idea progettuale ha suggerito all'ideatore Santino Tosini di riflettere sul simbolismo che richiama a Pietro, e allo stesso tempo, predisporre un luogo atto a divenire l’incontro e l’abbraccio tra il Santo Padre ed i fedeli di Viterbo intorno al centro focale dell’altare eucaristico. Il palco della celebrazione ha quindi assunto una forma a settore circolare con al centro della simmetria distributiva la sede del Santo Padre, l’altare eucaristico e la gradonata che scende a congiungere l’assemblea dei fedeli con il centro celebrativo. Tale unione è simboleggiata dal prato verde che, con due ali poste ai lati della scala, collega il livello della piazza a quello del palco. Alle spalle del Santo Padre è stata realizzata una quinta che vuol simboleggiare l’abside nei lati della quale si aprono due finestre verso il cielo realizzate mediante pannelli policromi rappresentati a modo di vetrata legata al piombo. L’idea è quella di sottolineare la valenza escatologica dell’abside suggerendo, tramite queste trasparenze, un “al di là” dello stesso muro absidale. La struttura nella sua composizione vuol richiamare le suggestioni legate al “mare”, al lago dove Pietro viveva, intorno al quale Gesù ha annunciato la buona novella e sulle cui sponde ha costituito Pietro a capo della Chiesa. La copertura, con le possenti nervature a sbalzo, vuol simboleggiare una conchiglia, anche rifacendosi al simbolismo della conchiglia del pellegrino, e quindi a Pietro che è in viaggio lungo le strade, anche di Viterbo, per annunciare l’amore di Dio; i colori del pavimento richiamano le acque. I simboli, raffigurati nei pannelli policromi disegnati dall’arch. Nazareno Cometto di Roma, sono: il pesce, l’ancora e la colomba. Il pesce, oggetto del mestiere di Pietro pescatore ma anche simbolo di Cristo e, come “cibo che viene dal mare”, segno del cibo che il Messia, novello Mosè, darà per farsi riconoscere. L’ ancora simbolo della fermezza della speranza alla quale, su invito di Paolo, dobbiamo “afferrarci saldamente”. La colomba immagine dello Spirito Santo ci ricorda il potere dato agli apostoli di rimettere i peccati e la forza di testimoniare Cristo, in particolare a Pietro, capo del Collegio Apostolico. Gli arredi sacri: sede, altare ed ambone sono in legno, nella semplicità delle formemedioevali tipiche della nostra terra, ma di colore scuro a contrasto con tutto il resto della struttura lignea più chiara, con maggiore evidenza sullo sfondo, e ciò a volere richiamare il colore scuro delle roccie basaltiche dell’area circostante il lago di Tiberiade (...su questa roccia edificherò la mia chiesa…). Nel fronte dell’altare, a significare la centralità celebrativa, brilla una antico paliotto del XVII secolo della cattedrale di Montefiascone tessuto in prezioso filo d’oro. Nella parte anteriore del palco con diverso livello si trovano tutti i sacerdoti concelebranti che sono “guida” delle singole realtà parrocchiali che si stringono in un abbraccio fraterno ed affettuoso a Papa Benedetto XVI.

Viterbo Oggi