L’ultimo a "ribellarsi" alle dimissioni obbligatorie a 75 anni è ora il card. Francis George (foto), arcivescovo di Chicago e fino allo scorso anno presidente della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti d'America. Dall’inizio del Pontificato, Benedetto XVI ha ricevuto parecchie pressioni per sopprimere la norma di Paolo VI sull’età pensionabile per gli ecclesiastici. E così mentre la maggior parte dei governi occidentali è alle prese con le proteste dei cittadini obbligati dalle esigenze dei conti pubblici a restare al lavoro più a lungo, alla Curia romana arrivano sollecitazioni di segno opposto dal Sacro Collegio. Malgrado le autorevoli istanze piovute sulla Santa Sede, Benedetto XVI ha continuato come i suoi due immediati predecessori a mettere a riposo vescovi e cardinali a 75 anni, come vuole la norma stabilita da Paolo VI, senza prorogare l’età pensionabile fino a 80 anni, come richiesto da più parti. In base al Codice di Diritto Canonico, vale a dire il testo approvato nel 1983 e firmato da Giovanni Paolo II al suo quinto anno di Pontificato, i vescovi sono tenuti a presentare le dimissioni dal governo pastorale delle loro diocesi nelle mani del Pontefice al compimento dei 75 anni d’età in applicazione del primo paragrafo del canone numero 401. Stando alle norme contemplate dall’attuale "carta" che regola la vita interna della Chiesa Cattolica, la questione delle dimissioni e delle rinunce è blindata. In linea di massima, poi, Benedetto XVI ha quasi sempre accettato nominando un nuovo vescovo, salvo qualche imprevedibile proroga per motivi di forza maggiore. Joseph Ratzinger non ha ritenuto opportuno mettere da parte la norma che impone agli ecclesiastici di presentare le dimissioni al compimento del 75° anno di età. Favorevole all’innalzamento dell’età pensionabile per gli ecclesiastici è l’ex leader dei vescovi statunitensi. Il card. Francis George, infatti, ha dichiarato di sperare che Benedetto XVI "non accetti la lettera di dimissioni" che egli dovrà, secondo il Codice di Diritto Canonico, presentare il prossimo mese. Il 16 gennaio il porporato, che è il primo ecclesiastico nato a Chicago ad occupare la carica di arcivescovo della città, festeggerà il suo 75° compleanno, l’età, appunto, allo scoccare della quale il Vaticano chiede ai vescovi di inviare la lettera di dimissioni. A quel punto il Papa può decidere di collocare subito a riposo l’"over 75" oppure di tenerlo ancora in servizio per qualche tempo in attesa di nominare il suo successore sulla cattedra episcopale. Parlando all’emittente televisiva WLS-Channel 7, il card. George ha detto che spera di restare a lavoro e si definisce "felice" che la sua salute sia migliorata. Il card. George ha anche scherzato sulla sua situazione: "Sono il primissimo arcivescovo di Chicago che abbia vissuto abbastanza per trovarsi in questa condizione. Sono piuttosto soddisfatto di ciò e mi aspetto di poter continuare". Sono molti i presuli titolari delle diocesi ad attendersi la facoltà di restare al governo delle loro Chiese locali oltre la soglia prevista dal codice di diritto canonico. Più volte sono filtrate notizie, mai confermate dai fatti, relativamente all’intenzione del Pontefice di cancellare l’obbligo delle dimissioni vescovili appena oltrepassata la soglia dei 75 anni, per poi fissare il nuovo limite pensionabile a 78 anni. In sostanza, si è spesso ipotizzato che per decreto Benedetto XVI volesse concedere altri tre anni di ulteriore governo pastorale per i circa 4mila vescovi che attualmente sovrintendono, su delega papale, al governo di tutte le diocesi del mondo. Sarebbero stati esclusi da questo beneficio solo i vescovi che ricoprono uffici amministrativi, ad esempio quei presuli impegnati nella Curia romana, nelle Conferenze Episcopali, nelle nunziature. Nella prospettiva, in un secondo momento, di spostare il limite pensionabile in un futuro più o meno prossimo anche ai presuli privi di incarichi pastorali. La competenza di un eventuale dossier al riguardo spetterebbe alla Congregazione dei vescovi. Numerose le richieste in tal senso fatte pervenire alla Curia romana dai presuli distribuiti nei 5 continenti.
Giacomo Galeazzi, Vatican Insider