Dei tanti commenti che ho letto alle parole del Papa, magistralmente pronunciate a braccio e che ho seguito in diretta internet, mi duole constatare che ognuno ha cercato di tirare l'acqua al proprio mulino, ossia, le varie riflessioni hanno cercato di tendere allo spirito di chi le ha fatte sue traendone spunti che seppur encomiabili, sono praticamente tutti mancanti di un finale al discorso del Pontefice.
Tutti i vari commenti che ho letto restano fermi alla frase del Papa: “non pensare di essere superiori all'altro, ma trovarci nell'umiltà di Cristo, trovarci nell'umiltà della Madonna, entrare nell'obbedienza della fede. Proprio così si apre realmente anche a noi il grande spazio della verità e della libertà nell'amore”.
C'è chi ha usato queste parole per giudicare il comportamento di certi vescovi, e chi gli ha attribuito una sorte di rimprovero ai laici che in rete sono impegnati nella diffusione della Verità a riguardo del Magistero Pontificio, accusando questi di quel "sentirsi superiori". Ma nessun ha fatto un "mea culpa" per chiedersi: dove comincia questo sentirsi "superiore" e dove inizia quel "spaccare la Chiesa" nel suo Magistero Pontificio?
In verità il discorso del Papa non va dissociato da nessun rigo del testo pronunciato a braccio e dunque ispirato, egli inizia il discorso della libertà guarda caso citando il comportamento di Lutero, il quale era antigerarchico.
Dice il Papa: "la libertà in tutti i tempi è stata il grande sogno dell’umanità, sin dagli inizi, ma particolarmente nell’epoca moderna. Sappiamo che Lutero si è ispirato a questo testo della Lettera ai Galati e la conclusione è stata che la Regola monastica, la gerarchia, il magistero gli apparvero come un giogo di schiavitù da cui bisognava liberarsi".
Nel momento dunque, in cui il Papa sottolinea che “non pensare di essere superiori all'altro, ma trovarci nell'umiltà di Cristo, trovarci nell'umiltà della Madonna, entrare nell'obbedienza della fede. Proprio così si apre realmente anche a noi il grande spazio della verità e della libertà nell'amore”, esso non va dissociato da quella disobbedienza e dalla disaffezione alla gerarchia, alla disobbedienza al Magistero Pontificio-Ecclesiale.
Liberarsi da quel "giogo" che è l'obbedienza, fa scaturire in noi l'atteggiamento di un Lutero che infatti condusse alla divisione. Da qui il discorso del Papa sul senso vero del termine libertà, che cosa essa non è, e cosa vuol dire sentirsi creature, bisognose pertanto del Creatore e dei Superiori stessi quando, in Comunione con la Chiesa, ci aiutano a fare ciò che dobbiamo fare.
lunedì 23 febbraio 2009
Dove comincia il sentirsi 'superiore' e dove lo 'spaccare la Chiesa' nella 'lectio divinis' del Papa ai seminaristi romani
di LDCaterina63