Il Papa: nell'incontro tra i popoli e nel dialogo tra le culture rispettando le identità l'avvenire delle società. Conciliare i diritti e la sicurezza
L’avvenire delle nostre società poggia sull’incontro dei popoli, per questo gli Stati sono chiamati a condividere le responsabilità del crescente fenomeno immigratorio, riconoscendo la dignità di ogni persona, in un contesto in cui siano rispettati i diritti ma anche i doveri degli stranieri: è quanto ha detto il Papa all'Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti che si sta svolgendo in Vaticano sul tema della corresponsabilità degli Stati e degli organismi internazionali. Il Papa ha espresso il proprio apprezzamento per quelle convenzioni internazionali che regolano la circolazione delle persone mirando “a garantire la protezione dei diritti umani fondamentali e a combattere la discriminazione, la xenofobia e l’intolleranza”. “E’ apprezzabile lo sforzo di costruire un sistema di norme condivise che contemplino i diritti e i doveri dello straniero, come pure quelli delle comunità di accoglienza, tenendo conto, in primo luogo, della dignità di ogni persona umana, creata da Dio a sua immagine e somiglianza. Ovviamente, l'acquisizione di diritti va di pari passo con l'accoglienza di doveri”. “La responsabilità degli Stati e degli Organismi Internazionali – ha affermato il Pontefice - si esplica specialmente nell'impegno di incidere su questioni che, fatte salve le competenze del legislatore nazionale, coinvolgono l'intera famiglia dei popoli, ed esigono una concertazione tra i Governi e gli Organismi più direttamente interessati” come “l'ingresso o l'allontanamento forzato dello straniero, la fruibilità dei beni della natura, della cultura e dell'arte, della scienza e della tecnica, che a tutti deve essere accessibile”. L’obiettivo è quello di promuovere la pace in una “fase critica che le istituzioni internazionali stanno attraversando, impegnate a risolvere le questioni cruciali della sicurezza e dello sviluppo, a beneficio di tutti”. “È vero che, purtroppo, assistiamo al riemergere di istanze particolaristiche in alcune aree del mondo, ma è pure vero che ci sono latitanze ad assumere responsabilità che dovrebbero essere condivise”. “Inoltre – ha aggiunto - non si è ancora spento l'anelito di molti ad abbattere i muri che dividono e a stabilire ampie intese, anche mediante disposizioni legislative e prassi amministrative che favoriscano l’integrazione, il mutuo scambio e l’arricchimento reciproco”. “In effetti, prospettive di convivenza tra i popoli possono essere offerte tramite linee oculate e concertate per l’accoglienza e l’integrazione, consentendo occasioni di ingresso nella legalità, favorendo il giusto diritto al ricongiungimento familiare, all'asilo e al rifugio, compensando le necessarie misure restrittive e contrastando il deprecabile traffico di persone”. Si tratta di conciliare “il riconoscimento dei diritti della persona e il principio di sovranità nazionale” con il riferimento “alle esigenze della sicurezza, dell'ordine pubblico e del controllo delle frontiere”. Il Papa ha rinnovato quindi il suo “appello agli Stati affinché promuovano politiche in favore della centralità e integrità della famiglia” così come “l’apertura alla vita”: “L’avvenire delle nostre società poggia sull'incontro tra i popoli, sul dialogo tra le culture nel rispetto delle identità e delle legittime differenze. In questo scenario la famiglia mantiene il suo ruolo fondamentale. Perciò la Chiesa, con l’annuncio del Vangelo di Cristo in ogni settore dell’esistenza, porta avanti ‘l'impegno… a favore non solo dell'individuo migrante, ma anche della sua famiglia, luogo e risorsa della cultura della vita e fattore di integrazione di valori’”. Benedetto XVI invita infine a lasciarsi ispirare dal Beato Giovanni Battista Scalabrini, definito “Padre dei migranti” da Giovanni Paolo II, e di cui il prossimo 1° giugno si ricorderanno i 105 anni della nascita al cielo.Radio Vaticana