A mezzogiorno il Santo Padre Benedetto XVI si è affacciato al balcone del
Cortile interno del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo per recitare l’Angelus
insieme ai fedeli e ai pellegrini presenti. “Nel nostro cammino con il Vangelo di Marco, domenica scorsa siamo entrati nella seconda parte, cioè l’ultimo viaggio verso Gerusalemme e verso il culmine della missione di Gesù - ha ricordato il Papa -. Dopo che Pietro, a nome dei discepoli, ha professato la fede in Lui riconoscendolo come il Messia, Gesù
incomincia a parlare apertamente di ciò che gli accadrà alla fine”, annunciando
“in modo sempre più chiaro il destino che l’attende e la sua intrinseca
necessità”. Anche nel brano di questa domenica annuncia questa verità. In
effetti, ha osservato il Pontefice, “leggendo questa parte del racconto di
Marco, appare evidente che tra Gesù e i discepoli c’è una profonda distanza
interiore; si trovano, per così dire, su due diverse lunghezze d’onda, così che
i discorsi del Maestro non vengono compresi, o lo sono soltanto
superficialmente”. Così Pietro, subito dopo aver manifestato la sua fede in
Gesù, si permette di rimproverarlo perché ha predetto che dovrà essere rifiutato
e ucciso. Dopo il secondo annuncio della passione, i discepoli si mettono a
discutere su chi tra loro sia il più grande; e, dopo il terzo, Giacomo e
Giovanni chiedono a Gesù di poter sedere alla sua destra e alla sua sinistra,
quando sarà nella gloria”. Ma ci sono “diversi altri segni di questa distanza:
ad esempio, i discepoli non riescono a guarire un ragazzo epilettico, che poi
Gesù guarisce con la forza della preghiera; o quando vengono presentati a Gesù
dei bambini, i discepoli li rimproverano, e Gesù invece, indignato, li fa
rimanere, e afferma che solo chi è come loro può entrare nel Regno di Dio”. “Che cosa ci dice tutto questo - si è chiesto il Santo Padre -? Ci ricorda che
la logica di Dio è sempre ‘altra’ rispetto alla nostra, come rivelò Dio stesso
per bocca del profeta Isaia: ‘I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le
vostre vie non sono le mie vie’”. Per questo, ha chiarito, “seguire il Signore
richiede sempre all’uomo una profonda conversione da noi tutti, un cambiamento
nel modo di pensare e di vivere, richiede di aprire il cuore all’ascolto per
lasciarsi illuminare e trasformare interiormente”. “Un punto-chiave in cui Dio e
l’uomo si differenziano è l’orgoglio - ha precisato Benedetto XVI -: in Dio non
c’è orgoglio, perché Egli è totale pienezza ed è tutto proteso ad amare e donare
vita; in noi uomini, invece, l’orgoglio è intimamente radicato e richiede
costante vigilanza e purificazione. Noi, che siamo piccoli, aspiriamo ad
apparire grandi, ad essere i primi, mentre Dio, che è realmente grande, non teme
di abbassarsi e di farsi ultimo”. La Vergine Maria è “perfettamente
‘sintonizzata’ con Dio: invochiamola con fiducia, affinché ci insegni a seguire
fedelmente Gesù sulla via dell’amore e dell’umiltà”.
SIR
LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS
SIR
LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS