Sull'ormai imminente viaggio del Papa in Messico si allunga il fantasma di Marcial Maciel Degollado, il religioso messicano, fondatore dei Legionari di Cristo, morto nel 2008 a 83 anni d'età dopo essere stato punito da Benedetto XVI per una sfilza di misfatti tanto da essere paragonato a una specie di demone. Abusi sessuali, uso di droghe, corruzione, uso spregiudicato del potere all'interno dell'ordine religioso che aveva fondato nel 1941, menzogne, plagio, persino l'esistenza di due famiglie, una in Spagna e l'altra a Città del Messico. Solo dopo una indagine promossa dall'allora card. Ratzinger nel 2005, non senza fronteggiare diverse resistenze in Curia poichè Maciel godeva di una reputazione di ferro grazie all'amicizia con Giovanni Paolo II, al religioso messicano fu imposta una vita di penitenza e di ritiro. La punizione arrivò nel 2006 anche se il sacerdote non fu mai ridotto allo stato laicale, nè tantomeno subì un processo. Il caso era piuttosto ingombrante e di difficile gestione. In Messico anche se Benedetto XVI andrà per rendere omaggio al Cristo Rey e alla Vergine morenita, simbolo della religiosità di un intero continente, dal passato la sagoma di padre Maciel affiora, inevitabile, così come molti interrogativi. Uno tra tutti: perchè la Chiesa davanti ad un caso tanto abnorme ha reagito tanto tardi? E, soprattutto, perché in tutti questi anni non mai state ricevute le vittime che hanno subito violenze sessuali e psicologiche, tra cui persino due dei figli biologici di Maciel? Nel corso dei suoi viaggi negli Stati Uniti, a Malta, in Australia, in Germania, in Gran Bretagna, Benedetto XVI ha sempre incluso un incontro con le vittime degli abusi. Ha pregato con loro. Ha ascoltato le loro storie drammatiche, li ha consolati, assicurando che gli errori commessi in passato dalla Chiesa non si sarebbero più ripetuti. In Messico le vittime di padre Maciel si attendono un gesto simile, un abbraccio paterno, una carezza consolatoria. Si tratta di ex legionari desiderosi di conciliarsi con la Chiesa. Persone che hanno sofferto enormemente anche per fare emergere la verità. Sopportarono ogni sorta di umiliazione persino dal Vaticano: quando fu depositata la prima denuncia, nel 1997 nessuno voleva dare loro credito. Neppure uno voleva ascoltarli e furono trattati come degli appestati. Al momento, nell'agenda papale, non è previsto nessun incontro con loro. Ovviamente potrebbe essere inserito all'ultimo momento, senza dare preavvisi in anticipo, come è stato fatto anche a Malta e in Germania. Intanto in Messico vi è molta attesa per vedere se il Papa romperà il silenzio sul caso Maciel. Salvo qualche pronunciamento dei vescovi messicani, fatto a titolo personale, non c'è ancora stato una presa di posizione ampia, collettiva e definitiva. Diversi vescovi erano amici personali di Maciel, come per esempio il card. Rivera Carrera, e questo genera imbarazzi. "Ma se il Papa è entrato in contatto con altre vittime, perchè non dovrebbe farlo con le vittime di padre Maciel in Messico?" Ha scritto recentemente Bernardo Barranco, sociologo, presidente del Centro di Studi Religiosi in Messico, un prestigioso istituto che in passato si è occupato compiutamente del caso di padre Maciel. Già perchè?
Franca Giansoldati, Il Messaggero.it