Nel mondo dei giovani la Chiesa
non dev’essere "un termometro
per valutarne solo lo stato di salute,
ma un termostato per scaldarne
gli ambienti", a cominciare
da quelli virtuali. È una vera e
propria immersione nelle culture
giovanili emergenti, un dialogo a
tutto campo, aperto e senza reticenze
o censure, la proposta del
card. Gianfranco Ravasi per
l’assemblea plenaria del Pontificio
Consiglio della Cultura, che
si svolgerà dal 6 al 9 febbraio.
Presentandone i contenuti nella
Sala Stampa della Santa Sede,
nella mattina di giovedì 31 gennaio, giorno della festa di don
Bosco, "un uomo che ha saputo
creare una sintonia nuova con i
ragazzi", il porporato ha messo
in evidenza come oggi i giovani
abbiamo tanto da dire, con la loro
ricchezza e le loro contraddizioni;
e ha invitato gli adulti a fare
un esame di coscienza per
averli esclusi "con corruzione, incoerenza,
disoccupazione". La
plenaria vuole proprio conoscere
dal di dentro le culture e i linguaggi
dei giovani per
consegnare nelle mani della Chiesa
le chiavi giuste per comunicare
con loro direttamente ed efficacemente.
Il cardinale ha invitato ad avere
fiducia nelle nuove generazioni,
indicando l’eccezionale impegno
nel volontariato; e anche nella
Chiesa, ha aggiunto, non bisognerebbe
aver paura di affidare
loro incarichi di primo piano. Ha
poi messo in guardia dal rischio
di rincorrere le mode del momento
per cercare di stare comunque
al passo con i tempi. Questa, ha
rilevato, è una generazione che fa
molte domande e diventa decisivo
dare risposte che abbiano un
senso pieno. Dal porporato è arrivato
anche un invito a non disperdere
le grandi esperienze delle
parrocchie e degli oratori.
In queste prospettive la cultura
ha oggi più che mai la funzione
di segnalare i movimenti interiori
degli uomini e, secondo l’ispirazione
del Concilio Vaticano II, di
scrutare i segni dei tempi, non
tanto per registrarli quanto per
incidere in essi. Per la Chiesa entrare
nei nuovi mezzi di comunicazione,
a cominciare da Twitter,
non è una necessità fine a se stessa
ma un modo per comunicare
davvero e comprendere come il
mondo stia cambiando. Il "segreto" di tutto, ha spiegato il card.
Ravasi, è la conversione:
"Convertitevi e credete al Vangelo" è, del resto, una perfetta
espressione per Twitter.
Mettendo da parte ogni "stampo
freddo nell’analisi del mondo
giovanile", il porporato ha suggerito
di puntare piuttosto "sulla
fede nei giovani, cioè sulla fiducia
nelle loro potenzialità, pur sepolte
sotto quelle differenze che a
prima vista impressionano". Si
tratta di entrare in questa "zona
grigia del mondo giovanile" per
stare accanto alle persone, soprattutto
a quelle più deluse da "una
politica che non può guardare solo
all’economia" senza avere anche
"un respiro alto e grandi prospettive". Porsi "in ascolto della questione giovanile", che, anche nella Chiesa, "diventa più accesa a causa, tra l'altro, dell'evidente difficoltà nella trasmissione della fede".
La plenaria tenterà di elaborare una "buona visione" relativamente "alle trasformazioni della cultura e della società, ai problemi della famiglia, ai conflitti intergenerazionali e più in generale a come la generazione giovanile di oggi vive ed entra in rapporto con tali cambiamenti sociali".
"Che sia avvenuto un salto generazionale lo si registra subito a livello di comunicazione", ha detto Ravasi.
"Già in partenza, infatti, mi accorgo che il loro udito è diverso dal mio: mi sono persino esposto all'ascolto di un cd di Amy Winehouse per averne la prova immediata. Eppure in quei testi così lacerati musicalmente e tematicamente emerge una domanda di senso comune a tutti". Per Ravasi la lingua dei giovani "è diversa dalla mia, e non solo perché usano un decimo del mio vocabolario", "la loro comunicazione ha adottato la semplificazione del twitter, la pittografia dei segni grafici del cellulare; al dialogo fatto di contatti diretti visivi, olfattivi e così via hanno sostituito il freddo 'chattare' virtuale attraverso lo schermo". Inoltre, "il loro passeggiare per le strade con l'orecchio otturato dalla cuffia delle loro musiche segnala che sono 'sconnessi' dall'insopportabile complessità sociale, politica, religiosa che abbiamo creato noi adulti. In un certo senso - ha aggiunto il porporato - calano una visiera per autoescludersi anche perché noi li abbiamo esclusi con la nostra corruzione e incoerenza, col precariato, la disoccupazione, la marginalità.
E qui dovrebbe affiorare un esame di coscienza nei genitori, nei maestri, nei preti, nella classe dirigente". In questo senso, bisogna "dare più attenzione ai giovani anche nella Chiesa, dove dovrebbero poter accedere anche a incarichi di responsabilità". Hanno fatto seguito le testimonianze
di due giovani, il fiorentino
Alessio Antonielli e Farasoa
Mihaja Bemahazaka, originaria
del Madagascar, studentessa di
economia a commercio a Firenze.
Insieme hanno indicato "negli incontri
personali, nelle relazioni
dirette di amicizia, nelle testimonianze
credibili, il sistema migliore
per evangelizzare i giovani".
Non solo dunque il mondo virtuale.
Alessio, in particolare, ha
riconosciuto nelle domande esistenziali
la cifra comune alle
esperienze di tutti i giovani. La
risposta però deve superare "superficialità,
pressappochismo e
indifferenza" che caratterizzano
le realtà giovanili. Per questo Antonielli
ha invitato la Chiesa ad
aumentare ancora "la quantità
della sua presenza nelle nuove
piazze". È decisivo, ha aggiunto,
"tradurre bene il messaggio",
mettendo mano al vocabolario
dei "nativi digitali" che hanno il
loro "alfabeto emotivo" nel maneggiare
i sempre più moderni e
numerosi strumenti tecnologici
che, con rapidità, creano relazioni
e accorciano distanze. "Oggi i
giovani - ha concluso - vogliono
le risposte in un click. Non so
quale sia la soluzione ma questo
è lo scopo della plenaria".
Lo ha confermato mons.
Carlos Alberto de Pinho Moreira
Azevedo, delegato del Pontificio
Consiglio, presentando il programma
dei lavori. "Vogliamo indagare
con oggettività - ha detto
- il fenomeno nuovo, complesso
e frammentato delle culture giovanili", consapevoli che "anche
nella fede c’è bassa natalità". Così
non è un caso che la plenaria si
apra nel pomeriggio del 6 febbraio
con un concerto della rock
band vicentina The Sun.
L'Osservatore Romano, TMNews
CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DELL’ASSEMBLEA PLENARIA ANNUALE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA CULTURA (6-9 FEBBRAIO 2013)
L'Osservatore Romano, TMNews
CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DELL’ASSEMBLEA PLENARIA ANNUALE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA CULTURA (6-9 FEBBRAIO 2013)