La Comunione. ''Non sono contro la Comunione in mano per principio - spiega Papa Ratzinger -, io stesso l'ho amministrata così ed in quel modo l'ho anche ricevuta''. Ma, aggiunge, ''facendo sì che la Comunione si riceva in ginocchio e che la si amministri in bocca, ho voluto dare un segno di timore e mettere un punto esclamativo circa la Presenza reale'' di Gesù nell'ostia. ''Non da ultimo - prosegue - perchè proprio nelle celebrazioni di massa, come quelle nella Basilica di San Pietro o sulla piazza, il pericolo dell'appiattimento è grande. Ho sentito di persone che si mettono la Comunione in borsa, portandosela via quasi fosse un souvenir qualsiasi. In un contesto simile, nel quale si pensa che è ovvio ricevere la Comunione - della serie: tutti vanno in avanti, allora lo faccio anch'io - volevo dare un segnale forte, deve essere chiaro questo: 'E' qualcosa di particolare! Qui c'è Lui, è di fronte a Lui che cadiamo in ginocchio. Fate attenzione! Non si tratta di un rito sociale qualsiasi al quale si può partecipare o meno'''.
I divorziati e l'Eucaristia. ''Certo che bisogna farlo'': Benedetto XVI risponde senza esitazioni al giornalista Peter Seewald che gli chiede se, come aveva già affermato una volta da cardinale, il tema della comunione ai divorziati risposati debba essere ''approfondito''. ''Da un lato - spiega Papa Ratzinger - vi è la certezza di quello che il Signore ci dice: il matrimonio contratto nella fede è indissolubile. E' una parola che non possiamo manipolare, dobbiamo mantenerla intatta, anche se contraddice gli stili di vita oggi dominanti''. Tuttavia, aggiunge il Pontefice, ''quello che si può fare è da un lato analizzare più a fondo la questione della validità dei matrimoni. Fino ad oggi il diritto ecclesiastico ha presupposto che chi contraeva matrimonio sapesse che cos'è il matrimonio. Nell'odierno groviglio di opinioni e in una costellazione totalmente mutata, è più facile che si creda che corrisponde maggiormente alla normalità rompere un matrimonio. E allora è necessario chiedersi come riconoscere la validità e come sia possibile operare per una guarigione''. Per il Pontefice, però, ''cedere o abbassare l'indice non aiuterebbe la società ad innalzare il proprio livello morale. Mantenere come criterio di giudizio ciò che è difficile, fare in modo che sia questo il metro al quale gli uomini possano sempre commisurarsi, è un compito necessario affinchè non seguano altre cadute''. Per questo, ''la pastorale dovrà allora vedere come restare vicina alla singola persona e, anche nella situazione diciamo irregolare, aiutarla a credere in Gesù Cristo Redentore, a credere alla sua bontà, e che Lui è ancora lì per lei, anche se non può ricevere la Comunione; ed è restare nella Chiesa, anche se la condizione in cui vive non e' in ordine dal punto di vista del diritto ecclesiastico''.
Asca