"I recenti, ripetuti, appelli di Benedetto XVI affinché sia rispettato il diritto all'obiezione di coscienza, vanno letti nel contesto della nuova concezione del diritto contemporaneo, che, nel secondo Novecento, è diventato diritto costituzionalizzato, cioè fondato sui diritti inviolabili dell'uomo. E' come se il Papa dicesse al diritto di essere se stesso, e cioè di tutelare la coscienza delle persone coinvolte in leggi che riguardano diritti umani inviolabili su cui si è creata una lacerazione nel dibattito pubblico". Lo spiega Andrea Nicolussi, ordinario di diritto civile all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. "Queste persone debbono avere il diritto di invocare una maggiore tutela di un diritto inviolabile dell'uomo rispetto a quanto la legge prescrive di fare, e il diritto, se vuole essere liberale, deve assicurare questa possibilità di obiezione". "Si tratta di capire se vogliamo ancora un diritto costituzionalizzato, inclusivo, del dialogo, oppure se si vuole retrocedere a un diritto arcaico di stampo tirannico, che tende all'omologazione, e in cui la legge si impone a tutti a prescindere dalla coscienza". "Gli appelli del Papa sono attualissimi perché si inquadrano in tutte le attività sanitarie, dove, con il pricipio del consenso, va garantita la libertà morale degli utenti ma anche degli operatori dei servizi socio-sanitari" aggiunge Filippo Boscia, ginecologo e presidente della Società italiana di Bioetica. "Alla base - spiega - c'è la centralità della persona, stabilita anche dalla Costituzione italiana. Se si accetta il principio personalistico, come base di uno stato democratico, bisogna ricavarne un generale divieto per le autorità statali di sacrificare i valori dell''autonomia individuale, fra i quali quello di agire secondo la propria coscienza, la propria morale". "A breve - conclude il prof. Nicolussi - arriveranno dei pronunciamenti sul diritto all'obiezione di coscienza da parte della Corte europea dei diritti dell'uomo e della Corte di giustizia. Non c'è una clima favorevole a questo diritto, ma è una battaglia culturale importante per far sì che i diritti siano davvero quello che sono diventati dopo la stagione delle grandi carte e costituzioni. E' una buona battaglia che va combattuta".
Fabio Colagrande, Radio Vaticana
Fabio Colagrande, Radio Vaticana