I fondamenti del servizio della
Rota Romana e l’impegno a proseguire
in questa delicata missione
in assoluta fedeltà al Successore
di Pietro sono stati riaffermati
dal decano, mons.
Pio Vito Pinto, nel saluto rivolto
a Benedetto XVI all’inizio
dell’udienza.
Innanzitutto egli ha voluto ringraziare
il Papa per la sua testimonianza
e il suo insegnamento.
La Rota romana, ha detto, vuole
"con umiltà" riaffermare l’essenza
stessa del proprio lavoro che, in
definitiva, intende da sempre corrispondere
alle attese dei Pontefici
per il contributo che essa "è
chiamata a dare perché l’istituto
matrimoniale resista al pericolo
della perniciosa relativizzazione
della disciplina canonica che offende
l’integrità e l’unità cattolica
del corpo di Cristo". E "a tale
scopo - ha proseguito - la nostra
giurisprudenza è l’esempio di una
giustizia sollecita, cioè senza ritardi,
libera, cioè senza prevenzioni
di sorta".
Un servizio che proprio dall’"antica consuetudine di questa
udienza" vuole "ulteriormente acquistare
il senso e lo scopo dell’esistenza
stessa del tribunale
apostolico". Esso, ha spiegato il
decano, è "segno e testimone
dell’insopprimibile diritto dei fedeli
'urbi et orbi' di appellare a Pietro,
visibile prassi di un diritto
fondamentale dei battezzati", e
"esprime nel contempo, nel rapporto
con i tribunali delle Chiese
particolari, la necessità di una
giustizia uniforme, fedele, scevra
da arbitrarie e abusive manipolazioni
nel pronunciare la nullità o
la validità del vincolo matrimoniale".
Mons. Pinto ha poi rilevato
come "la sovrana decisione"
presa dal Pontefice "di portare alla
competenza del decano della
Rota Romana la procedura per lo
scioglimento del matrimonio rato
e non consumato, ha conferito ulteriore
forza alla missione peculiare
del nostro dicastero". Si tratta
di "un servizio sostenuto
dall’antico magistero dei successori
di Pietro che il venerabile Paolo
VI richiamò nel suo discorso alla
Rota Romana dal 1969, eco di
quanto insegnato da Papa Innocenzo
III". Infine il decano ha
chiesto al Pontefice di benedire il
lavoro che attende la Rota Romana.
L'Osservatore Romano
L'Osservatore Romano