La similitudine è paradossale, ma fino a un certo punto. È come se, riflettono ai piani alti del Vaticano, un "corvo" del Quirinale avesse rubato della corrispondenza privata dalla scrivania di Giorgio Napolitano "e quelle lettere fossero poi state pubblicate da L'Osservatore Romano o dalla Libreria Editrice vaticana. L'Italia avrebbe da dire qualcosa, no?". Ecco, a parte l'ufficialità e lo stile dei media vaticani, la questione sta tutta qui. E qui sta anche la vera novità, dopo la pubblicazione del libro di Gianluigi Nuzzi "Sua Santità. Le carte segrete di Benedetto XVI". Perché il Papa è (anche) un capo di Stato, ovvero "Sovrano dello Stato della Città del Vaticano". E "la pubblicazione di documenti privati del Santo Padre" segna un scarto, spiegano Oltretevere, rispetto alla fuga di documenti riservati dei mesi scorsi. La faccenda si fa diplomatica, oltre che giuridica: ci si rivolgerà alla magistratura italiana, e non solo. "C'è un problema di rapporti tra Stati". Mesi fa si era vociferato della tentazione di una protesta formale verso lo Stato italiano, ipotesi poi scartata. Anche per non turbare le relazioni eccellenti e la sintonia tra Benedetto XVI, il presidente Giorgio Napolitano e il premier Mario Monti. Considerazioni che restano valide. Però il linguaggio diplomatico conosce infinite modulazioni e, insomma, una "segnalazione" del problema andrà fatta. Ne va dei "diritti personali di riservatezza e di libertà di corrispondenza" che sono tutelati dalla stessa Costituzione italiana (articolo 15: "La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili") e sono stati "violati" nel caso dei collaboratori, dei mittenti e, soprattutto, del "sovrano" Pontefice. Probabile che tutto passi attraverso la nunziatura apostolica in Italia, cioè l'ambasciata della Santa Sede nel nostro Paese. "Qualcosa succederà, per forza, non si può continuare a far passare ladri e ricettatori come difensori della libertà o idealisti che vogliono purificare la Chiesa", sospirano Oltretevere. La Santa Sede per parte sua ha avviato un'indagine penale del Tribunale vaticano e una amministrativa della Segreteria di Stato, il Papa ha nominato una commissione cardinalizia che risponde direttamente a lui. L'ultima mossa è il comunicato, scritto per "rispondere tempestivamente e mostrare la volontà di agire". I "corvi" sono vaticani ma i "documenti privati" sono stati pubblicati in Italia e il Vaticano si rivolgerà alla magistratura italiana e porrà il problema al nostro Paese. Il che spiega la conclusione della nota: "Se necessario, la Santa Sede chiederà la collaborazione internazionale".
Gian Guido Vecchi, Corriere della Sera