Mons. Georg Gänswein (foto), il segretario personale di Benedetto XVI, compie oggi 55 anni. Nei primi anni del Pontificato di Papa Ratzinger la figura di mons. Gänswein è rimasta piuttosto dietro le quinte, soprattutto rispetto all’attivismo del suo predecessore, quel don Stanislaw Dziwisz che, negli ultimi anni del regno di Wojtyla aveva assunto un ruolo rilevante nei rapporti fra Giovanni Paolo II e il mondo esterno. Georg, che aveva alle spalle rigorosi studi teologici, è balzato più che altro agli onori delle cronache mondane, per qualche immagine che lo ritraeva mentre giocava a tennis in pantaloncini o partecipava a qualche ricevimento nei salotti romani. Eppure, come ricorda una nota dell’Adnkronos, la sua carriera all’interno della Curia romana andava avanti da tempo: dal 1995 era stato fra i collaboratori della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, per trasferirsi l’anno dopo all’ex Sant’Uffizio su indicazione di Joseph Ratzinger, insegnando nel frattempo diritto canonico alla Pontificia Università della Santa Croce, l’ateneo romano dell’Opus Dei. Fin dall’inizio, come egli stesso spiegò in un’intervista concessa qualche anno fa alla Radio Vaticana per farsi conoscere, uno dei suoi compiti principali è stato quello di “proteggere” il Papa dall’enorme quantità di documenti, lettere, richieste che gli arrivano. In questo senso deve svolgere un lavoro di filtro, cercando di sottoporre a Benedetto XVI solo le questioni realmente importanti o che richiedono la sua diretta approvazione. È un lavoro non solo di responsabilità ma che, evidentemente, dimostra la piena fiducia di cui gode da parte del Pontefice. Nel tempo la sua immagine è divenuta familiare in tutte le grandi celebrazioni presiedute dal Papa: quando discretamente, sistema una falda dell’abito sollevata dal vento, sostiene il Pontefice se è affaticato e così via. Tuttavia il tema del rapporto con i media, è stato decisivo nell’”apprendistato” di personalità pubblica di mons. Gänswein. Dopo il primo anno di pontificato, infatti, don Georg spiegava quanto facesse fatica ad abituarsi alle luci della ribalta, alle curiosità dei giornali dovute anche al suo aspetto fisico prestante, un’invadenza che gli provocava imbarazzo e qualche fastidio. Quindi raccontava che ciò che gli mancava era fare un po’ di sport. Quanto al resto, la sua era stata una vita normale, almeno fino all’elezione di Papa Ratzinger: il forte legame con la famiglia, l’interesse per qualche ragazza quando era giovane e poi gli studi teologici. Ma dopo oltre sei anni di Pontificato, spesso passando attraverso tempeste e critiche, il segretario del Pontefice ha assunto un ruolo pubblico più forte e anche il rapporto con la stampa è assai più dinamico. Recentemente ci sono state almeno due sue uscite significative: l’ultima al fianco del ministro dell’Economia Giulio Tremonti in un incontro organizzato, a giugno, all’Università cattolica di Roma; e poi a Perugia, nel febbraio scorso, l’intervento pubblico forse più significativo svolto dal segretario del Pontefice. Don Georg, che in quell’occasione riceveva la laurea honoris causa dall’Università per stranieri di Perugia, tenne un lungo intervento sui rapporti fra Stato e Santa Sede in Italia arrivando a proporre uno statuto speciale per Roma che comprendesse la sua natura di capitale del cattolicesimo.
Vatican Insider