La Chiesa si appresta a celebrare la Solennità del Natale del Signore. Benedetto XVI presiederà, alle 22.00 nella Basilica Vaticana, la Santa Messa della Notte. Domani, a mezzogiorno, dalla Loggia Centrale della Basilica di San Pietro, il Papa rivolgerà il tradizionale Messaggio natalizio e impartirà la Benedizione Urbi et Orbi cui è legata l’indulgenza plenaria. E’ il settimo Natale di Benedetto XVI: e anche quest’anno, durante la Messa della Notte, si leverà la preghiera per la pace in tutto il mondo, per la giustizia e la solidarietà con i più poveri e i piccoli della terra. Dio stesso si è fatto piccolo, ha detto il Papa nelle sue omelie per la Notte di Natale, per non “sopraffarci con la forza. Ci toglie la paura della sua grandezza”, chiede solo il nostro amore: “Dio è così grande che può farsi piccolo. Dio è così potente che può farsi inerme e venirci incontro come bimbo indifeso, affinché noi possiamo amarlo. Dio è così buono da rinunciare al suo splendore divino e discendere nella stalla, affinché noi possiamo trovarlo e perché così la sua bontà tocchi anche noi, si comunichi a noi e continui ad operare per nostro tramite” (24 dicembre 2005).
Davanti al Dio che si fa piccolo, afferma il Papa, i dotti che la luce indichi loro la via. I semplici invece comprendono, come i pastori di Betlemme: questi sono in attesa che la luce indichi loro la via: “È questo che a Dio interessa. Dio ama tutti perché tutti sono creature sue. Ma alcune persone hanno chiuso la loro anima; il suo amore non trova presso di loro nessun accesso. Essi credono di non aver bisogno di Dio; non lo vogliono. Altri che forse moralmente sono ugualmente miseri e peccatori, almeno soffrono di questo. Essi attendono Dio. Sanno di aver bisogno della sua bontà, anche se non ne hanno un’idea precisa. Nel loro animo aperto all’attesa la luce di Dio può entrare, e con essa la sua pace. Dio cerca persone che portino e comunichino la sua pace. Chiediamogli di far sì che non trovi chiuso il nostro cuore” (24 dicembre 2005).
Tutti aspirano a Dio, nel loro cuore, anelano all’infinito, alla bellezza, alla gioia: “In qualche modo l’umanità attende Dio, la sua vicinanza. Ma quando arriva il momento, non ha posto per Lui. È tanto occupata con se stessa, ha bisogno di tutto lo spazio e di tutto il tempo in modo così esigente per le proprie cose, che non rimane nulla per l’altro – per il prossimo, per il povero, per Dio. E quanto più gli uomini diventano ricchi, tanto più riempiono tutto con se stessi. Tanto meno può entrare l’altro” (24 dicembre 2007).
E anche quanti credono in Dio, nella quotidianità, ritengono di essere così pieni di cose da fare da non aver tempo per Lui, e lo mettono all’ultimo posto. I pastori di Betlemme, invece, con la loro fretta di vedere il Bambino Gesù, ci insegnano qualcosa di diverso: "Dio è importante, la realtà più importante in assoluto nella nostra vita. Proprio questa priorità ci insegnano i pastori. Da loro vogliamo imparare a non lasciarci schiacciare da tutte le cose urgenti della vita quotidiana. Da loro vogliamo apprendere la libertà interiore di mettere in secondo piano altre occupazioni – per quanto importanti esse siano – per avviarci verso Dio, per lasciarlo entrare nella nostra vita e nel nostro tempo. Il tempo impegnato per Dio e, a partire da Lui, per il prossimo non è mai tempo perso. È il tempo in cui viviamo veramente, in cui viviamo lo stesso essere persone umane" (24 dicembre 2009).
“Aprire il tempo per Dio”, sottolinea il Papa, significa aprirlo anche per i fratelli. Così il Natale diventa una vera festa, in cui la gioia dello scambio dei doni assume un senso del tutto nuovo: “Quando tu per Natale fai dei regali, non regalare qualcosa solo a quelli che, a loro volta, ti fanno regali, ma dona a coloro che non ricevono da nessuno e che non possono darti niente in cambio. Così ha agito Dio stesso: Egli ci invita al suo banchetto di nozze che non possiamo ricambiare, che possiamo solo con gioia ricevere. Imitiamolo! Amiamo Dio e, a partire da Lui, anche l’uomo, per riscoprire poi, a partire dagli uomini, Dio in modo nuovo!” (24 dicembre 2006).
Radio Vaticana