Nella mattinata di oggi, XXX Domenica del Tempo Ordinario, il Santo Padre
Benedetto XVI ha presieduto nella Basilica Vaticana la Celebrazione Eucaristica con i
Padri sinodali, in occasione della conclusione della XIII Assemblea generale
ordinaria del Sinodo dei vescovi sul tema "La nuova evangelizzazione per la
trasmissione della fede cristiana".
L'omelia del Pontefice è stata dedicata al miracolo della guarigione del cieco Bartimeo dal Vangelo di Marco. "La sua - ha sottolineato - è l'ultima guarigione prodigiosa che Gesù compie prima della sua passione, e non a caso è quella di un cieco, una persona cioè i cui occhi hanno perso la luce". "Egli - ha osservato il Papa - non è cieco dalla nascita, ma ha perso la vista: è l'uomo che ha perso la luce e ne è consapevole, ma non ha perso la speranza, sa cogliere la possibilità di incontro con Gesù e si affida a Lui per essere guarito". “Bartimeo rappresenta l’uomo che riconosce il proprio male e grida al Signore, fiducioso di essere sanato. La sua invocazione, semplice e sincera, è esemplare” ha ricordato il Papa. Nell’incontro con Cristo, vissuto con fede, “Bartimeo riacquista la luce che aveva perduto, e con essa la pienezza della propria dignità: si rialza in piedi e riprende il cammino, che da quel momento ha una guida, Gesù, e una strada, la stessa che Gesù percorre”. Ricordando l’osservazione di Sant’Agostino che Bartimeo fosse una persona decaduta da una condizione di “grande prosperità”, il Papa ha evidenziato che questa interpretazione “ci invita a riflettere sul fatto che ci sono ricchezze preziose per la nostra vita che possiamo perdere, e che non sono materiali”. In questa prospettiva, “Bartimeo potrebbe rappresentare quanti vivono in regioni di antica evangelizzazione, dove la luce della fede si è affievolita, e si sono allontanati da Dio, non lo ritengono più rilevante per la vita: persone che perciò hanno perso una grande ricchezza, sono ‘decadute’ da un’alta dignità - non quella economica o di potere terreno, ma quella cristiana -, hanno perso l’orientamento sicuro e solido della vita e sono diventati, spesso inconsciamente, mendicanti del senso dell’esistenza”.
Sono “le tante persone che hanno bisogno di una nuova evangelizzazione, cioè di un nuovo incontro con Gesù”, che “può aprire nuovamente i loro occhi e insegnare loro la strada”. La "Parola di Dio ha qualcosa da dire in modo particolare a noi, che in questi giorni ci siamo confrontati sull’urgenza di annunciare nuovamente Cristo là dove la luce della fede si è indebolita, là dove il fuoco di Dio è come un fuoco di brace, che chiede di essere ravvivato, perché sia fiamma viva che dà luce e calore a tutta la casa". “La nuova evangelizzazione – ha evidenziato il Pontefice - riguarda tutta la vita della Chiesa. Essa si riferisce, in primo luogo, alla pastorale ordinaria che deve essere maggiormente animata dal fuoco dello Spirito, per incendiare i cuori dei fedeli che regolarmente frequentano la comunità e che si radunano nel giorno del Signore per nutrirsi della sua Parola e del Pane di vita eterna”. Il Santo Padre ha sottolineato tre linee pastorali emerse dal Sinodo: “La prima riguarda i Sacramenti dell’iniziazione cristiana”, con la riaffermazione dell’“esigenza di accompagnare con un’appropriata catechesi la preparazione al Battesimo, alla Cresima e all’Eucaristia” e dell’“importanza della Penitenza”. Attraverso questo itinerario sacramentale passa “la chiamata del Signore alla santità, rivolta a tutti i cristiani”. Infatti, “i veri protagonisti della nuova evangelizzazione sono i Santi: essi parlano un linguaggio a tutti comprensibile con l’esempio della vita e con le opere della carità”. La nuova evangelizzazione, ha proseguito Benedetto XVI, è “essenzialmente connessa con la missione ad gentes. La Chiesa ha il compito di evangelizzare, di annunciare il messaggio di salvezza agli uomini che tuttora non conoscono Gesù Cristo”.
