giovedì 20 ottobre 2011

VII Incontro Mondiale delle Famiglie. Prima lettera alla diocesi di Scola per l’anno pastorale in preparazione. Il significato della visita del Papa

"La famiglia è la via maestra e la prima, insostituibile 'scuola' di comunione, la cui legge è il dono totale di sé. I cristiani, proponendola in tutta la sua bellezza, al di là delle loro fragilità, intendono testimoniare agli uomini e donne del nostro tempo, qualunque sia la loro visione della vita, che l’oggettivo desiderio di infinito che sta al cuore di ogni esperienza di amore si può realizzare. La famiglia così concepita è un patrimonio prezioso per l’intera società". È la prima lettera del card. Angelo Scola (nella foto con Benedetto XVI) alla arcidiocesi di Milano per l’anno pastorale, con lo sguardo rivolto all’evento più importante: il VII Incontro Mondiale delle Famiglie. La lettera dell’arcivescovo apre il nuovo volumetto che farà da guida al cammino di preparazione con annessa l’Agenda pastorale. Ma il cuore dell’Incontro dell’anno prossimo è proprio la prima visita di Benedetto XVI a Milano. Su questo il cardinale insiste particolarmente: "È necessario che, nel tempo che ancora ci separa da quella data, in ogni parrocchia e decanato, in ogni aggregazione di fedeli, in ogni famiglia, ma anche in pubblico confronto con i vari ambiti della società civile, noi ci impegniamo a riscoprire il significato della figura del Successore di Pietro nella vita della Chiesa e nell’odierna società plurale". "Perché il Papa viene a noi?", si chiede Scola. E risponde: "Il Vangelo di Luca ce lo dice con grande chiarezza: 'Per confermare la nostra fede' (cf. Lc 22,32). La persona, la testimonianza e il magistero di Benedetto XVI, in quanto Successore di Pietro, rafforzeranno in noi la convinzione che la fede è ragionevole anche nell’odierno contesto socio-culturale perché propone alla libertà il compimento dell’uomo". Su questo aspetto l’Arcivescovo pone ulteriori interrogativi: "Dobbiamo però riconoscere che spesso non siamo consapevoli dell’importanza del ministero del Papa. In una società complessa come la nostra è molto facile ridurre il suo autorevole Magistero ad una opinione tra le altre. Sarà per questo di decisiva importanza che regolarmente, in questi mesi, secondo modalità che, come ci viene suggerito nella presente Agenda, verranno proposte specificatamente, si prenda coscienza personale e comunitaria degli insegnamenti del Santo Padre, soprattutto in materia di famiglia, festa e lavoro". Scola sottolinea inoltre tre elementi che considera "particolarmente rilevanti". Primo: "Il lavoro sulle dieci catechesi appositamente predisposte in vista dell’Incontro mondiale, radicate nella Parola di Dio, nel Catechismo della Chiesa cattolica e nel magistero dei Papi su persona, matrimonio e famiglia, ci aiuteranno a comprendere 'quel grande sì che in Gesù Cristo Dio ha detto all’uomo e alla sua vita, all’amore umano, alla nostra libertà e alla nostra intelligenza'". Secondo: "In questo delicatissimo frangente socio-economico, la famiglia si rivela come l’ambito più colpito dalla crisi e, nello stesso tempo, più capace di sostenere i propri membri nelle loro fatiche, come testimonia l’efficace esperienza del Fondo famiglia-lavoro promosso con lungimiranza dal card. Tettamanzi. È urgente che le comunità cristiane sostengano le famiglie in difficoltà e, in particolare, favoriscano le iniziative tese a generare lavoro". Terzo, la questione dell’accoglienza: "Vorrei insistere sul richiamo all’ospitalità e alle tante forme di volontariato richieste da un gesto di tali dimensioni. Viverle in prima persona è la strada maestra e alla portata di tutti per imparare un po’ di più quel dono di sé che compie la vita. Chi tra di noi sarà disponibile ad accogliere altre famiglie, provenienti da tutto il mondo, e a prestare il proprio tempo per collaborare, come volontario, potrà sperimentarlo di persona. Per questo rivolgo il mio invito forte e accorato alle comunità e in particolare a tutte le famiglie dell’arcidiocesi perché siano disponibili all’accoglienza e alla collaborazione: non importa la quantità di tempo, di spazio o di disponibilità che ciascuno potrà dare. Ognuno offra quello che può, senza pensare che è troppo poco perché possa essere significativo: ciò che conta è il sì di ciascuno".

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La Lettera dell'arcivescovo