Dopo la preghiera dell'Ora Terza e la meditazione di Benedetto XVI sono intervenuti il card. John Tong Hon, arcivescovo
di Hong Kong, per il saluto del presidente delegato e mons.
Nikola Eterovic, per la
relazione del Segretario Generale. Dopo l’intervallo è intervenuto il c. Card. Donald William Wuerl, arcivescovo di Washington, per la "Relatio
ante disceptationem" del Relatore Generale. La Congregazione generale si è
conclusa a mezzogiorno con la recita dell’Angelus Domini guidata dal Santo
Padre. Erano presenti 256 Padri sinodali.
“La Nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana rappresenta un tema veramente impellente, in quanto molte persone nel mondo ancora non conoscono Nostro Signore Gesù Cristo, e molti tra i battezzati si sono allontanati dalla pratica della fede”. Così il presidente delegato del Sinodo dei vescovi card. Hon si è rivolto al Santo Padre e ai vescovi presenti. Per il cardinale, oggi “dobbiamo prendere la prima comunità cristiana” come “nostro modello di evangelizzazione”: “I membri di quella comunità possedevano tre qualità che possiamo descrivere con tre parole greche: 'didaché', 'koinonia' e 'diakonia'. 'Didaché' significa dottrina, che non è solamente una teoria, ma piuttosto un incontro personale con Gesù Cristo incarnato, crocifisso e risorto. 'Koinonia' - ha aggiunto il card. Tong Hon - significa comunione a vari livelli: anzitutto con Dio, poi con tutti i membri della Chiesa, quindi con gli uomini di tutto il mondo, in particolare con i poveri. 'Diakonia' significa servizio, poiché Gesù ci ha insegnato a non essere serviti ma a servire, fino al dono totale di sé, che porta alla croce (cfr Mt 20, 28). Queste tre qualità sono già state illustrate a Hong Kong, a Macao e nella Cina continentale”. Il termine “crisi”, ha precisato il cardinale, “in lingua cinese è definito da due caratteri: pericolo’ e opportunità’”: “Per questo motivo, di fronte alla crisi dell’incertezza, perfino i cattolici non praticanti sono tornati in seno alla Chiesa per avere un sostegno spirituale. E molti fedeli hanno partecipato alla catechesi, a corsi biblici e teologici per approfondire la propria fede e diventare evangelizzatori”. Delle tre caratteristiche, ha precisato il card. Tong Hon, “che troviamo esemplificate nella Chiesa primitiva e che si rispecchiano nelle testimonianze di cui abbiamo parlato qui, la didaché mi sembra la più importante, perché Dio opera attraverso di noi come suoi testimoni”. “Oggi, quando ci confrontiamo con la cultura materialistica del mondo e col problema dell’allontanamento di molti cattolici dalla Chiesa, dobbiamo essere testimoni zelanti della nostra fede. Dobbiamo inoltre rivolgere un’attenta considerazione ai giovani - ha concluso il presidente delegato -, come spesso ci ricorda il Santo Padre: 'Che i giovani diventino evangelizzatori di giovani'. Il piano salvifico di Dio è sorprendente. Sono certo che, con fede, speranza e amore, la nostra missione evangelizzatrice avrà successo”.
SIR
SALUTO DEL PRESIDENTE DELEGATO, CARD. JOHN TONG HON, ARCIVESCOVO DI HONG KONG (CINA)
“La Nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana rappresenta un tema veramente impellente, in quanto molte persone nel mondo ancora non conoscono Nostro Signore Gesù Cristo, e molti tra i battezzati si sono allontanati dalla pratica della fede”. Così il presidente delegato del Sinodo dei vescovi card. Hon si è rivolto al Santo Padre e ai vescovi presenti. Per il cardinale, oggi “dobbiamo prendere la prima comunità cristiana” come “nostro modello di evangelizzazione”: “I membri di quella comunità possedevano tre qualità che possiamo descrivere con tre parole greche: 'didaché', 'koinonia' e 'diakonia'. 'Didaché' significa dottrina, che non è solamente una teoria, ma piuttosto un incontro personale con Gesù Cristo incarnato, crocifisso e risorto. 'Koinonia' - ha aggiunto il card. Tong Hon - significa comunione a vari livelli: anzitutto con Dio, poi con tutti i membri della Chiesa, quindi con gli uomini di tutto il mondo, in particolare con i poveri. 'Diakonia' significa servizio, poiché Gesù ci ha insegnato a non essere serviti ma a servire, fino al dono totale di sé, che porta alla croce (cfr Mt 20, 28). Queste tre qualità sono già state illustrate a Hong Kong, a Macao e nella Cina continentale”. Il termine “crisi”, ha precisato il cardinale, “in lingua cinese è definito da due caratteri: pericolo’ e opportunità’”: “Per questo motivo, di fronte alla crisi dell’incertezza, perfino i cattolici non praticanti sono tornati in seno alla Chiesa per avere un sostegno spirituale. E molti fedeli hanno partecipato alla catechesi, a corsi biblici e teologici per approfondire la propria fede e diventare evangelizzatori”. Delle tre caratteristiche, ha precisato il card. Tong Hon, “che troviamo esemplificate nella Chiesa primitiva e che si rispecchiano nelle testimonianze di cui abbiamo parlato qui, la didaché mi sembra la più importante, perché Dio opera attraverso di noi come suoi testimoni”. “Oggi, quando ci confrontiamo con la cultura materialistica del mondo e col problema dell’allontanamento di molti cattolici dalla Chiesa, dobbiamo essere testimoni zelanti della nostra fede. Dobbiamo inoltre rivolgere un’attenta considerazione ai giovani - ha concluso il presidente delegato -, come spesso ci ricorda il Santo Padre: 'Che i giovani diventino evangelizzatori di giovani'. Il piano salvifico di Dio è sorprendente. Sono certo che, con fede, speranza e amore, la nostra missione evangelizzatrice avrà successo”.
SIR
SALUTO DEL PRESIDENTE DELEGATO, CARD. JOHN TONG HON, ARCIVESCOVO DI HONG KONG (CINA)