Anche nelle riflessioni sinodali “è stato sottolineato che esistono tanti ambienti in Africa, in Asia e in Oceania i cui abitanti aspettano con viva attesa, talvolta senza esserne pienamente coscienti, il primo annuncio del Vangelo”. Pertanto “occorre pregare lo Spirito Santo affinché susciti nella Chiesa un rinnovato dinamismo missionario i cui protagonisti siano, in modo speciale, gli operatori pastorali e i fedeli laici”. La globalizzazione, poi, “ha causato un notevole spostamento di popolazioni”; pertanto, “il primo annuncio si impone anche nei Paesi di antica evangelizzazione”. Un terzo aspetto riguarda “le persone battezzate che però non vivono le esigenze del Battesimo”. Nel corso dei lavori sinodali “è stato messo in luce che queste persone si trovano in tutti i continenti, specialmente nei Paesi più secolarizzati. La Chiesa ha un’attenzione particolare verso di loro, affinché incontrino nuovamente Gesù Cristo”. Oltre ai metodi pastorali tradizionali, “sempre validi”, “la Chiesa cerca di adoperare anche metodi nuovi, curando pure nuovi linguaggi, appropriati alle differenti culture del mondo, proponendo la verità di Cristo con un atteggiamento di dialogo e di amicizia che ha fondamento in Dio che è Amore". In varie parti del mondo, “la Chiesa ha già intrapreso tale cammino di creatività pastorale”, come alcune “missioni cittadine”, il “Cortile dei gentili” e la “missione continentale”. I nuovi evangelizzatori, ha precisato il Papa, come Bartimeo, sono “persone che hanno fatto l’esperienza di essere risanati da Dio, mediante Gesù Cristo. E la loro caratteristica è una gioia del cuore”, che deriva dall’incontro con Cristo. Di qui, l’invito conclusivo, sulla scia di San Clemente di Alessandria, a “cancellare l’oblio della verità; l’ignoranza”, per “contemplare il vero Dio”.
TMNews, SIR, Radio Vaticana
CAPPELLA PAPALE PER LA CONCLUSIONE DELLA XIII ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA DEL SINODO DEI VESCOVI - il testo integrale dell'omelia del Papa
L'omelia del Pontefice è stata dedicata al miracolo della guarigione del cieco Bartimeo dal Vangelo di Marco. "La sua - ha sottolineato - è l'ultima guarigione prodigiosa che Gesù compie prima della sua passione, e non a caso è quella di un cieco, una persona cioè i cui occhi hanno perso la luce". "Egli - ha osservato il Papa - non è cieco dalla nascita, ma ha perso la vista: è l'uomo che ha perso la luce e ne è consapevole, ma non ha perso la speranza, sa cogliere la possibilità di incontro con Gesù e si affida a Lui per essere guarito". “Bartimeo rappresenta l’uomo che riconosce il proprio male e grida al Signore, fiducioso di essere sanato. La sua invocazione, semplice e sincera, è esemplare” ha ricordato il Papa. Nell’incontro con Cristo, vissuto con fede, “Bartimeo riacquista la luce che aveva perduto, e con essa la pienezza della propria dignità: si rialza in piedi e riprende il cammino, che da quel momento ha una guida, Gesù, e una strada, la stessa che Gesù percorre”. Ricordando l’osservazione di Sant’Agostino che Bartimeo fosse una persona decaduta da una condizione di “grande prosperità”, il Papa ha evidenziato che questa interpretazione “ci invita a riflettere sul fatto che ci sono ricchezze preziose per la nostra vita che possiamo perdere, e che non sono materiali”. In questa prospettiva, “Bartimeo potrebbe rappresentare quanti vivono in regioni di antica evangelizzazione, dove la luce della fede si è affievolita, e si sono allontanati da Dio, non lo ritengono più rilevante per la vita: persone che perciò hanno perso una grande ricchezza, sono ‘decadute’ da un’alta dignità - non quella economica o di potere terreno, ma quella cristiana -, hanno perso l’orientamento sicuro e solido della vita e sono diventati, spesso inconsciamente, mendicanti del senso dell’esistenza”.
