Nell’Esortazione Apostolica postsinodale "Africae munus", Benedetto XVI praticamente all’inizio (Introduzione, 4) dichiara di essere rimasto impressionato dal realismo e dalla lungimiranza degli interventi al Sinodo del 2009. Vale per tutti gli aspetti della riflessione fatta dalla Chiesa universale sulla sua condizione in Africa, ma vale anche per comprendere meglio l’azione di quelle Chiese locali, di quelle società civili che in parte educano e formano, degli attori di questa realtà. Terra tradizionalmente di missione, l’Africa trova oggi, nonostante la sua persistente emarginazione dai grandi consessi internazionali, una sua propria capacità di missione che è anche servizio sociale, contributo culturale e persino antropologico alla costruzione di una convivenza internazionale diversa. In questo il ruolo più cruciale, il sentire più qualificante, del quale l’"Africae munus" dà conto, è forse quello al femminile. Del resto, intorno alla donna si costruisce la casa e si definisce la pace. Una pace che non è parentesi tra situazioni di conflitto, ma assunzione di senso, persino oltre il tempo contingente. La donna, trasmettitrice di vita, è effettiva garanzia anche dell’incarnazione del processo di pace nella storia. Non a caso, l’Esortazione ricorda che "nella visione africana del mondo, la vita viene percepita come una realtà che ingloba gli antenati, i vivi e i bambini che devono nascere, tutta la creazione e ogni essere: quelli che parlano e quelli che sono muti, quelli che pensano e quelli che non hanno alcun pensiero. L’universo visibile e invisibile viene considerato come uno spazio di vita degli uomini, ma anche come uno spazio di comunione ove le generazioni passate sono a fianco, in maniera invisibile, delle generazioni presenti, madri a loro volta delle generazioni future" (III, 69). Di questa duplice direzione, che per il cristiano è comunione dei santi e apertura alla vita, le donne sono la principale forza visibile. Di questo alle donne africane il Papa dà un riconoscimento non solo religioso e spirituale, ma anche, in linea con la cifra antropologica del suo ministero così come è andato delineandosi negli anni, sociale e persino propriamente politico, offrendo loro la dottrina sociale della Chiesa come strumento prezioso per impegnarsi con discernimento nei diversi progetti che le riguardano, portando alla società tutta il contributo dei doni propriamente femminili, l’amore e la tenerezza, l’accoglienza e la delicatezza, e infine la misericordia. Questi valori, che le donne sanno trasmettere ai figli e di cui il mondo ha bisogno, sono quelli che favoriscono la riconciliazione degli uomini e delle comunità, in sintesi la costruzione della pace (II, D, 59). Azione propriamente politica è colmare i ritardi, in Africa come altrove, che ostacolano ancora il riconoscimento della donna nella sua dignità e nei suoi diritti. Di qui, anche il forte invito del Papa "a combattere ogni atto di violenza contro le donne, a denunciarlo e a condannarlo" e l’ammonimento secondo il quale "converrebbe che i comportamenti all’interno stesso della Chiesa siano un modello per l’insieme della società" (II, D, 56).
Pierluigi Natalia, L'Osservatore Romano
Dignità al femminile: la donna secondo il documento conclusivo del Sinodo speciale per l’Africa