SIR
martedì 15 giugno 2010
Murphy-O’Connor: il cammino del Papa tocca in profondità il patrimonio spirituale della Chiesa irlandese, impegna a cercare la verità, capire e amare
“Le cose che ricordo della mia vita sacerdotale non sono i successi ma i fallimenti”, dai quali “ho tuttavia imparato di nuovo a pregare per la perseveranza e l’obbedienza alla mia vocazione”. Lo ha detto questo pomeriggio il card. Cormac Murphy-O’Connor, arcivescovo emerito di Westminster e visitatore dalla Santa Sede per l’arcidiocesi di Armagh, concludendo l’Anno Sacerdotale con un discorso ai preti della diocesi di Maynooth. Il card. Murphy-O’Connor ha fatto riferimento agli abusi sessuali sui bambini, “terribili crimini che hanno colpito la Chiesa”. “Non importa – ha affermato – se preti e vescovi sono in larga maggioranza buoni servitori e pastori del loro popolo. Quando la scandalo si allarga, distende la sua ombra su ogni cosa”. Per questo “le vittime sono al primo posto nei nostri pensieri e preghiere”. Ripercorrendo la sua esperienza personale, il porporato ha rievocato l’episodio “doloroso” di dieci anni prima, legato, ha detto, “alla mia cattiva gestione” della vicenda “di un prete abusatore”, per la quale “sono stato attaccato per due anni”. Da quell’errore, ha rilevato, “ho imparato a diventare un guaritore ferito” e sono “derivati aspetti positivi come le misure e le procedure nazionali di salvaguardia oggi attuate in tutte le diocesi e parrocchie dell’Inghilterra e del Galles”. “Qualcuno ha parlato di questo tempo come di ‘notte buia’ per la Chiesa in Irlanda” ha proseguito il card. Cormac Murphy-O’Connor, osservando che questa “notte” è “anche un tempo di apprendimento, purificazione e fiducia” nel convincimento che “Dio non ci ha abbandonato” e “sta lavorando con noi”. In questo senso “la povertà è un dono”. “Scrivendo alla Chiesa in Irlanda – le parole dell’arcivescovo emerito di Westminster – il Papa ha iniziato a tracciare un cammino di pentimento e rinnovamento” mostrandoci “la via per dire la verità con amore”. Un semplice rinnovamento delle strutture non è infatti sufficiente per “guarire gli animi addolorati e gli spiriti feriti”. Per questo, sottolinea il cardinale, il Papa innesca un ulteriore processo che “tocca in profondità il grande patrimonio spirituale della Chiesa irlandese” e richiede “l’impegno non solo a cercare la verità e a capire”, ma anche “ad amare”. Dal porporato l’invito a “non avere fretta”. Per superare le “situazioni di desolazione”, ammonisce, occorrono “il tempo necessario” e “una diversa leadership per perseverare nel deserto rimanendo fedeli alla verità”. “La nostra unità, la nostra forza e la nostra speranza – conclude – è la Messa, il popolo riunito intorno all’altare dove si celebra l’Eucaristia”.