Sono “le tante persone che hanno bisogno di una nuova evangelizzazione, cioè di un nuovo incontro con Gesù”, che “può aprire nuovamente i loro occhi e insegnare loro la strada”. La "Parola di Dio ha qualcosa da dire in modo particolare a noi, che in questi giorni ci siamo confrontati sull’urgenza di annunciare nuovamente Cristo là dove la luce della fede si è indebolita, là dove il fuoco di Dio è come un fuoco di brace, che chiede di essere ravvivato, perché sia fiamma viva che dà luce e calore a tutta la casa". “La nuova evangelizzazione – ha evidenziato il Pontefice - riguarda tutta la vita della Chiesa. Essa si riferisce, in primo luogo, alla pastorale ordinaria che deve essere maggiormente animata dal fuoco dello Spirito, per incendiare i cuori dei fedeli che regolarmente frequentano la comunità e che si radunano nel giorno del Signore per nutrirsi della sua Parola e del Pane di vita eterna”. Il Santo Padre ha sottolineato tre linee pastorali emerse dal Sinodo: “La prima riguarda i Sacramenti dell’iniziazione cristiana”, con la riaffermazione dell’“esigenza di accompagnare con un’appropriata catechesi la preparazione al Battesimo, alla Cresima e all’Eucaristia” e dell’“importanza della Penitenza”. Attraverso questo itinerario sacramentale passa “la chiamata del Signore alla santità, rivolta a tutti i cristiani”. Infatti, “i veri protagonisti della nuova evangelizzazione sono i Santi: essi parlano un linguaggio a tutti comprensibile con l’esempio della vita e con le opere della carità”. La nuova evangelizzazione, ha proseguito Benedetto XVI, è “essenzialmente connessa con la missione ad gentes. La Chiesa ha il compito di evangelizzare, di annunciare il messaggio di salvezza agli uomini che tuttora non conoscono Gesù Cristo”.
Anche nelle riflessioni sinodali “è stato sottolineato che esistono tanti ambienti in Africa, in Asia e in Oceania i cui abitanti aspettano con viva attesa, talvolta senza esserne pienamente coscienti, il primo annuncio del Vangelo”. Pertanto “occorre pregare lo Spirito Santo affinché susciti nella Chiesa un rinnovato dinamismo missionario i cui protagonisti siano, in modo speciale, gli operatori pastorali e i fedeli laici”. La globalizzazione, poi, “ha causato un notevole spostamento di popolazioni”; pertanto, “il primo annuncio si impone anche nei Paesi di antica evangelizzazione”. Un terzo aspetto riguarda “le persone battezzate che però non vivono le esigenze del Battesimo”. Nel corso dei lavori sinodali “è stato messo in luce che queste persone si trovano in tutti i continenti, specialmente nei Paesi più secolarizzati. La Chiesa ha un’attenzione particolare verso di loro, affinché incontrino nuovamente Gesù Cristo”. Oltre ai metodi pastorali tradizionali, “sempre validi”, “la Chiesa cerca di adoperare anche metodi nuovi, curando pure nuovi linguaggi, appropriati alle differenti culture del mondo, proponendo la verità di Cristo con un atteggiamento di dialogo e di amicizia che ha fondamento in Dio che è Amore". In varie parti del mondo, “la Chiesa ha già intrapreso tale cammino di creatività pastorale”, come alcune “missioni cittadine”, il “Cortile dei gentili” e la “missione continentale”. I nuovi evangelizzatori, ha precisato il Papa, come Bartimeo, sono “persone che hanno fatto l’esperienza di essere risanati da Dio, mediante Gesù Cristo. E la loro caratteristica è una gioia del cuore”, che deriva dall’incontro con Cristo. Di qui, l’invito conclusivo, sulla scia di San Clemente di Alessandria, a “cancellare l’oblio della verità; l’ignoranza”, per “contemplare il vero Dio”.
TMNews, SIR, Radio Vaticana
CAPPELLA PAPALE PER LA CONCLUSIONE DELLA XIII ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA DEL SINODO DEI VESCOVI - il testo integrale dell'omelia del Papa