di Alberto Gallorini
Parroco di Sansepolcro
Una visita inaspettata ma quanto mai attesa e capace di riempire il cuore di emozione e di gioia, quella che compirà il Papa a Sansepolcro. La città celebra il millenario (1012-2012) della sua fondazione e della fondazione del suo duomo, per cinquecento anni abbazia. Sansepolcro ha le sue origini, secondo la tradizione, dai Santi pellegrini Arcanoed Egidio. Di ritorno dalla Terra Santa con alcune reliquie, attorno all’anno Mille, sostarono per la notte in una zona dell’alta valle del Tevere e qui, per ispirazione divina, decisero di edificare la Gerusalemme tiberina, città della giustizia e della pace. Dal piccolo oratorio che costruirono per conservare le reliquie del Santo Sepolcro di Cristo nacque un’abbazia di monaci benedettini, poi camaldolesi, attorno a cui andò a formarsi un borgo e infine una città. Terra di frontiera, a lungo contesa nel corso della storia da regni, comuni, signorie e granducati, Sansepolcro raggiunge oggi questo grande traguardo. È importante preservare la memoria della nostra terra e un’occasione unica come questa va accolta come una vera grazia dal cielo. Il Papa ci invita costantemente con le sue parole, in questi tempi difficili, a tenere viva la fede nel nostro cuore al fine di non perdere mai la gioia e la speranza. In momenti storici come questi, la fede e la preghiera devono esserela roccia a cui aggrapparsi per non farsi travolgere dalla tempesta. Benedetto ci invita costantemente a guardare a Cristo Signore come unico riferimento, a trovare in lui conforto e forza, consapevoli che in ogni istante della nostra vita nonsiamo soli. Portando nel cuore la Parola di Dio e mettendola in pratica noi facciamo la sua volontà, unico mezzo per raggiungere la felicità e la salvezza. Pensando che questo anno sia solo un’occasione per celebrare la nostra memoria storica faremmo un errore gravissimo. L’evento che ci prepariamo a vivere con gioia non deve fermarsi al ricordo del passato, per quanto esso sia importante. Con cuore riconoscente per la grazia di esserci, a tutti è richiesto di vivere questa grande festa come occasione feconda di interiorità e ricca di impegno per il bene comune. Come il nostro arcivescovo Riccardo Fontana ci ricorda, è Pietro che viene a trovarci per seminare tra noi un esempio di fede viva. A ciascuno di noi starà, in seguito, farlo germogliare santificando così la nostra vita con la preghiera e con le opere. "E il Dio di ogni grazia, che vi ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo, dopo che avrete sofferto per breve tempo, vi perfezionerà egli stesso, vi renderà fermi, vi fortificherà stabilmente" (1Pietro 5, 10). La città di Arezzo ancora ricorda la visita di Giovanni Paolo II del 1993; per noi di Sansepolcro è unavvenimento che attendiamo da quasi cinquecento anni, poiché è datata 1525 l’ultima visita di un Pontefice alla nostra città. San Giovanni evangelista, nostro patrono, e San Pietro si ritroveranno qui, nella stupenda cattedrale, per ricordarci insieme: "Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e in verità. Da questo conosceremo che siamo della verità e renderemo sicuri i nostri cuori davanti a Lui" (1 Giovanni 3, 18-19). Il programma del millenario è poi ricco di numerose iniziative: incontri culturali su "Una cittadinanza capace di generare futuro", convegni, mostre, concerti. Rifletteremo sul tema della giustizia e della pace che, come Gerusalemme tiberina, abbiamo nel nome. Così, anche come il nome di Sansepolcro esorta tutti e sempre, vogliamo essere testimoni di quel Risorto di cui Piero della Francesca e tanti altri artisti hanno lasciato tracce indelebili nella nostra città. Avremo l’onore di ospitare grandi personalità. Ci saranno soprattutto i momenti forti della nostra fede, momenticelebrativi, pellegrinaggi da tutte le parrocchie della nostra vasta diocesi, catechesi e altro. Quest’anno porteremo a termine un progetto, a me personalmente molto caro, che prevede la costituzione della Caritas interparrocchiale, come organismo pastorale per animare, coordinare epromuovere la testimonianza della carità nella comunità e come servizio alle persone in difficoltà. Seguendo il piano pastorale diocesano ci siamo impegnati a formare i formatori. Il primo frutto sarà aprire a settembre un oratorio cittadino. Nella breve attesa che ci separa dalla visita di Benedetto XVI, abbiamo riflettuto su come riuscire a imitare i primi cristiani e a essere ferventi ed assidui nella preghiera. Il Papa stesso, in questi giorni, non si esime mai dal chiederci di non lasciarlo solo e di pregare per lui. Sempre con le parole risolute del nostro San Giovanni: "Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste".
L'Osservatore Romano