"Benedetto XVI, cominciando a distribuire la Comunione in bocca e in ginocchio in occasione della solennità del 'Corpus Domini' dello scorso anno, in piena consonanza con quanto previsto dalla normativa liturgica attuale, ha inteso forse sottolineare una preferenza per questa modalità. D'altra parte si può anche intuire il motivo di tale preferenza: si mette meglio in luce la verità della presenza reale nell'Eucaristia, si aiuta la devozione dei fedeli, si introduce con più facilità al senso del mistero". Lo afferma il Maestro delle Cerimonie Pontificie, mons. Guido Marini (nella foto con Benedetto XVI), in un'intervista alla rivista Radici Cristiane. Il sacerdote genovese chiamato da dal Papa a curare le liturgie papali definisce nell'intervista "un passo molto significativo nella direzione di una riconciliazione all'interno della Chiesa", il Motu Proprio che liberalizza l'uso del messale tridentino "non solo perchè esprime il desiderio che si arrivi a un reciproco arricchimento tra le due forme del rito romano, quello ordinario e quello straordinario, ma anche perchè è l'indicazione precisa, sul piano normativo e liturgico, di quella continuità teologica che il Santo Padre aveva presentato come l'unica corretta ermeneutica per la lettura e la comprensione della vita della Chiesa e, in specie, del Concilio Vaticano II".