SIR
martedì 15 giugno 2010
Il Papa nel Regno Unito. Sarà distribuito in tutte le parrocchie un'opuscolo che risponde alle domande più importanti sul viaggio di Benedetto
“Preparare la prossima visita di Benedetto XVI (16-19 settembre) e far comprendere al meglio il ruolo della fede e della Chiesa nella vita quotidiana”. Sono questi gli obiettivi di “Heart speaks unto heart – La visita di Benedetto XVI nel Regno Unito”, l’opuscolo presentato oggi a Londra dall’arcivescovo Vincent Nichols, presidente della Conferenza Episcopale di Inghilterra e Galles, e che sarà distribuito in tutte le parrocchie di Inghilterra, Galles e Scozia il prossimo fine settimana. Per mons. Nichols “in questo campo c’è un vuoto di conoscenze da parte dell’opinione pubblica che il testo cerca di colmare rispondendo a domande del tipo ‘Perché il Papa incontrerà la Regina?’, ‘Cosa ha da dirci il Papa della nostra società?’, ‘Qual è il contributo della Santa Sede al mondo e alla società britannica?’, ‘Cosa ha da dire sulla protezione dei minori?’. Risposte che saranno utili a coloro che vogliono capire un po’ di più di queste giornate storiche”. “Si tratta della prima volta che un Papa visita il Regno Unito su invito della Regina – si legge nell’introduzione – e per questo è l’equivalente di una visita di Stato”. Rispetto al viaggio di Giovanni Paolo II del 1982, questo di Benedetto XVI sarà diverso: “Il Pontefice prenderà, infatti, parte ad incontri ecumenici ed interreligiosi e presiederà la beatificazione del card. John Henry Newman. Ma come ospite di Sua Maestà verrà, innanzitutto ad incontrare tutta la popolazione del Regno Unito. Tra Santa Sede e Regno Unito – prosegue il testo - ci sono state relazioni diplomatiche, in una varietà di forme, sin dal 1479 ma il riconoscimento formale risale al tempo della Prima guerra mondiale. Molte volte il Governo britannico e la Santa Sede hanno condiviso interessi comuni. Oggi insieme lottano contro la povertà, per la difesa dell’ambiente, per promuovere lo sviluppo economico, inclusa anche l’eliminazione del debito dei Paesi poveri”. “La fede cristiana – continua l’introduzione - ha permeato la nostra società e cultura di questi ultimi 2000 anni. Non è possibile, quindi, capire chi siamo, da dove veniamo senza una conoscenza della nostra fede storica. La nostra fede vive in un grandissimo numero di fedeli che in essa trovano il significato ultimo della loro vita e delle loro azioni. La tradizione giudaico-cristiana continua ad essere una fonte di valori di cui oggi noi abbiamo un chiaro bisogno. Questa tradizione ha molto da offrire al bene comune”.