Di qui la richiesta “di riprendere con rinnovato impegno ad operare per questi obiettivi” e alla Comunità internazionale “di usare della sua influenza in favore di una soluzione. Credo e confido che tramite un onesto e perseverante dialogo, con pieno rispetto delle aspettative di giustizia, si possa raggiungere in queste terre una pace durevole”. Inoltre, il Papa spera che “i gravi problemi riguardanti la sicurezza in Israele e nei Territori palestinesi vengano presto decisamente alleggeriti così da permettere una maggiore libertà di movimento, con speciale riguardo per i contatti tra familiari e per l’accesso ai luoghi santi”. I palestinesi, così come ogni altro popolo, infatti, ha ribadito il Santo Padre, “hanno un naturale diritto a sposarsi, a formarsi una famiglia e avere accesso al lavoro, all’educazione e all’assistenza sanitaria”. “Prego anche – ha sottolineato il Pontefice - perché, con l’assistenza della Comunità internazionale, il lavoro di ricostruzione possa procedere rapidamente dovunque case, scuole od ospedali siano stati danneggiati o distrutti”. Questo è essenziale, secondo Benedetto XVI, “affinché il popolo di questa terra possa vivere in condizioni che favoriscano pace durevole e benessere”. Poi un appello ai tanti giovani presenti oggi nei Territori palestinesi: “Non permettete – ha esortato il Papa - che le perdite di vite e le distruzioni, delle quali siete stati testimoni suscitino amarezze o risentimento nei vostri cuori. Abbiate il coraggio di resistere ad ogni tentazione che possiate provare di ricorrere ad atti di violenza o di terrorismo”.
Al contrario, ha aggiunto, “fate in modo che quanto avete sperimentato rinnovi la vostra determinazione a costruire la pace. Fate in modo che ciò vi riempia di un profondo desiderio di offrire un durevole contributo per il futuro della Palestina, così che essa possa avere il suo giusto posto nello scenario del mondo. Che ciò ispiri in voi sentimenti di compassione per tutti coloro che soffrono, impegno per la riconciliazione ed una ferma fiducia nella possibilità di un più luminoso futuro”.
Il presidente palestinese Mahmud Abbas è tornato a denunciare l'occupazione israeliana ringraziando Benedetto XVI per la comprensione delle ''sofferenze'' subite dal popolo palestinese. ''In questa Terra Santa c'è chi ancora continua a costruire muri di separazione e non ponti e tenta, con la forza dell'occupazione, di costringere musulmani e cristiani a lasciare il Paese'', ha detto il leader chiedendo allo stesso Papa di lavorare insieme verso una risoluzione del conflitto e criticando con forza l'occupazione israeliana e i muri separatori della Cisgiordania. ''Sua Santità è del tutto consapevole della situzione a Gerusalemme circondata dal muro dell'apartheid che impedisce alla nostra gente della Cisgiordania di raggiungere la Basilica del Santo Sepolcro o la Moschea di Al Aqsa'', ha spiegato Abbas riferendosi ai principali siti cristiani e musulmani di Gerusalemme. ''E' tempo che le sofferenze finiscano e vengano sostituite dall'amore e dalla pace'', ha aggiunto Abbas che ha definito il messaggio del Papa ricco ''di speranza per un domani senza più occupazione, profughi o prigionieri, ma basato sulla coesistenza pacifica e sulla prosperità''.
Cerimonia di benvenuto nel Piazzale antistante il Palazzo Presidenziale di Betlemme (13 maggio 2009) - il testo integrale del discorso del Papa