martedì 22 settembre 2009

La tv svedese pronta a calunniare Benedetto XVI sul negazionismo di mons. Williamson, con la complicità del vescovo di Stoccolma e del card. Kasper

Informa il blog Rorate Caeli che mercoledì 23 settembre, la televisione pubblica svedese SVT, già nota per aver trasmesso a gennaio quell'intervista a mons. Williamson che tanta polemica ha provocato, manderà in onda una seconda parte sulla vicenda. Questa volta, l'attacco non è nemmeno più obliquo ed indiretto, ma prende di mira direttamente il Vaticano, e quindi il Papa, accusandoli di aver mentito nel sostenere di non sapere delle opinioni di Williamson. Il programma comprenderà pure un'intervista al card. Walter Kasper, effettuata durante la sua visita al festival di corali Pueri Cantores a Stoccolma, nel luglio scorso. Il cardinale chiaramente spiega che, subito prima della revoca della scomunica, non aveva ricevuto alcuna informazione interna dal Vaticano, ma che egli aveva conoscenza in generale delle simpatie del vescovo Williamson. Aggiunge pure nell'intervista che pensava che ciò fosse largamente noto, e si stupì invece di apprendere che la Pontificia Commissione Ecclesia Dei ne fosse all'oscuro. La diocesi cattolica di Stoccolma aveva inoltre già allertato il parroco anglicano locale, che aveva prestato la sua chiesa al vescovo Williamson nel giugno 2008, circa l'estremismo di quest'ultimo. Nonostante il fatto che il vescovo Arborelius abbia detto immediatamente dopo il programma di gennaio che la FSSPX non fa parte della Chiesa Cattolica, il suo ufficio è stato molto impegnato per la presenza della Fraternità in Svezia. Perfino una lettera confidenziale mandata all'ufficio della diocesi è stata sciorinata nell'ormai famoso programma tv di gennaio, per provare che erano state prese misure della diocesi per fermare la Fraternità San Pio X. La diocesi ha anche cooperato con la tv svedese nel preparare il documentario con l'intervista a Williamson. I reporters furono perfino invitati a cena in vescovado, come è stato notato nel blog di uno dei giornalisti. Questa volta il vescovo Arborelius sarà anche intervistato su quello che ha fatto prima che l'intervista a Williamson fosse trasmessa. Infatti a suo dire, in risposta a una domanda fatta dalla Nunziatura, ben prima del programma di gennaio, il vescovo aveva mandato informazioni al Vaticano inerenti i contenuti dell'intervista a Richard Williamson. Nel programma televisivo, vi saranno anche domande in proposito al Nunzio per i paesi scandinavi, l'arcivescovo Emil Paul Tscherrig. Dobbiamo quindi prepararci ad un altro attacco, diretto questa volta non tanto alla Fraternità lefebvriana, quanto alla Santa Sede e al Papa, con un'altra ondata di calunnie volte a mettere in sospetto la Chiesa per opinioni politiche estremistiche. La TV svedese ha in precedenza spiegato che questo argomento è di poco interesse per gli svedesi, solo l'1% dei quali è cattolico. Questo non esclude che la TV di Stato spenda parecchio tempo e danaro su tali temi, e proprio in coincidenza con l'inizio dei colloqui dottrinali tra Vaticano e la Fraternità Sacerdotale San Pio X. Ma soprattutto: è da chiedersi a quale gioco stiano giocando il vescovo Arborelius e il card. Kasper. Sanno certo benissimo che le loro dichiarazioni, senza le quali, non ci sarebbe nessun nuovo programma televisivo, avranno l'effetto di mettere di nuovo in grave difficoltà la Santa Sede, la quale aveva cercato di sopire l'enorme polemica, protestando di non essere al corrente delle discutibili opinioni del vescovo lefebvriano. Il Papa nella lettera ai vescovi del marzo scorso ha definito la vicenda una “disavventura per me imprevedibile”, aggiungendo poi: “Mi è stato detto che seguire con attenzione le notizie raggiungibili mediante l’internet avrebbe dato la possibilità di venir tempestivamente a conoscenza del problema”. Il Papa, quindi, ha dichiarato di non saperne nulla; ed ora un suo cardinale e stretto collaboratore dice invece che la cosa era in pratica di dominio pubblico, tanto da stupirsi che non lo si sapesse, sollevando in pratica ben più che semplici dubbi circa il fatto che quella “ignoranza” sia solo simulata e strumentale; mentre un vescovo ribadisce perfino di aver più volte passato informazioni dettagliate. Il momento è grave. E il gioco sporco.

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