giovedì 30 aprile 2009
Il Papa nelle zone del terremoto dell'Abruzzo. Gli studenti: ci ha fatto tornare il sorriso. Le sue parole ci aiuteranno a superare il trauma
"Mi ha fatto tornare il sorriso". Il volto di Arianna Berardi è radioso. Studentessa di ingegneria edile, è una delle giovani che ha incontrato il Papa davanti alle macerie della Casa dello Studente dove due suoi amici sono morti. Simbolo nefasto di cattiva gestione è divenuta una delle stazioni della Via Crucis aquilana del dopo terremoto. Benedetto XVI ha voluto fortemente questo incontro con gli studenti e loro sono accorsi alla chiamata di don Luigi, il capellano dell'Università. "Questa casa è il simbolo della tragedia che ha colpito l'università - dice il giovane capellano - Il Papa viene a confermarci nella speranza. Qui si è terremotati dentro. Il presente è delle macerie, il futuro sarà migliore". I dodici ragazzi sono tutti molto emozionati nell'attesa dell'incontro in questo luogo dove i loro amici in venti secondi persero la vita. Due di loro, Giulia Lapadre e Alfredo Bernardi, subito dopo corrono a sostenere l'esame di ginecologia con il professor Gaspare Carta. "Nelle tendopoli viviamo in un'atmosfera irreale - ammettono - ma allo stesso tempo non c'è da rassegnarsi". E già confidano che lunedì prossimo riprenderanno anche le lezioni a Medicina. La stessa facoltà che frequenta al sesto anno Gino Duronio che nel terremoto ha perso due amiche, Serena e Federica, e ora ricorda quella notte dove "Il buio era bianco. Accendere la luce e non vedere nulla. La polvere dei calcinacci riempiva l'aria ed era accecante". E la luce della torcia "di un angelo" ha salvato la sorella di Laura D'Angelo di Isola Liri, iscritta a ingegneria, e sepolta in un palazzo di fronte alla Prefettura. Il Papa arriva con la sua veste bianca a illuminare il futuro di questi ragazzi che rappresentano tutta la gioventù che a L'Aquila studia e programma il futuro. Si informa sui loro corsi universitari e quando sente che molti sono iscritti a ingegneria dice loro: "Sono studi importanti per il vostro avvenire. Voi siete il futuro di questa città ricostruitela bene". Parla con tutti, ogni tanto volge lo sguardo a quelle macerie che lo circondano. Il volto si fa triste ma quando parla agli studenti ritorna sorridente. E il messaggio arriva al cuore di questi ragazzi. Due di loro consegnano una lettera al Pontefice. "Non siamo superuomini - ha scritto Stefano Calvano di Vasto studente di Fisica - Abbiamo le stesse paure di tutti quanti. Ma siamo resi più certi nella fede e nella speranza. Cogliamo questa Sua visita per essere fortificati nella fede". Anche Maria Fidanza di Scienze della formazione ha consegnato una lettera al Papa. "Ho voluto ringraziare il Santo Padre dicendogli che la fede ci sta aiutando a superare questo drammatico momento - spiega la ragazza - abbiamo perso molti amici che siamo sicuri sono già risorti". Lei e la sua famiglia, i genitori e otto fratelli sono usciti indenni dal crollo della loro abitazione. "Dopo un paio d'ore ho saputo cosa era accaduto in città - racconta Maria Fidanza - Ho cercato i miei amici. Sono stati momenti e giorni di pianto e sconforto. Oggi è un grande dono avere qui il Papa". Un "segno forte", sostiene Antonella Di Vera studentessa fuorisede di ingegneria. "Il Papa si è informato se avevamo degli amici - spiega poi Antonella, originaria della provincia di Bari - e naturalmente tutti gli abbiamo risposto che abbiamo perso amici molto cari". Bendetto XVI ascolta e consegna loro un'immagine di Cristo risorto. Tutti confidano che "Il Papa ci ha resi meno tristi, forse le sue parole potranno aiutarci ad affrontare il trauma che ci porteremo per sempre dentro". E Lui, padre e pastore, confiderà la propria commozione prima di entrare alla caserma della Finanza a Coppito: "È stato assai toccante, per me, pregare davanti alla Casa dello studente, dove non poche giovani vite sono state stroncate dalla violenza del sisma".