Il Papa: il raggiungimento della comune testimonianza di fede dei cristiani per condurre tutti gli uomini a Dio priorità della Chiesa di ogni tempo
Impegno per “l’unità di fede”, superamento dei problemi dottrinali” con la Fraternità S. Pio X, integrazione degli appartenenti all’Anglicanesimo, sviluppo del movimento ecumenico, riaffermazione dei grandi valori della vita nei campi della bioetica, valorizzazione della morale naturale: sono i principali temi affrontati stamane da Benedetto XVI nel discorso rivolto ai partecipanti all’assemblea plenaria della Congregazione per la Dottrina della Fede, ricevuti in udienza presso la Sala Clementina in Vaticano. Il Papa ha ringraziato il prefetto card. William Joseph Levada e i suoi collaboratori, richiamando “le nuove responsabilità che il Motu Proprio ‘Ecclesiae Unitatem’” ha affidato alla Congregazione, unendola “in modo stretto al Dicastero la Pontificia Commissione Ecclesia Dei”. Ha sottolineato “come la Vostra Congregazione partecipi del ministero di unità, che è affidato, in special modo, al Romano Pontefice, mediante il suo impegno per la fedeltà dottrinale. L’unità è infatti primariamente unità di fede, sostenuta dal sacro deposito, di cui il Successore di Pietro è il primo custode e difensore”. Ha quindi aggiunto che il ministero dell’unità “è un inderogabile servizio dal quale dipende l’efficacia dell’azione evangelizzatrice della Chiesa fino alla fine dei secoli”. Dopo aver richiamato la “potestas docendi” del “Vescovo di Roma”, Benedetto XVI ha ricordato che tale “compito” comporta “l’obbedienza alla fede, affinché la Verità che è Cristo continui a risplendere nella sua grandezza e a risuonare per tutti gli uomini nella sua integrità e purezza, così che vi sia un unico gregge, radunato attorno all’unico Pastore”. “In questo spirito – ha aggiunto - confido in particolare nell’impegno del Dicastero perché vengano superati i problemi dottrinali che ancora permangono per il raggiungimento della piena comunione con la Chiesa da parte della Fraternità S. Pio X”. ''Desidero rallegrarmi - ha detto Papa Ratzinger - per l'impegno in favore della piena integrazione di gruppi di fedeli e di singoli, già appartenenti all'Anglicanesimo, nella vita della Chiesa Cattolica, secondo quanto stabilito nella Costituzione Apostolica "Anglicanorum coetibus"'', rimarcando che “la fedele adesione di questi gruppi alla verità ricevuta da Cristo e proposta dal Magistero della Chiesa non è in alcun modo contraria al movimento ecumenico, ma mostra, invece, il suo ultimo scopo che consiste nel giungere alla piena e visibile comunione dei discepoli del Signore”. Nella parte centrale del suo discorso alla Congregazione per la Dottrina della Fede, Benedetto XVI si è poi occupato dei temi bioetici, ricordando l’Istruzione Dignitas personae su alcune questioni di bioetica, pubblicata nel 2008. A questo proposito ha sottolineato che “in temi tanto delicati ed attuali, quali quelli riguardanti la procreazione e le nuove proposte terapeutiche che comportano la manipolazione dell’embrione e del patrimonio genetico umano, l’Istruzione ha ricordato che ‘il valore etico della scienza biomedica si misura con il riferimento sia al rispetto incondizionato dovuto ad ogni essere umano, in tutti i momenti della sua esistenza, sia alla tutela della specificità degli atti personali che trasmettono la vita’ (n. 10)”. “In tal modo – ha poi affermato - il Magistero della Chiesa intende offrire il proprio contributo alla formazione della coscienza non solo dei credenti, ma di quanti cercano la verità e intendono dare ascolto ad argomentazioni che vengono dalla fede ma anche dalla stessa ragione”. Il Papa ha quindi detto che “la Chiesa, nel proporre valutazioni morali per la ricerca biomedica sulla vita umana, attinge infatti alla luce sia della ragione che della fede, in quanto è sua convinzione che ‘ciò che è umano non solamente è accolto e rispettato dalla fede, ma da essa è anche purificato, innalzato e perfezionato’”. Il Papa ha quindi richiamato il rapporto fede-ragione sui temi biomedici, affermando che “in questo contesto viene altresì data una risposta alla mentalità diffusa, secondo cui la fede è presentata come ostacolo alla libertà e alla ricerca scientifica, perché sarebbe costituita da un insieme di pregiudizi che vizierebbero la comprensione oggettiva della realtà”. “Di fronte a tale atteggiamento, che tende a sostituire la verità con il consenso, fragile e facilmente manipolabile, - ha aggiunto - la fede cristiana offre invece un contributo veritativo anche nell’ambito etico-filosofico, non fornendo soluzioni precostituite a problemi concreti, come la ricerca e la sperimentazione biomedica, ma proponendo prospettive morali affidabili all’interno delle quali la ragione umana può ricercare e trovare valide soluzioni”. Aspetti quali “il valore della vita umana, la dimensione relazionale e sociale della persona, la connessione tra l’aspetto unitivo e quello procreativo della sessualità, la centralità della famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e di una donna” costituiscono – per Benedetto XVI – “contenuti, iscritti nel cuore dell’uomo”, “sono comprensibili anche razionalmente come elementi della legge morale naturale e possono riscuotere accoglienza anche da coloro che non si riconoscono nella fede cristiana”. SIR, Asca