“Praticamente tutto quello che era di mia competenza e che ho potuto verificare è falso”. A dichiararlo oggi ai giornalisti, sintetizzando una nota di Radio Vaticana sull’argomento, è stato padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa della Santa Sede, a proposito della nuova autobiografia di Mehemet Ali Agca, l’attentatore di Giovanni Paolo II, distribuita il 31 gennaio dalla casa editrice Chiarelettere. “Non è vero che Agca avesse parlato al Papa dell’Ayatollah Khomeini e dell’Iran come mandante nel corso del colloqui in carcere”, afferma il portavoce vaticano a proposito del punto cruciale del libro. Il card. Dziwisz, interpellato da padre Lombardi e presente al colloquio nella cella, “conferma come i due interlocutori abbiano parlato del segreto di Fatima e dell’inspiegabilità della sopravvivenza del Papa, ma nega che si sia parlato dei mandanti e dell’Ayatollah Khomeini, e che il Papa abbia invitato l’attentatore a convertirsi al cristianesimo”. Nel libro si parla inoltre di alcune “lettere” scritte dall’allora card. Ratzinger ad Agca: il Papa, invece, ha detto di aver ricevuto delle lettere di Agca, ma di non aver mai risposto. “Non è vero che in Vaticano si ritenesse fondata una pista islamica”, dichiara infine padre Lombardi, né che “Navarro-Valls abbia voluto far riferimento a una pista islamica del caso Orlandi e dell’attentato al Papa”.
SIR