Cinquant’anni fa, il giorno di Natale del 1961, Giovanni XXIII convocava il Concilio ecumenico Vaticano II. L’atto ufficiale d’indizione della grande assemblea universale era affidato a un documento sotto forma di Costituzione Apostolica, dal titolo “Humanae Salutis”, la “salvezza umana”, riferita all’opera salvifica di Cristo Redentore, firmato dal Papa con formula insolita ma significativa: “Io Giovanni Vescovo della Chiesa Cattolica” e dai cardinali Eugenio Tisserant, Clemente Micara, Giuseppe Pizzardo. Erano passati meno di tre anni da quel 25 gennaio 1959 quando nella Basilica di San Paolo fuori le Mura Papa Giovanni sorprese i 17 cardinali presenti e il mondo annunciando la sua intenzione d’indire un Concilio ecumenico. I tempi allora sembrarono prematuri, Roncalli era stato eletto appena tre mesi prima, così come, dopo la sorpresa iniziale, sembrarono ridotti i tempi per celebrare l’evento nel 1962. Ma Papa Giovanni tagliava corto: “Noi siamo vecchi”, rispose una volta, “non possiamo perdere tempo”. La complessa macchina organizzativa fu avviata nel maggio dello stesso 1959 con l’istituzione di una Commissione antepreparatoria. Nell’anno successivo cominciò il lavoro delle undici Commissioni preparatorie, di cui una centrale presieduta dal card. Tardini. Alla data del 25 dicembre 1961, quando promulga la bolla “Humanae Salutis”, Giovanni XXIII scrive: “Ricolmi di grande gioia possiamo finalmente comunicarvi che questo lavoro, alacremente eseguito, volge ormai al termine”. Pertanto, prosegue il Papa, confidando nell’aiuto del Divino Redentore e nell’intercessione della Vergine Maria e di San Giuseppe, “alla cui protezione abbiamo affidato fin dall’inizio questo importantissimo evento, riteniamo giunto il momento di convocare il secondo Concilio ecumenico Vaticano”. Segue quindi la storica formula di convocazione che val la pena riportare alla lettera: “Dopo aver sentito su questo punto i pareri dei Cardinali di Santa Romana Chiesa, con l’autorità del Signore Nostro Gesù Cristo, dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e Nostra, annunziamo, indiciamo e convochiamo per il prossimo anno 1962 il Sacro Concilio ecumenico ed universale Vaticano II, che sarà degnamente celebrato nella Patriarcale Basilica Vaticana, in giorni che Dio provvidentissimo concederà di stabilire”. Si avverte, dalla lettura dell’intero documento e in particolare di alcuni passaggi dove prevale un tono imperativo piuttosto insolito in Papa Giovanni, “vogliamo”, “ordiniamo”, fino alla minaccia, nella parte conclusiva, “delle pene stabilite dal diritto per coloro che non obbediscono agli ordini dei Sommi Pontefici”, che qui Roncalli impegna tutta la sua autorità di Pastore universale della Chiesa e di Vescovo di Roma perché il grande evento che gli sta a cuore riesca nel migliore dei modi, perché tutto fili liscio e secondo l’ordine prestabilito. È simbolicamente, nel giorno della Natività, l’ansia di un padre per il “figlio” che sta per nascere. Nella “Humanae Salutis” Giovanni XXIII traccia un panorama della situazione mondiale del tempo, non dissimile dall’attuale, tra luci e ombre, con una umanità gravemente turbata che “si avvia verso un nuovo ordine di cose”, mentre compiti vastissimi attendono la Chiesa. Appunto il Concilio dovrà dare risposte all’esigenza di rinnovamento che si richiede ora alla missione della Chiesa: “Immettere l’energia perenne, vivificante, divina del Vangelo nelle vene di quella che è oggi la comunità umana”, scrive il Papa, “la quale si esalta delle sue conquiste nel campo della tecnica e delle scienze, ma subisce le conseguenze di un ordine temporale che taluni hanno tentato di riorganizzare prescindendo da Dio”. Una comunità umana che “non è progredita nei beni dell’anima di pari passo come nei beni materiali” e alla quale il Concilio dovrà offrire linee guida precise.Papa Giovanni ricorda il momento in cui, “come obbedendo ad una voce interiore e suggerita da un’ispirazione venuta dall’alto”, pensò per la prima volta al Concilio, e il giorno del primo annuncio, quando “sembrò che con animo e mani trepidanti gettassimo una sorta di piccolo seme”. Ora, “sotto il soffio della grazia celeste quel minuscolo seme si è sviluppato in un albero gigantesco” pronto a dare i suoi frutti.Il Papa, infine, invita alla preghiera: “Chiediamo ad ogni fedele e a tutto il popolo cristiano di dedicare ogni attenzione al Concilio e rivolgere a Dio Onnipotente fervide preghiere, perché accompagni benignamente una così grande iniziativa ormai imminente”. In particolare sollecita alla preghiera i bambini, gli ammalati e i sofferenti. Il suo pensiero va anche ai fratelli separati, “ai cristiani che dissentono dal Chiesa cattolica”, ai quali chiede di supplicare Dio perché il Concilio ravvivi in tutti il desiderio di unità e di pace, secondo l’insegnamento di Cristo. In tal senso il Papa nutre grande speranza; anzi, aggiunge, “da tempo abbiamo istituito uno speciale organismo, detto Segretariato”, perché il dialogo sia condotto più agevolmente e speditamente. Rimaneva, allora, dalla lettura della “Humanae Salutis”, una curiosità inappagata: quando si sarebbe aperto il Concilio? Papa Giovanni provvide il 2 febbraio successivo, 1962, festa della Presentazione di Gesù al Tempio, con la Lettera apostolica, in forma di Motu proprio, “Consilium”: “Dopo avere ripetutamente ponderata la cosa, abbiamo deciso di fissare l’inizio della celebrazione del Concilio Ecumenico Vaticano II per il giorno 11 di ottobre di quest’anno”. Una data, spiegava il Papa, collegata al ricordo del Concilio di Efeso che proclamò la Maternità divina di Maria, la cui festa si celebrava allora l’11 ottobre. Con questa scelta Papa Giovanni volle affidare il Concilio al cuore materno della Madonna.
SIR
Costituzione Apostolica Humanae Salutis (25 dicembre 1961)